TORINO SUD

Chiede dei soldi alla vittima per riconsegnare la refurtiva: arrestata e condannata una donna di Nichelino

Secondo la ricostruzione dell’accusa, la donna avrebbe rubato un borsone custodito all’interno di un furgone posteggiato in un’area di sosta, il 1 aprile

Chiede dei soldi alla vittima per riconsegnare la refurtiva: arrestata e condannata una donna di Nichelino
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Nella giornata di lunedì 4 aprile 2023, il tribunale di Torino, in particolare la giudice Giulia Maccari, ha condannato a tre anni e quattro mesi per estorsione una donna rom con precedenti (già agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e difesa dall'avvocato Stefania Consoli) che abita ed è residente nel campo di via Santhià, nei pressi del torrente Sangone, a Nichelino.

Il fatto

Una persona di origine rumena aveva parcheggiato, il 1 aprile, in un'area di sosta il furgone utilizzato per lavoro quando, ad un certo punto, è stato preso di mira da alcuni malviventi. Quest'ultimi hanno portato via della refurtiva di valore.

Nella giornata di domenica 2 aprile, l'uomo (insieme a tre suoi amici operai) ha attivato da un pc il programma che geolocalizza il segnale del telefono con l'intento di recuperare la referurtiva.

Le ricerce via web del segnale lo hanno successivamente condotto al campo nichelinese, da sempre oggetto di forti e aspre critiche da parte dei cittadini. Qui si è presentato davanti alle porte degli alloggi di fortuna delle famiglie per riavere il borsone che conteneva i documenti e il telefono. Peccato che la donna, anziché riconsegnare subito tutto, gli ha detto: "Vuoi riavere la refertiva? Devi darmi 100 euro". L'uomo, a questo punto, senza tentennamenti, ha preso il portafoglio dalla giacca e le ha consegnato il contante. Dopo però aver pagato la somma, la vittima si è accorta che all'interno del borsone non c'era nulla: nè documenti nè il telefono.

Tra una parola e l'altra poi, nel giro di una decina di minuti, il rumeno e i suoi amici sono stati accerchiati dagli altri abitanti del campo e a quel punto, per evitare pericoli, se ne sono andati.

La chiamata al 112

La vittima, presa dalla rabbia e dalla paura, in seguito le intimidazioni ricevute al campo, ha preso il telefono dalla tasca e ha digitato il numero dei carabinieri per denunciare il fatto.

 

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