Assalto e violenze in Valsusa, 10.000 agenti di rinforzo ma i No Tav non mollano
La ministra dell'Interno promette: "Identificheremo i responsabili del raid". E la valle si militarizza: in un mese inviati 10.000 agenti in più
Assalto dei No Tav al cantiere in Valsusa, si muovono i piani alti della politica nazionale con il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese che prende posizione e minaccia i manifestanti: i responsabili saranno identificati.
Un deciso giro di vite
Non si esclude anche un deciso giro di vite nei confronti delle iniziative portate avanti dai No Tav, ad esempio vietando qualsivoglia assembramento o corteo (anche pacifico, anche promosso dai Comuni della zona). Oltre ai cortei di protesta, infatti, nella valle si susseguono iniziative come feste e musica comunitaria, cucina da campo e vita in tenda: gli attivisti si danno da fare e basta visitare la loro pagina Facebook per farsene un'idea.
Ebbene, dopo i violenti scontri dell'altro giorno la Prefettura e la Questura potrebbero vietare anche questo tipo di attività. D'altronde sono già state vietate le passeggiate sul sentiero Gallo Romano, usato lo stesso per raggiungere il cantiere attaccato. Certo il raid e l'incendio del blindato "Lince" dell'Esercito ha colpito molto gli addetti ai lavori: la frangia più violenta del Movimento No Tav ha dato dimostrazione di saperci fare anche dal punto di vista logistico-militare. Non si escludono risposte con l'uso della forza da parte di Polizia e Carabinieri.
Gongolano i No Tav
Per il momento i No Tav gongolano e, mentre le loro gesta rimbalzano a livello nazionale, celebrano l'assalto compiuto a Chiomonte. Così la ministra Lamorgese:
"Sono assolutamente inaccettabili gli episodi di gravissima violenza che mettono in pericolo l'incolumità degli operatori di Polizia e che nulla hanno a che vedere con il diritto di manifestare liberamente. Esprimo vicinanza e solidarietà ai due agenti rimasti feriti negli scontri di ieri nei pressi del cantiere di Chiomonte. Io sto dalla parte di tutte le donne e gli uomini delle Forze dell'Ordine e dell'Esercito impegnati quotidianamente per tutelare la sicurezza e l'ordine pubblico in Val di Susa. Sono in corso indagini per identificare i responsabili. (...) Sottolineo che dall'inizio dell'anno sono stati denunciati 63 attivisti e in questo mese di luglio appena concluso sono state assegnati alla sede di Torino 9.356 fra agenti e militari di rinforzo".
Sul raid di Chiomonte anche i sindacati di Polizia si sono espressi. Evidentemente gli stessi poliziotti sono rimasti colpiti dalla forza d'urto dei facinorosi, che sono riusciti a beffare l'Esercito intrufolandosi dentro il cantiere e bruciando addirittura un autoblindo "Lince".
Le pallottole di gomma
La richiesta fatta è di poter sparare durante gli scontri. Non con proiettili veri di piombo (per fortuna!) ma con quelli di gomma. Queste pallottole fanno molto male e causano profondi ematomi ma, se non colgono occhi o volto, raramente portano all'ospedalizzazione.
La replica dei No Tav:
"Abbiamo ingaggiato una serie di azioni di disturbo alle Forze dell’Ordine impegnate nella difesa del cantiere della vergogna. Nei due casi gli agenti, ne sono stati inviati quasi 10.000 nel solo mese di luglio, hanno gasato i manifestanti confermando il loro ruolo di forze di sicurezza private pagate dallo Stato per garantire la tranquillità di qualche multinazionale del cemento. Nonostante questo enorme dispiegamento di forze un terzo gruppo di No Tav, scendendo dai boschi, è riuscito ad entrare all’interno del cantiere. (...) Non basteranno 10.000 poliziotti a fermarci!"
Continua dunque a far discutere l'assalto No Tav in Valsusa durante il quale i manifestanti hanno incendiato un blindato "Lince" dell'Esercito.