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Contro il governo e la riforma Valditara e pro Palestina, la protesta di 500 universitari torinesi

Gli studenti hanno protestato contro il Governo Meloni considerato complice di un genocidio "attraverso il sostegno incondizionato ai piani di morte del governo di Netanyahu, spinto dagli interessi euroatlantici nella regione"

Contro il governo e la riforma Valditara e pro Palestina, la protesta di 500 universitari torinesi
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Nella mattinata di oggi, 17 novembre 2023, contemporaneamente ed a sostegno dello sciopero dei sindacati si è svolta una manifestazione degli universitari.

Il corteo studentesco, formato da circa 500 studenti, si è ritrovato in piazza XVIII Dicembre a Torino per protestare contro la riforma della scuola voluta dal ministro Valditara e a sostegno dei palestinesi nel conflitto con Israele. Al gruppo si sono uniti gli attivisti Pro Palestina che ieri hanno occupato Palazzo Nuovo.

Striscioni pro-Palestina

Gli studenti hanno protestato contro il Governo Meloni considerato complice di un genocidio "attraverso il sostegno incondizionato ai piani di morte del governo di Netanyahu, spinto dagli interessi euroatlantici nella regione".Tra gli striscioni pro Palestina, un cartonato immortala la stretta di mano Meloni-Netanyahu. "Intifada fino alla vittoria" e "Libertà per Gaza" sono gli slogan. Nel corso della manifestazione è stato strappato da una bacheca e incendiato un manifesto dell'assessore regionale Maurizio Marrone.

Il corteo partito da piazza XVIII Dicembre si è diretto verso corso Vittorio Emanuele II, per raggiungere Unione Industriali e Miur, proseguire verso via Pietro Micca, e terminare il percorso in piazza Castello.

 

 

La riforma voluta da Valditara

Nella giornata di oggi, gli universitari si sono mobilitati  contro la riforma dell’istruzione voluta da Valditara.

In un comunicato stampa le ragioni della protesta spiegate dagli stessi studenti:

La riforma si divide in due parti: una prima prevede l’introduzione su larga scala della scuola superiore in 4 anni per i tecnici e i professionali e l’altra relativa al voto in condotta, con cui sarà più facile bocciare gli studenti, con penalizzazioni importanti sul voto di maturità. Si tratta di un attacco gravissimo al diritto allo studio: togliere un anno di scuole superiori senza rivedere interamente i programmi significa peggiorare ulteriormente la qualità dell’istruzione. Gli unici a trarne profitto saranno le aziende, che avranno voce in capitolo nei programmi didattici, orientando la formazione di migliaia di studenti ai propri interessi e che ne ricaveranno un continuo ricambio di manodopera a basso costo da spremere e sfruttare. La riforma sulla scuola del Governo Meloni riporta indietro l’istruzione pubblica di 50 anni, attaccando le conquiste del movimento dei lavoratori e degli studenti che hanno garantito numerosi diritti per una scuola pubblica, gratuita, di qualità e accessibile a tutti. Si tratta di un enorme regalo alla Confindustria, che tanto ha voluto questo provvedimento e che avrà a disposizione un sistema d’istruzione ancora più piegato ai suoi interessi. È uno schiaffo pesantissimo ai 200 mila studenti scesi in piazza l’anno scorso dopo la morte di 3 studenti in scuola-lavoro, un tentativo di colpire tutti quegli studenti che alzano la testa, che contestano il governo e che decidono di lottare per un futuro migliore.

Cariche della polizia

All'altezza di piazza Carlo Felice alcune frange del corteo sono state caricate dalla polizia. Scene che ricordano la manifestazione avvenuta a ottobre quando Giorgia Meloni venne a Torino in occasione del Festival delle Regioni.

Gli scontri con la polizia sarebbero proseguiti anche in via Lagrange come documentato attraverso una serie di stories pubblicate su Instagram dal centro sociale Askatasuna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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