il ritrovamento

Mara Favro: trovate ossa umane e capelli nei boschi di Gravere, si attende l'ufficialità del riconoscimento

Solo l'esame del DNA scioglierà gli ultimi dubbi sul ritrovamento, ma le indagini continuano: chi e perché hanno ucciso Mara?

Mara Favro: trovate ossa umane e capelli nei boschi di Gravere, si attende l'ufficialità del riconoscimento
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Uno scheletro, qualche capello, un paio di occhiali da sole. E' quel che resta di una donna gettata nei boschi di Gravere, nella Val di Susa, quando molto probabilmente era già morta.

Solo le analisi di un genetista potranno confermare se si tratti di Mara Favro, la 51enne madre di una bimba di 10 anni, scomparsa esattamente un anno fa, dopo aver prestato servizio come cameriera nella pizzeria Don Ciccio di Chiomonte.

Fin da subito per i famigliari è certa una cosa: non si tratta di un allontanamento volontario. Perché Mara non avrebbe mai lasciato per nessun motivo al mondo la sua bambina.

Ma allora cosa le è successo?

L'immagine di copertina del profilo Facebook di Mara, al momento non si sa se gli occhiali da sole ritrovati sono quelli della foto

Il caso Mara Favro

Ripercorriamo insieme le tappe salienti del caso.

Per mesi le indagini si sono concentrate sul datore di lavoro di Mara, Vincenzo Milione, detto Luca, ultima persona ad averla vista, e il collega della donna Cosimo Esposto  da sempre i due hanno presentato versioni contrastanti per quanto riguarda l'ultima notte di Mara.

Per Milione non ci sono mai stati dubbi a riguardo: la sua dipendente quella notte sarebbe salita a bordo di una Punto rossa con Cosimo.
L'auto sarebbe quella usata dal pizzaiolo per accompagnare la collega Mara al pub Excalibur a Susa.

Vincenzo Milione, detto Luca, intervistato dal giornalista Ivan Bacchi (Chi l'ha visto?)

Il pizzaiolo invece ha sempre smentito il datore di lavoro ribadendo che sarebbe stata la stessa Mara a dargli un passaggio, ma con macchina di sua proprietà (quindi non con la Punto Rossa).

Il pizzaiolo Cosimo Esposto

Al di là delle versioni discordanti, la donna sarebbe poi tornata in pizzeria, una volta accortasi di aver dimenticato le chiavi di casa: avrebbe trovato un passaggio da un camionista per tornare al Don Ciccio, e avrebbe detto al datore di lavoro - che nel frattempo le proponeva di dormire in una camera sopra la pizzeria - di voler assolutamente tornare a casa, incamminandosi da sola nel buio (anche perché Milione non l'avrebbe potuta accompagnare, anche volendo, essendo sotto sorveglianza dei carabinieri a causa di passati guai con la legge e impossibilitato ad abbandonare la pizzeria nottetempo).

Poi, a ottobre sono stati diffusi le analisi dei Ris sulla Punto rossa: nessuna traccia biologica riconducibile a Mara. Una doccia fredda sull'indagine.

Si riparte praticamente da zero. A questo punto torna in ballo anche una pista mai approfondita dagli inquirenti e che collega la Val Susa all'Astigiano.

Ad aprile, infatti, un testimone, un cliente della pizzeria Don Ciccio, aveva scritto a Milione di aver visto Mara all’autogrill di Crocetta, ai confini con l’Astigiano, in compagnia di un camionista, già qualche giorno dopo la sua scomparsa.

Nel messaggio WhatsApp il camionista raccontava che Mara avrebbe risposto al suo saluto.

Sollecitato da Milione che a questo punto, sempre via messaggio chiedeva perché non l'avesse fermata, il testimone rispondeva di non aver pensato di chiederle qualche informazione di più limitandosi ad un "ciao".

I messaggi contraddittori agli amici

Ma parallelamente agli interrogatori e alle indagini per ricostruire tutte le tappe di Mara quella notte, si indaga anche sulla rete di conoscenti della donna e in particolare sugli ultimi messaggi inviati.

Uno degli ultimi messaggi di Mara sarebbe stato mandato ad un amico conosciuto da circa una settimana all'alba dell'8 marzo e riporterebbe la ferma intenzione di lasciare la pizzeria:

"Sai, ho deciso di mollare la pizzeria. Mi trattano come una pezza da piedi, io valgo molto di più.

Se per mesi si è ritenuto che questo fosse l'ultimo messaggio della 51enne, ecco che nel corso della puntata di mercoledì 26 febbraio 2025 della trasmissione "Chi l'ha visto?su Rai3 spunta però un nuovo testimone.

Si tratta di un amico d’infanzia di Mara che parla con lei il giorno prima della scomparsa. Il 7 marzo, Mara gli scrive che ha trovato un nuovo lavoro e che è molto felice:

"Ciao Carlo tutto bene tu? Sai che ho finalmente trovato un lavoro?? è dalla scorsa settimana che lavoro presso la pizzeria Don Ciccio, di Chiomonte e mi trovo benissimo"

Parole in contraddizione con quello fino ad oggi considerato l’ultimo messaggio della donna, in cui raccontava l’intenzione di lasciare la pizzeria.

Ma non solo: dal cellulare di Mara sempre quella notte partono canzoni (in particolare del gruppo 99Posse) e link ad articoli, c'è poi un'inquietante selfie al buio (inviato a diversi contatti della rubrica, compresa la figlia) sul quale per mesi ci si è interrogati analizzando l'immagine alla ricerca di indizi.

La donna nella fotografia, che è molto scura e sgranata, fa una smorfia, nell'immagine si intravvede anche un riflesso rettangolare rosso riconosciuto da un telespettatore della trasmissione Chi l'ha visto? come il riflesso di un vaso presente nell'atrio della pizzeria Don Ciccio (ipotesi poi smentita nel corso della puntata del 2 ottobre 2024).

Il selfie inviato dalla 51enne prima di scomparire

Insomma, appare ormai chiaro che qualcuno si sia impossessato del cellulare di Mara simulando la sua scrittura nelle ore successive al presunto omicidio probabilmente per posticipare l'orario di scomparsa della donna o comunque per depistare le indagini.

Un nuovo impulso all'inchiesta

Nell'attesa che il DNA dei resti trovati parli una volta per tutte, i dubbi circa l'identità del corpo trovato sono pochi e anche la famiglia della donna, informata nei giorni scorsi, ormai aspetta solo l'ufficialità.

Dopo i risultati sarà conferito l'incarico per l'autopsia, ma la notizia del ritrovamento ha già dato nuovo impulso all'inchiesta per omicidio.

Anche lo scenario ormai è chiaro: qualcuno ha cercato di nascondere per sempre un delitto gettando il corpo dove pensava nessuno l'avrebbe mai più ritrovato.

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