Val di Susa

No Tav ferita negli scontri: gli attivisti contro i giornali e la versione ufficiale

I manifestanti attaccano la ricostruzione della Questura e i giornalisti colpevoli (secondo loro) di fiancheggiare le Forze dell'Ordine.

No Tav ferita negli scontri: gli attivisti contro i giornali e la versione ufficiale
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Continua a tener banco la vicenda della ragazza No Tav ferita durante gli scontri e tuttora ricoverata con la faccia spaccata all'ospedale delle Molinette. La sua foto ha fatto il giro del web ed è davvero impressionante: occhio tumefatto, naso rotto ed ecchimosi varie. Il risultato di una "mazzata" non indifferente.

La violenza becera

All'indignazione (più o meno) generale per la violenza becera scatenatasi l'altra sera in Val di Susa fa da contraltare la polemica sulle cause del ferimento. Gli attivisti della galassia anarchica e dei centri sociali accusano le Forze dell'Ordine: hanno sparato candelotti lacrimogeni ad altezza d'uomo. La Questura controbatte: impossibile, quelle sono ferite da caduta perché altrimenti ci sarebbero ustioni sul volto. Chi ha ragione? Una diatriba difficile da dirimere su cui le opinioni si dividono. Ad aggiungere sale alla minestra, il video girato di nascosto in cui si sente un carabiniere in tenuta anti-sommossa dire ai colleghi: "Ne ho tirati due in faccia, giù in strada" forse parlando proprio di lacrimogeni. Sia come sia, ieri è stata pubblicata con dovizia di particolari la versione ufficiale della Polizia. Ecco ora la replica dei No Tav.

"Menzogne dalla Polizia"

Secondo gli attivisti (tutti appartenenti all'area dei centri sociali e di estrema sinistra) la Questura di Torino starebbe tentando in tutti i modi di sviare dalle proprie responsabilità nel ferimento di Giovanna Saraceno. Così i No Tav:

"Secondo la Polizia, Giovanna avrebbe dichiarato in ospedale di essere stata colpita da un corpo contundente. Quindi non potrebbe essere stata ferita da un lacrimogeno. Questo è totalmente falso. Giovanna non ha mai dichiarato una cosa del genere. Diverso sarebbe dire che sulla cartella clinica risulta diagnosticato un trauma cranico da corpo contundente. Questa è la prassi con cui viene catalogata qualsiasi ferita di questo genere al Pronto soccorso. Che sia stata generata da un lacrimogeno, da un bastone o da qualsiasi altro oggetto. (...) Gli unici che potrebbero determinarlo sono i medici legali. A quanto ci risulta Giovanna non è stata visitata da nessun medico legale finora".

Colpevoli i giornalisti

Ma gli estremisti non ce l'hanno solo con la Polizia, ma anche con i media che (secondo loro) fiancheggiano solo le versioni ufficiali della Questura. Non certo PrimaTorino, che ha sempre riportato ampiamente le ragioni dei No Tav anzi; ed anche in questa occasione. Questo aspetto viene tirato in ballo per la questione delle recinzioni. Secondo la Questura il candelotto non poteva essere sparato al volto perché c'erano recinzioni ad "obbligare" i lanci a parabola (verso l'alto quindi). Però i No Tav:

"Secondo i giornali la Questura ha affermato che le alte recinzioni istallate nell'area impediscono lanci ad altezza uomo e che dunque sarebbero state rispettate le procedure con lanci a parabola. (...) Nei video forniti dalla stessa Questura ai giornali si può notare che la Polizia era posizionata fuori dall'area con le recinzioni. Sarebbe bastato ai giornalisti contattare un medico qualsiasi o guardare i video della serata per rendersi conto di quanto la ricostruzione sia traballante”.

Si discute ancora quindi sulla vicenda della No Tav ferita negli scontri in Valsusa.

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