Si è gettato nel Tevere

Il gesto eroico dell'amico non è bastato a salvare l'imprenditore Paolo Piccardo

Prende il cellulare e telefona immediatamente ai Carabinieri, ma in realtà sa già perfettamente cosa fare.

Il gesto eroico dell'amico non è bastato a salvare l'imprenditore Paolo Piccardo
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Qualche giorno fa raccontavamo la triste vicenda dell'imprenditore Paolo Piccardo, morto suicida nelle acque del Tevere.

La depressione da lockdown

Una storia, questa, che va ad alimentare un triste elenco: quello delle vittime del lockdown. Scampate al virus, ma non alla depressione e alle conseguenze, davvero terribili, del blocco delle loro attività. Era successo anche a Piccardo, ricordato da tutti per il suo sorriso, per essere l'anima e la mente organizzatrice delle migliori serate torinesi tra gli anni '80 e '90.
Un passato, quello di Paolo, in cui divertimento e lavoro si alimentavano a vicenda. Poi, il coraggio di crescere e aprire un'agenzia di comunicazione investendo dove nessuno pensava: le edicole che nelle sue mani diventano dei "banner fisici" luoghi dove fare pubblicità ai grandi eventi coinvolgendo direttamente gli edicolanti nella comunicazione.

Il presentimento di Andrea Pidò

Ma arriva il Covid e dopo mesi di lockdown Paolo non riesce più a pagare tasse e bollette, di questo suo problema ne parla al suo amico fidato Andrea che ormai vive da tanti anni a Roma. Si vedono il 6 dicembre, perché Piccardo si è recato per lavoro nella capitale con la sua fidanzata. Cenano insieme e Andrea Pidò non può immaginare che sia l'ultima volta. Poi, la passeggiata sotto la pioggia lungo il fiume. Andrea a questo punto ha quasi un presentimento e non vuole lasciare l'amico da solo neanche un momento. Eppure Paolo insiste, vuole stare per conto suo qualche minuto davanti all'acqua che scorre. Pidò si allontana, ma non lo perde di vista. Sente che potrebbe capitare qualcosa. Succede tutto in pochi istanti e proprio sotto i suoi occhi Paolo si butta nel fiume.

Il gesto eroico

Andrea allora prende il cellulare e telefona immediatamente ai carabinieri, intanto sa già perfettamente cosa fare: istintivamente si lancia anche lui. In un'intervista al Corriere della Sera dice che lo avrebbe fatto anche per uno sconosciuto. E forse è banale, ma viene proprio da chiederselo: quanti avrebbero sfidato la forza del fiume a quelle temperature poi? Nell'acqua gelida riesce ad agguantarlo, lo tira verso di lui e lo trattiene, tenendosi ancorato a un ramo. Prova anche a rianimarlo con la respirazione bocca a bocca, ma forse l'impatto con l’acqua lo ha ucciso sul colpo. Lui, che se la cava con un'ipotermia, al Corriere commenta il suo gesto quasi sminuendosi, mentre nel ricordo l'amico è già irraggiungibile. "Era un genio nel bene e nel male" dice ai giornalisti, parole da cui trapela tutta la potenza di un'antica amicizia e tutto il dolore per aver cercato di rispondere a un grido d'allarme lanciato forse troppo tardi.

 

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