Cavagnolo

Le foto e il video delle centinaia di pesci salvati nel Canale Gazzelli dai tecnici della Città Metropolitana

Sul posto ad aiutare nelle operazioni anche i Carabinieri Forestali.

Le foto e il video delle centinaia di pesci salvati nel Canale Gazzelli dai tecnici della Città Metropolitana
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Sono centinaia i pesci salvati nel Canale Gazzelli a Cavagnolo come riportato dai colleghi di Prima Chivasso.

Centinaia di pesci salvati nel Canale Gazzelli

Sono centinaia i pesci salvati fino ad ora dagli uomini della Vigilanza faunistico ambientale della Città Metropolitana di Torino e dai Carabinieri Forestali di Volpiano. Di varie specie (tinche, carpe, pesci bianchi) erano rimasti imprigionati in una pozza ai piedi del ponte di via Tre Po, a Cavagnolo.

Mancanza d’acqua

Per cause ancora da accertare (saranno i Carabinieri Forestali ad occuparsene) il Canale Gazzelli è rimasto in secca (forse per dei lavori alla presa sul Canale Cavour, da cui si alimenta) costringendo i pesci ad ammassarsi nei pochi punti più profondi.

Elettrostorditori

Al momento gli operatori della Città Metropolitana stanno recuperando tutti i pesci con l’utilizzo di elettrostorditori, che garantiscono la migliore tutela per la salute degli animali. Negli anni nel corso di operazioni simili si è riscontrata una mortalità che non supera l’1%. I pesci, trasportati tramite vasche munite di ossigenatori, verranno liberati immediatamente.

Il ruolo della Città Metropolitana nella tutela della fauna ittica

Una produzione di oltre due milioni di avannotti di Trota Fario, Trota Marmorata e Luccio, che vengono immessi in primavera nei corsi d’acqua da cui, nell’anno precedente, erano stati prelevati i riproduttori idonei alla fecondazione artificiale. Sono numeri importanti quelli che sintetizzano l’attività svolta ogni anno nei tredici Incubatoi ittici che la Città Metropolitana di Torino gestisce, con la preziosa collaborazione delle associazioni locali dei pescatori, per salvaguardare la biodiversità delle popolazioni ittiche, tutelare le specie autoctone, evitare incroci impropri ed ovviare alla perdita di esemplari derivante dal deterioramento ambientale di alcuni corsi d’acqua.

Il sistema degli Incubatoi di valle è stato costituito a partire dalla metà degli anni ’80 ed è stato successivamente esteso alla pianura, al fine di potenziare alcune specie ittiche autoctone appartenenti alle famiglie dei Salmonidi (la Trota Marmorata), dei Timallidi (il Temolo) e degli Esocidi (il Luccio). Tali specie sono tipiche del bacino padano e negli ultimi anni sono andate incontro ad un processo di riduzione dell’areale di distribuzione, a cui si può ovviare con le operazioni di ripopolamento.

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