Diritti Umani

No Tav in sciopero della fame: bufera sul carcere delle Vallette

Durissimo botta&risposta fra la direttrice della Casa Circondariale e gli avvocati che difendono le attiviste arrestate

No Tav in sciopero della fame: bufera sul carcere delle Vallette
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Attiviste No Tav in sciopero della fame nel carcere delle Vallette. Da quattro giorni le donne arrestate per disordini alle manifestazioni contro la linea da Alta Velocità hanno indetto uno sciopero della fame per protestare contro la grave situazione che stanno vivendo all’interno del carcere delle Vallette.

"Tagliati" i contatti familiari

Sono importanti le motivazioni che le hanno spinte a questa forma di protesta pacifica. Le detenute denunciano il totale taglio dei contatti con le proprie famiglie, fattispecie acuita anche dalla pandemia da Covid che ha annullato le visite in presenza. Esse contestano la diminuzione delle ore di colloquio previste per legge (anche in videochiamata).
Le sei ore che ogni detenuta ha a disposizione (per legge) per effettuare colloqui in presenza sospesi per via della pandemia, sono stati sostituiti da video chiamate. Queste "call" però non mantengono mai il monte ore settimanale complessivo, ma al contrario lo diminuiscono a circa la metà. Questo mancato mantenimento delle ore di colloquio familiare previste per legge, colpisce duramente il diritto all’affettività garantito dal Ministero di Grazia e Giustizia. Ma non solo: secondo gli avvocati difensori, così si calpesta la dignità delle detenute e dei detenuti.

Botta e risposta con il carcere

Capofila della protesta è Dana Lauriola, portavoce del movimento No Tav, in carcere da settembre per un blocco stradale. Hanno seguito il suo esempio anche altre due detenute e Fabiola De Costanzo, volto noto della lotta all'alta velocità. Ha risposto alle loro istanze la direttrice del carcere torinese dicendo che al momento "sono stati acquistati 15 pc portatili e allestito delle salette Skype, ma i mezzi sono pochi e non si riescono a fare videochiamate con tutti i detenuti per le ore necessarie".  Un'uscita subito strumentalizzata dai No Tav che imputano alla direttrice di aver ammesso in modo diretto la negligenza del carcere nel garantire i diritti. Il Comitato di Lotta Popolare ha diramato un durissimo comunicato in merito allo sciopero della fame delle attiviste No Tav.

Dana Lauriola (foto da Fb)

Comunicato di "lotta popolare"

Così gli attivisti di estrema sinistra e i no Tav si sono espressi a riguardo:

"Le comunicazioni telematiche nel 2021 sono la base nella società, quindi è inaccettabile che la Direzione del carcere si nasconda dietro la mancanza di soldi. Al contrario deve chiedere con forza che il Governo stanzi immediatamente dei fondi per permettere l’acquisto di strumenti per garantire ai carcerati di mantenere il proprio diritto all’affettività. Ciò vuol dire assicurare i colloqui familiari in video-chiamata come pure in presenza. L’acquisto di soli 15 pc portatili rappresenta la cifra di decadenza in cui versa il carcere di Torino. I famigliari che vogliono prenotare colloqui in presenza devono “tentare la sorte” poiché gli uffici sono aperti a intermittenza e senza indicazioni di orario. Quindi diventa obbligatorio andare continuamente al carcere sperando solo che sia aperto. (...) La Direttrice ha più a cuore il mantenimento del silenzio, che i problemi sollevati".

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