Delgrosso di Nichelino, i sindacati: "Venerdì finiscono gli ammortizzatori sociali"
Sono 108 le persone impegnate nell'azienda che fa parte dell'indotto dell'Automotive
Rimonta la preoccupazione per la Delgrosso di Nichelino, piccola azienda specializzata in sistemi filtranti aria-gasolio e olio per l'auto, da anni impegnata nel supportare il grande mondo dell'Automotive.
Ritardo degli stipendi
Nei mesi scorsi gli operai avevano fatto sapere che c'erano importanti ritardo degli stipendi e dubbi sul futuro dello stabilimento nichelinese. Tra due giorni, venerdì 1 marzo 2024, si esauriranno gli ammortizzatori sociali. Dunque, una doccia fredda per i 108 lavoratori che per la città e che obbliga in pochissimo tempo tutti di attori del territorio, ad intraprendere della azioni per garantire un sussidio.
La Delgrosso di Nichelino versa solo in parte lo stipendio di novembre: lavoratori in sciopero
I sindacati: "Al momento ci sono i contratti di solidarietà"
Sulla vicenda la Fiom di Torino, fa sapere:
"In questo momento ci sono i contratti di solidarietà, ma anche nei mesi scorsi c'erano stati problemi e ritardi con alcuni pagamenti degli stipendi. Teniamo alta l'attenzione, perché non possiamo più permetterci di perdere salario e lavoro e pezzi importanti del tessuto manifatturiero".
Dal Comune fanno sapere:
“L’Amministrazione comunale conosceva la situazione della Delgrosso e avevamo interloquito sia con l’azienda che con i sindacati. Auspicavamo che questa notizia non arrivasse. Domani si terrà la seduta del Consiglio comunale a Nichelino e, stravolgendo l’attuale ordine dei lavori, si terrà un’informativa alla presenza di sindacati e lavoratori”.
Giuseppe Fanigliulo ha fatto sapere al nostro giornale:
"Ieri abbiamo svuotato gli armadietti dove custodivamo i nostri beni. La nostra azienda si occupa di filtri auto da ben 70 anni. In passato c'erano state delle crisi ma poi, fortunatamente, si erano risolte.
Da circa un anno siamo entrati di nuovo in crisi, per via della mancata liquidità da parte dei proprietari, nonostante ci siano ordini da ben 5 milioni di euro. Nei mesi scorsi ci hanno dato lo stipendio "a rate" e abbiamo anche saputo che, negli ultimi due anni, per circa una ventina di lavoratori, i proprietari prendevano la quota TFR e se la tenevano per sé. Attualmente ci sono solo per Cometa circa 100 mila euro di debiti, più altri pregressi.
A Natale, inoltre, ci è stato detto che c'erano degli imprenditori veneti (che fanno filtri per i condizionatori) che volevano ampliare il loro bacino e quindi acquisire l'azienda con tutti i debiti. Una soluzione che ci avrebbe dato una grossa opportunità per continuare a lavorare ma così non è stato.
Mi spiego meglio: loro avrebbero pagato a noi, dopodiché avrebbero iniziato a produrre e a pagare i fornitori.
Secondo quanto ci ha riferito la nostra proprietà, proprio questo lunedì era in programma la firma dell'accordo ma i fornitori si sono tirati indietro. Il motivo? Quest'ultimi non avrebbero consegnato più il materiale in azienda finché i vecchi proprietari non avrebbero saldato il debito. Un decisione che ha spinto quindi gli imprenditori veneti a bloccare l'accordo.
Dopo la loro retromarcia, per i nostri proprietari le uniche alternative possibili erano: vendere, affittare o dichiarare il fallimento.
Ci tengo a sottolineare, infine, che a noi lavoratori ci spetta ancora una parte della tredicesima e una parte di stipendio di gennaio, che speriamo arrivi nonostante l'avvio della procedura di fallimento".