"Chiabrera" e "D'Azeglio"

Pazienti Covid nelle Rsa: 8 avvisi di garanzia, 4 anche per l'Asl Città di Torino

Strage di anziani elle Rsa e nelle case di riposo: otto indagati. Pesantissime le accuse: epidemia e omicidio colposo

Pazienti Covid nelle Rsa: 8 avvisi di garanzia, 4 anche per l'Asl Città di Torino
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Pazienti Covid nelle Rsa: i malati di coronavirus non andavano "parcheggiati" nelle strutture per lungodegenti (anziani). Il sospetto, che già si era fatto strada nella chiacchiera pubblica e nel dibattito politico, assume oggi contorni legal-giudiziari. Sono otto infatti gli indagati in merito ai trasferimenti di malati di Covid nelle Rsa (Residenze sanitarie assistite) durante la prima ondata, e le accuse sono gravissime: epidemia e omicidio colposo.

Fra perquisizioni e sequestri

Perquisizioni e sequestri, con otto persone raggiunte da avviso di garanzia perché iscritte nel registro degli indagati. Quattro dirigenti della Rsa e quattro componenti della commissione di vigilanza dell’Asl Città di Torino.

L’indagine in Piemonte riguarda due case di riposo, la Chiabrera e la Massimo D’Azeglio, ma molte altre strutture saranno sicuramente coinvolte, soprattutto nel Nord Italia. Queste due strutture avevano accolto 120 malati di Covid dimessi dagli ospedali perché erano in fase di guarigione. Nelle Rsa si diffuse il contagio e molti degli ospiti morirono. Alcuni dei famigliari delle vittime non si erano rassegnati ed avevano presentato un esposto alla Procura su quelle morti: troppe e troppo ravvicinate per essere casuali. I pubblici ministeri Rossella Salvati e Giovanni Caspani avevano preso in mano la pratica per andare a fondo della vicenda. Oggi la prima svolta.

Nei guai anche la Regione

Nel registro degli indagati sono finiti quattro dirigenti ai vertici delle Rsa e altrettanti componenti della Commissione di vigilanza dell’Asl Città di Torino, per aver firmato le autorizzazioni al ricovero dei malati dimessi dagli ospedali.  Gli investigatori hanno perquisito gli uffici delle Rsa e quelli della Commissione di vigilanza, sequestrando telefoni cellulari e computer. Ma, oltre ai vertici sanitari delle case di riposo, nei guai potrebbe finire anche la Regione Piemonte. In particolar modo l'assessorato alla Sanità. Perché? Perché con una delibera regionale veniva per così dire... "consigliato" il ricovero in Rsa dei malati di Covid. D'altronde, va detto a onor del vero, mancavano i posti letto negli ospedali e questa soluzione all'epoca sembrava risolvere il problema dell'emergenza. Fu però un errore ricoverare pazienti Covid nelle Rsa? O invece quella era l'unica soluzione percorribile per fronteggiare l'emergenza di quel periodo?

Buco nero fra marzo e aprile

In sostanza, nel mirino della Guardia di Finanza, ci sarebbe una sorta di "buco nero" fra il 20 marzo 2020 e il 10 aprile 2020. Cos'è successo in questi venti giorni? Una indicazione di massima della Regione, non firmata dall'assessore competente Luigi Icardi ma solo da tecnici dirigenti del settore, avrebbe dato disposizione alle Rsa di accogliere i malati Covid. Il 10 aprile 2020 la delibera fatta e finita col timbro in ceralacca: qui sì c'erano tutte le indicazioni di sicurezza (distanze, presìdi ecc.). Il problema, che si sta cercando di capire, è se fra il 20 marzo 2020 e il 10 aprile 2020 qualche malato Covid sia stato già accolto nelle Rsa magari senza rispettare le dovute precauzioni. In questo caso, forse, il coronavirus avrebbe iniziato a circolare provocando poi decine di vittime fra gli anziani. Ma l'indagine, in ogni caso, è ben lungi dall'essere un rinvio a giudizio e tantomeno una sentenza: gli inquirenti devono ancora far luce su questa delicatissima vicenda.

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