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Caso Mauro Glorioso: l'imputata non si pente, niente giustizia riparativa

Si tratta di un percorso psicologico e terapeutico di incontri tra vittima e colpevole ed è stato richiesto dai legali di Sara Chierici

Caso Mauro Glorioso: l'imputata non si pente, niente giustizia riparativa
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E' passato quasi un anno da quel tragico 21 gennaio 2023, quando in una notte che doveva essere di spensieratezza, Mauro Glorioso, studente palermitano di Medicina, ha sfiorato la morte rimanendo gravemente ferito da un' e-bike scagliata per divertimento da un gruppetto di ragazzi dalla balaustra dei Murazzi del Po a Torino sulla coda di giovani che aspettava di entrare dentro alla discoteca The Beach.

Il gruppo

Da allora Mauro non ha fatto altro che lottare prima per la vita, poi per una vita che fosse il più possibile uguale a prima, nonostante i gravi danni arrecati, nonostante l'impossibilità di tornare a camminare.

Mauro Glorioso

Un crudele destino scelto per lui da altri. Giovani come lui, anzi ancora più giovani. Dopo le indagini dei carabinieri e dopo aver visionato le telecamere di video sorveglianza, il gruppo dietro la balaustra viene finalmente scoperto. Uno a uno vengono fuori nomi ed età. Si scava nelle psicologie di questi giovanissimi alla ricerca di spiegazioni e poi di un pentimento che non arriverà mai.

Nel gruppo c'erano due maggiorenni e tre minorenni. Per i minorenni, gli avvocati della difesa avevano chiesto la messa alla prova, un particolare istituto del diritto minorile che permette di non far svolgere il processo, ma di tentare un percorso di rieducazione e inserimento nella società dei minorenni che si macchiano, in una fase della loro vita in cui la capacità di intendere e volere non è pienamente raggiunta dal punto di vista legale, di reati anche gravi. Ma i tre sono invece stati condannati in primo grado rispettivamente a nove anni e nove mesi, nove anni e 4 mesi e 6 anni e 8 mesi di reclusione.

L'udienza preliminare

Ieri, 11 gennaio 2024, si è aperta in tribunale a Torino l'udienza preliminare per i due diciannovenni, Sara Chierici e Victor Ulrici,  le cui posizioni sono sostanzialmente diverse: ieri il ragazzo, assistito dall'avvocato Luigi Tartaglino, ha ammesso i fatti e ha chiesto il giudizio abbreviato. La ragazza, difesa dagli avvocati Federico Milano ed Enzo Pellegrin, invece, non solo proseguirà con il rito ordinario, ma per lei  i suoi legali hanno chiesto l'ammissione alla giustizia riparativa, perché si ritiene non responsabile del lancio. 

"Ero più indietro, non avevo idea di cose volessero fare. Non sono stata io a lanciare quella bicicletta"

La negazione delle proprie responsabilità nel lancio della bici elettrica sarebbe stata valutata come incompatibile con il percorso previsto dal nuovo istituto, la cui applicazione pratica è comunque tutta da imbastire perché mancano i decreti attuativi.

Cos'è la giustizia riparativa

La giustizia riparativa è un percorso psicologico e terapeutico di incontri tra vittima e colpevole che corre parallelo al processo e punta a una riconciliazione tra i protagonisti della vicenda e a risanare il legame con la società spezzato dal crimine commesso.

E' la prima volta che a Torino si discute della possibilità di accedere all’istituto della giustizia riparativa, previsto dalla riforma Cartabia.

Secondo i legali della giovane non ci sarebbero motivi per negarlo, non sono di questo avviso la procura e la famiglia di Mauro Glorioso che a pochi giorni dal tristissimo anniversario di quella tragedia ancora aspettano delle scuse e un pentimento. Parole mai pronunciate dai cinque ragazzi. Una grave mancanza che il padre di Mauro Glorioso ha sempre sottolineato con sofferenza e che rende davvero difficile, se non impossibile un'apertura nei loro confronti. Aspetto non ultimo, sottolineato dal gup Maria Vanini nell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di giustizia riparativa, è che far incontrare Sara Chierici e Mauro Glorioso potrebbe causare uno stato di sofferenza ulteriore nella vittima costretta a ripercorrere ancora una volta i terribili momenti vissuti quella notte.

 

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