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Allarme Covid sul posto di lavoro: 4.200 contagi in un mese

La triste realtà del Piemonte con 34 vittime e oltre 4.200 nuovi positivi solo a novembre. Ma c'è chi non vuole farsi il vaccino...

Allarme Covid sul posto di lavoro: 4.200 contagi in un mese
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Contagi Covid sul posto di lavoro: c'è da aver paura. In Piemonte dal 1° gennaio 2020 al 30 novembre 2020 le denunce di "infortunio" per contagi da Covid sul lavoro sono state ben 15.396 (di cui oltre 4.200 nel solo mese di novembre). I casi mortali sono stati 34. Trentaquattro lavoratori che sono morti semplicemente per essere andati sul posto di lavoro. Contagiandosi là.

Seconda ondata micidiale

Un’analisi dei dati mese per mese rileva che in Piemonte la “seconda ondata” dei contagi ha avuto un impatto ben più significativo della prima, anche in àmbito lavorativo. Infatti nel bimestre ottobre-novembre si rileva il picco dei contagi con 7.293 denunce. Questo picco ha già superato il dato registrato alla fine del lockdown (rilevazione al 31 maggio 2020) pari a 7.200 denunce. Quindi, con questa seconda ondata in soli due mesi abbiamo già superato il totale dei contagi avvenuti nella prima fase.

Ospedalieri a forte rischio

Ovviamente, il settore ospedaliero è quello a maggior rischio sia di contagio sia di decesso. Anche per questo ha destato molto scalpore lo scarso entusiasmo del personale sanitario nei confronti del nuovo vaccino anti Covid. Addrittura c'è chi ipotizza possibili conseguenze lavorative per chi rifiuta o rimanda il vaccino disponibile: per l'interpretazione giuslavorista dell'ex-Pm Guariniello clicca qui. D'altronde i numeri sono numeri: l’analisi per professione evidenzia sempre la categoria dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti ecc.) come quella più coinvolta da contagi, con il 37% delle denunce complessive, il 78% delle quali relative a infermieri.

Medici e infermieri più colpiti

Càmici bianchi sempre in trincea. E come i soldati in prima linea sono i primi a cadere, anche gli operatori sanitari corrono questo rischio. Sono infatti circa un terzo dei malati complessivi (29%). Di queste il 99,6% riguardano gli operatori socio-sanitari; i medici (8,9%); le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati con il 5,4% delle denunce (di queste l’84,8% provengono da operatori socioassistenziali) e con il 3,9% delle denunce il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (di queste il 71,1% sono di ausiliari ospedalieri, il 16,2% di ausiliari sanitari e portantini e il 9,6%di inservienti in case di riposo). Oltre il 90% dei decessi riguarda il settore della Sanità e assistenza sociale. I più colpiti medici, infermieri e operatori sanitari.

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