Arrestati gli spacciatori di WhatsApp, coinvolta anche la provincia di Torino
Gestivano le richieste di droga attraverso le chat del noto social network e poi mandavano i loro galoppini a consegnarle. Sgominato sodalizio tra Lombardia e Piemonte
“Operazione Contact Center” contro lo spaccio di droga. Ieri mattina, venerdì 11 dicembre 2020, al termine di un’articolata e complessa attività di polizia giudiziaria volta al contrasto dello spaccio, la Polizia di Stato di Milano ha eseguito otto provvedimenti restrittivi nei confronti di sette cittadini albanesi e una cittadina marocchina. I provvedimenti, eseguiti nelle province di Milano, Monza, Torino e Cuneo, sono due ordinanze di custodia cautelare in carcere, tre arresti domiciliari e tre obblighi di dimora con divieto di uscire nelle ore notturne emessi nell’ambito del procedimento penale istituito presso la Procura della Repubblica di Milano con P.M Sostituto Procuratore dr.ssa Crupi e G.I.P. dr.ssa Calabi.
Arrestati gli spacciatori di WhatsApp
Come riporta Prima Monza, l’operazione “Contact Center”, condotta dai poliziotti del Commissariato Centro della Questura milanese, ha permesso di individuare e isolare un ben strutturato e pericoloso sodalizio, presente anche nelle province piemontesi di Cuneo e Torino, cui a vario titolo, come ampiamente documentato negli atti d’indagine, hanno preso parte, con ruoli e funzioni diverse, le 8 persone destinatari delle misure restrittive.
Il titolare del “call center della cocaina”
Grazie ai numerosi riscontri ottenuti dall’attività tecnica e dinamica, è emerso che i soggetti coinvolti hanno operato alle dipendenze di un unico individuo, conosciuto con l’appellativo di “Tony”, che, in qualità di titolare del “call center della cocaina”, ha gestito, in collaborazione con la compagna, la distribuzione al dettaglio della droga sulla piazza, servendosi principalmente proprio di tali soggetti in qualità di “corrieri”, solo in determinate occasioni, è intervenuto in prima persona per la cessione materiale dello stupefacente.
Le richieste e la consegna dello stupefacente agli acquirenti avvenivano in orari serali/notturni, dalle ore 19 alle ore 06 del mattino seguente ed erano gestite principalmente tramite la piattaforma WhatsApp e, solo in alcune circostanze, mediante contatti telefonici diretti, utilizzando esclusivamente utenze intestate a soggetti fittizi. I diversi acquirenti (soggetti tossicodipendenti e professionisti di vari settori) erano stati istruiti ad utilizzare espressioni quali “una birra”, “voglio bere una cosa”, “siamo in due/tre”, o in altri casi “ci sei?” per manifestare la volontà di acquistare la cocaina. Per effettuare le consegne, i corrieri hanno utilizzato la bicicletta, un taxi, un’autovettura compendio di furto e, in talune occasioni, hanno raggiunto a piedi il luogo dell’appuntamento.
Lo svolgimento delle indagini
L’indagine ha avuto inizio ai primi di maggio scorso, quando a Milano in viale Gran San Bernardo, la Sezione Investigativa del Commissariato Centro ha sorpreso in flagranza di reato uno dei corrieri mentre cedeva una dose di cocaina a un acquirente.
Successivamente, il 26 giugno scorso, in via Boccaccio a Cologno Monzese, è stata individuata un’autovettura Fiat 500 con a bordo cinque persone, tra cui uno dei soggetti pedinati. Dal controllo degli altri occupanti e dell’autovettura, precisamente all’interno dello zaino di proprietà di una delle donne, è stata rinvenuta e sequestrata sostanza stupefacente del tipo hashish, suddivisa in 8 tavolette, ciascuna riportante un adesivo con la dicitura “2020”, per un peso complessivo di 2 kg circa. Dai successivi accertamenti, è stato possibile individuare il fornitore dello stupefacente a favore dei soggetti controllati a bordo dell’autovettura, in un soggetto residente a Cologno Monzese, persona già indagata per reati inerenti agli stupefacenti.
Durante tutta l’attività investigativa, durata oltre sei mesi in pieno periodo di emergenza sanitaria, i poliziotti del Commissariato Centro hanno raccolto indizi di reità a carico degli indagati con il sequestro di oltre due chili di hashish e oltre 50 grammi di cocaina, stupefacente preconfezionato per la diffusione al dettaglio sul territorio milanese.
L’attività appena conclusa ha sugellato, il ruolo di ciascuno dei soggetti coinvolti nell’attività di spaccio: da quello centrale e “gestionale” del leader, un cittadino albanese 34enne, a quello dei diversi “cavallini” che, con tempi e modalità diverse, contattavano i diversi clienti e, quindi, assicuravano concretamente la capillare diffusione dello stupefacente su parte del territorio milanese. Ciò ha garantito l’anonimato agli indagati che ha permesso all’albanese di organizzare e indirizzare l’illecita attività del tutto indisturbato. La capacità criminale del leader, emersa una volta di più quando, con precisa strategia dettava anche i tempi dell’utilizzo dei suoi stessi cavallini, ha protetto questa sorta di alternanza dei soggetti coinvolti nell’attività di spaccio garantendo ancora una volta l’anonimato suo e di tutto il sodalizio.
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