mobbing fuori controllo

Fine dell'incubo per una dipendente perseguitata dal datore di lavoro e trattata come schiava

La donna, vittima di violenze e soprusi continui da parte del capo, era soggetta ad attacchi di panico, ansia e insonnia.

Fine dell'incubo per una dipendente perseguitata dal datore di lavoro e trattata come schiava
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Mercoledì pomeriggio, gli agenti del commissariato Centro hanno arrestato un cittadino italiano di 56 anni, amministratore di un’azienda di I.T. del torinese.

La denuncia nel 2019

L’indagine è partita in seguito alla denuncia presentata da una dipendente dell’azienda nell’ottobre 2019. La donna, ormai costretta a casa da giorni per una sindrome depressiva da stress in ambito lavorativo, si è rivolta a un centro antiviolenza cittadino e poco dopo anche alla Polizia di Stato, per porre fine  a mesi di persecuzioni e umiliazioni. La vittima, già dai primi mesi dall’assunzione, avvenuta l’anno precedente, era stata costantemente controllata dal datore di lavoro attraverso chiamate e messaggi sul telefonino aziendale, in orari anche serali e durante il fine settimana. In più occasioni, via mail, arrivavano accuse di mancanza di disponibilità e di comportamenti poco “fedeli”.

Il datore di lavoro che si sente un "padrone"

Sul posto però andava decisamente peggio, qui la vittima era letteralmente spiata da una persona dello staff. A volte, era l’amministratore stesso a cronometrarne le pause pranzo, attendendola nel suo ufficio, manifestando senza remore una concezione padronale del rapporto di lavoro (“Io sono il padrone di questa azienda e vi do lo stipendio. Voi dovete fare quello che dico io”). Non di rado sono stati messi in atto dall’uomo subdoli escamotage per intralciare l’attività lavorativa della sottoposta e così screditarla anche agli occhi degli altri dipendenti: in ultimo, il CEO l’aveva sollevata dal suo incarico, assegnandole una nuova posizione che di fatto costituiva un forte demansionamento.

Soprusi inconcepibili

Le vessazioni erano arrivate anche a riguardare questioni come il tenere aperta o chiusa la porta dell’ufficio. Il vissuto di costanti soprusi l’aveva costretta a rimanere per un certo periodo a casa (la donna accusava ormai un forte stato d’ansia continui, attacchi di panico, insonnia notturna), durante il quale l’uomo le aveva inviato una lettera di licenziamento per giusta causa, in considerazione della sua insubordinazione nei suoi confronti. L’atto ritorsivo e persecutorio era stato immediatamente revocato dall’altro socio dell’azienda, all’oscuro della decisione, ma il cinquantaseienne, risoluto nella propria condotta vessatoria, al rientro al lavoro della donna, le aveva fatto trovare l’ufficio privo di computer e la porta senza maniglia. Nella circostanza, la vittima è stata male ed intervenuto il 118.

Arrestato

L’uomo ha anche tentato di intralciare i paramedici durante la fase dell’assistenza, comportamento che ha reso necessario l’intervento di una Volante. Attualmente, l’uomo si trova agli arresti domiciliari per stalking e violenza privata, in esecuzione al provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Torino in data 16 Settembre 2020.

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