Lavoratori ex-Embraco ricevuti in Regione, l'arcivescovo Nosiglia: "Basta prese in giro"
L'alto prelato al vetriolo: "Il Governo dica chiaramente cosa intende fare. Io continuerò a importunare tutte le Istituzioni coinvolte per trovare una soluzione".
Alta tensione ieri in centro a Torino per la manifestazione dei lavoratori ex-Embraco che sono anche stati ricevuti (una delegazione) a Palazzo. Sul tavolo il tema più scottante e impellente di questa estate calda: i circa 400 licenziamenti che "ballano" per i lavoratori dello stabilimento ex-Embraco di Riva di Chieri.
La Regione in prima fila
Non sono gli unici a tremare in questa vicenda, dato che ce ne sono altri 90 a Belluno (della consociata Acc-Wanbao). La Regione Piemonte si è sempre dimostrata molto sensibile verso il problema occupazionale e il caso ex-Embraco non fa eccezione: l'assessore Elena Chiorino (Fratelli d'Italia) si è spesa più di una volta in prima persona per "dare la sveglia" agli uffici romani dei vari Ministeri coinvolti. Ieri, appunto, avvicinandosi la fatidica data del 22 luglio (scade la cassintegrazione) si è tenuto il Tavolo di crisi convocato dall'assessorato al Lavoro regionale. A presiederlo l'assessora Chiorino ma c'erano anche diversi consiglieri regionali, i sindacati, alcuni lavoratori, l'assessore al Commercio del Comune di Torino Alberto Sacco e l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia.
Anche l'alto prelato ha sempre attestato vicinanza e interesse per la spinosa vicenda occupazionale: a Pasqua, durante la Messa solenne, fece salire un operaio sull'altare della cattedrale per leggere le intenzioni attirando l'attenzione di tutto il mondo cattolico sul dramma di queste 400 famiglie. L'arcivescovo aveva poi portato la propria vicinanza e solidarietà a un picchetto di protesta organizzato dai lavoratori, sempre in centro a Torino, ben in vista per tutti. Ieri, alla fine, il tavolo di confronto per chiedere che la Regione faccia da tramite istituzionale con il Governo. Implicita la "strigliata" al ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd) e al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (Lega) chiamati a fare di più.
Sindacati sulle barricate
Così il battagliero sindacalista Ugo Bolognesi della Fiom-Cgil:
"Il problema non si risolve spostando il termine della cassintegrazione dal 22 luglio al 31 dicembre. Bisogna fare un piano di re-industrializzazione. Ci devono spiegare perché il Polo italiano dei compressori (Italcomp, ndr) è finito nel cestino quand'era stato presentato in pompa magna dal Governo stesso. Se quello è un fallimento del Governo, quale altra soluzione intendono adottare per salvare i posti di lavoro? Siamo oltre la delusione, se la politica non risolve i problemi ci chiediamo a cosa serve. (...) Ci sono qua persone di 50 anni che devono lavorare ancora e non si possono abbandonare. Abbiamo vinto il campionato europeo di calcio? Adesso non possiamo perdere il campionato del lavoro, che è più importante. Bisogna mettere la stessa attenzione, lo stesso impegno: dal presidente della Repubblica al presidente del Consiglio devono impegnarsi per il lavoro".
L'arcivescovo al vetriolo
Così Nosiglia:
"E' giunto il momento che il Governo affermi chiaramente che cosa intende fare per affrontare seriamente il problema. Gli operai hanno diritto di essere informati; e hanno diritto al rispetto della loro persona, delle loro famiglie e del loro lavoro. Nessuno può pensare di continuare a illuderli o a considerarli facilmente manovrabili per ragioni che riguardano più i vantaggi politici o economici di qualcuno che la concreta soluzione della loro sorte. Sono persone che devono essere riconosciute nella loro dignità e competenza professionale. I da parte mia continuerò a importunare, se necessario, tutti i soggetti istituzionali coinvolti, sperando che questo promuova un sussulto di coscienza e di responsabilità. Faccio appello anche alle banche, al mondo del credito di cui è ricca la nostra Regione, perché assuma le sue responsabilità nell’agevolare quelle imprese che fossero interessate al riguardo".
Oggi pomeriggio l'arcivescovo consegnerà pacchi alimentari a circa 60 famiglie dei lavoratori ex-Embraco che, più di altre, si trovano in difficoltà economica.