TORINO

Appendino, Fassino e Chiamparino rischiano 4 anni per il troppo smog a Torino

Processo all'orizzonte su mancati interventi dal 2015 al 2019

Appendino, Fassino e Chiamparino rischiano 4 anni per il troppo smog a Torino
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La procura di Torino ha chiesto la citazione diretta a giudizio per il reato ipotizzato di inquinamento ambientale colposo, per l'ex presidente della Regione, Sergio Chiamparino, gli ex sindaci di Torino, Chiara Appendino e Piero Fassino e gli assessori all'ambiente delle rispettive giunte.

Un processo che servirà per accertare le eventuali responsabilità in merito alla gestione dell'inquinamento nel capoluogo e in generale in tutta la Regione, tra il 2015 e il 2019.

L'esposto

L'inchiesta è partita dopo un esposto del Comitato Torino Respira, coordinato dal presidente Roberto Mezzalama (candidato con la coalizione di Stefano Lo Russo nel 2021).

Le parole del Comitato Torino Respira:

"Torino Respira chiederà di costituirsi parte civile al processo, per avere modo di offrire anche in quella sede il proprio contributo di approfondimento scientifico e giuridico

 Quando nel mese di aprile del 2017 il presidente del Comitato Torino Respira Roberto Mezzalama depositò l’esposto in materia di inquinamento atmosferico dissero che si trattava dell’ennesima iniziativa velleitaria, che la destinazione finale di quell’atto sarebbero stati i cestini della raccolta carta della Procura della Repubblica.

Ma quel testo in realtà era il frutto di un approfondito studio scientifico sulla natura degli inquinanti, sui danni provocati alla salute e sugli aspetti giuridici della vicenda.

 L’esposto venne presentato solo dopo che gli avvocati del Comitato dissero che i nuovi reati ambientali introdotti nel 2015 (tra cui il reato di inquinamento ambientale colposo contestato in questo procedimento penale) avevano aperto uno spazio importante per una iniziativa legale di questo tipo.
 Ma non fu sufficiente il solo esposto a convincere la Procura della Repubblica ad approfondire ulteriormente la vicenda: allo stesso seguirono numerose memorie sempre presentate da Torino Respira in cui vennero, tra le altre cose, analizzate le politiche ambientali, del tutto lacunose, della Regione Piemonte e del Comune di Torino, gli enti garanti per legge della tutela della qualità dell’aria del nostro territorio.
Ora la Procura della Repubblica, anche in virtù dell’esito di tre consulenze disposte dai magistrati negli ultimi anni, cita a giudizio gli amministratori che dal 2015 al 2019 avevano la responsabilità di tutelare la qualità dell’aria dei cittadini torinesi.

Dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, gli amministratori coinvolti avevano modo di illustrare e difendere la propria posizione davanti ai pubblici ministeri, ma gli stessi hanno rinunciato a tale opzione riservandosi di esporre le proprie ragioni direttamente al giudice del dibattimento.

“Torino Respira chiederà di costituirsi parte civile al processo, - commenta Roberto Mezzalama - per avere modo di offrire anche in quella sede il proprio contributo di approfondimento scientifico e giuridico.

Sarà un’occasione di approfondimento molto importante - dove gli amministratori coinvolti, i loro difensori e consulenti tecnici avranno l’occasione di spiegare cosa è stato fatto per ridurre lo smog, quali risultati sono stati ottenuti e comprendere perché gli obiettivi di qualità dell’aria non sono stati raggiunti. Ci auguriamo che questo possa essere di aiuto agli attuali e futuri decisori pubblici che hanno e avranno il compito di proteggere al meglio la qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno, per difendere i soggetti più fragili e maggiormente esposti ai danni alla salute provocati dallo smog”.

Inchiesta non ancora chiusa

L'inchiesta al momento non è ancora chiusa del tutto. Gli inquirenti della procura stanno valutando la posizione del presidente Cirio.

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