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Mirafiori: i due giovani nobili Costanzia di Costigliole col machete volevano uccidere. Resta in carcere anche il fratello

Per il tribunale del riesame è impossibile che non abbia visto il machete che Pietro si era portato dietro il giorno della spedizione punitiva

Mirafiori: i due giovani nobili Costanzia di Costigliole col machete volevano uccidere. Resta in carcere anche il fratello
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Resta in carcere Rocco Costanzia di Costigliole, il fratello di Pietro, il 23enne che a marzo tranciò di netto la gamba di un coetaneo a Mirafiori.

I fatti

E' il pomeriggio del 18 marzo 2024, quando la vittima sta rincasando in monopattino insieme alla compagnaNon sa che ad aspettarlo c'è Pietro Costanzia di Costigliole, (detto il Santo) che lo attende in via Panizza (quartiere Mirafiori di Torino) a bordo di un T-Max armato di machete.

All'improvviso, la violenta aggressione: O.B. viene colpito alla gamba sinistra. Cerca di fuggire, ma viene colpito di nuovo con una furia che si ferma solo all'urlo della vittima:

"Non ti denuncio, lo prometto".

Il giovane verrà portato in condizioni gravissime al Cto di Torino dove purtroppo i medici si vedranno costretti ad amputare l'arto.

Intanto, grazie alle indagini della polizia, l'identikit di Pietro si fa sempre più dettagliato: presto si diffondo notizie su di lui, viene esaminato il suo passato e persino il suo albero genealogico, si parla delle sue nobili origini, del nonno partigiano, di quel primo matrimonio del padre con una star spagnola, degli studi in marketing, di una vita trascorsa prevalentemente all'estero e di una quotidianità fatta di guai con la giustizia. Guai che lo seguono anche a Torino dove si mette a spacciare.

Proprio la droga, ma anche una foto osé che la vittima manda alla sua fidanzata, Claudia Palin, costituiscono il movente dell'aggressione che viene premeditata almeno un mese prima in un climax di odio e rancore.

Pietro Costanzia di Costigliole viene trovato in una stanza di albergo. In camera ci sono svariate dosi di droga e soldi.

La stampa si occuperà prima di lui, Pietro, poi di Rocco il suo complice. I fratelli si ritrovano su tutti i giornali. Ma su Rocco si procede con doverosa cautela: cosa sapeva esattamente delle intenzioni del fratello? A due mesi dalla brutale aggressione arriva la risposta secondo il Tribunale del Riesame: Rocco sapeva.

La posizione di Rocco

Il Tribunale del Riesame ha ritenuto che quello fu un agguato premeditato e che anche il fratello, che in scooter accompagnò in via Panizza Pietro Costanzia armato, fosse perfettamente consapevole degli intenti di Pietro il cui obiettivo non era ferire bensì uccidere il rivale.
E poco mancò al raggiungimento del terribile intento: la vittima dell'agguato infatti non solo rischiò di morire per l'emorragia (gli vennero completamente lesionate la vena e l'arteria poplitea e fratturata la testa del perone), ma durante l'operazione nel corso della quale gli venne amputata una gamba, ebbe un arresto cardiaco e rischiò la morte per una seconda volta.
Rocco durante l'agguato bloccò la fidanzata della vittima e dopo portò al complice il passaporto in albergo.

Il coltello non occultabile

E se la posizione di Rocco si complica quella di Pietro non migliora: dalla pronuncia del riesame emerge anche che il 7 febbraio infatti che prima dell'agguato Pietro si era recato in una coltelleria.
E se è vero che l'arma dell'aggressione non è mai stata trovata è altrettanto vero che non poteva essere un pugnale occultabile sotto il giubbotto, gli inquirenti sono sempre stati convinti che si trattasse di un machete di lunghezza compresa tra i 40 e i 60 centimetri, altro elemento che ha portato il Riesame a ritenere che Rocco non potesse non sapere delle intenzioni del fratello.

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