Askatasuna a processo, il governo chiede 6 milioni di euro al centro sociale torinese
La somma si riferisce anche alle spese sostenute dalle pubbliche amministrazioni e dalle forze dell'ordine in occasione delle manifestazioni contro i cantieri del Tav
Danni per circa 6 milioni e 800 mila euro agli esponenti del centro sociale torinese Askatasuna (corso Regina Margherita, 47). La proposta è stata presentata oggi, lunedì 13 gennaio 2025, durante il processo, tenutosi al Tribunale di Torino, che sta ricostruendo le loro responsabilità in alcuni scontri avvenuti con le forze dell’ordine in Val di Susa, fino al 2022.
28 gli imputati
La presidenza del Consiglio dei ministri, con i ministeri dell’interno e della difesa, partecipano al processo come parti civili.
La somma richiesta si riferisce, fra l'altro, alle spese sostenute dalle pubbliche amministrazioni e da polizia e carabinieri in occasione delle manifestazioni contro i cantieri del Tav in valle di Susa.
Gli imputati del maxiprocesso sono 28 e, di questi, 16 rispondono di associazione per delinquere. La procura ha chiesto condanne per un totale di circa 88 anni di carcere.
I conteggi
Nella memoria depositata al tribunale degli avvocati Alessandra Simone e Mauro Prinzivalli si fa presente che il costo per assicurare il ripristino dell'ordine pubblico dopo le azioni in Valle di Susa dei No Tav - che secondo la procura di Torino avrebbero la regia degli esponenti di Askatasuna - ammonta a 4,1 milioni di euro.
Per presidiare i luoghi 24 ore su 24 il Ministero dell'Interno ha impiegato 205.988 agenti di polizia nel 2020 e 266.451 nel 2021. La spesa per gli straordinari è stata di 135mila euro. Nel conteggio, secondo l'avvocatura distrettuale dello Stato, devono essere incluse anche le risorse destinate alle attività investigative e una serie di elementi riconducibili al cosiddetto "danno non patrimoniale".
L'avvocato Daniele Zaniolo, parte civile per Telt, l'azienda che si occupa della costruzione della Torino Lione, ha chiesto un milione.
Accusa di associazione per delinquere
Per il pubblico ministero Manuela Pedrotta si tratterebbe di un sodalizio che ha come "elemento fondamentale il ricorso alla violenza".
Per 16 dei 28 imputati l'accusa è di associazione per delinquere. La tesi è quella dell'esistenza, all'interno del ritrovo (di area autonoma), di un gruppo di "professionisti della violenza" che, fra l'altro, si è impegnato nella "lotta al Tav" in Valle di Susa perché "è quella che dà maggiore visibilità a livello nazionale".
Chi sono gli imputati
Tra loro ci sono gli storici militanti Giorgio Rossetto (chiesti 7 anni di carcere), Andrea Bonadonna (4 anni) e Umberto Raviola (7 anni).
Gran parte delle contestazioni si basano sulle intercettazioni telefoniche e ambientali delle conversazioni tra gli imputati. Gli atti dell’indagine includono i resoconti di manifestazioni spesso finite con scontri violenti con le forze dell’ordine. I militanti di Askatasuna sarebbero anche responsabili di varie occupazioni all’Università di Torino.
C'è poi il filone No Tav: in Val di Susa Askatasuna non solo partecipa alle violenze, ma avrebbe un ruolo da regista.
Le prossime udienze
La storia del centro sociale
Il suo nome, in basco, significa libertà e sottolinea la sintonia con l'organizzazione armata basca Euskadi Ta Askatasuna. Ma Askatasuna dal 1996 a Torino significa anche molto altro. L’Askatasuna è uno dei centri sociali più noti e frequentati di Torino e da anni è considerato un punto di riferimento non solo di militanza politica ma anche per le attività culturali che organizza: al festival Altri Mondi/Altri Modi, organizzato e tenutosi al centro a marzo del 2023, hanno partecipato moltissimi ospiti tra cui lo storico Alessandro Barbero e il fumettista Zerocalcare.
Il centro sociale ospitato in Borgo Vanchiglia è occupato da circa 28 anni da componenti dell'area dell'Autonomia Contropotere.
Da sempre i suoi componenti sono estremamente attivi nell'organizzazione di manifestazioni e proteste. E da sempre, il centro sociale è oggetto di perquisizioni da parte delle forze dell'ordine e si parla di un suo possibile sgombero.
A inizio del 2024, il sindaco Stefano Lo Russo aveva annunciato l'avvio di un percorso per rendere un bene comune la "casa rossa" di corso Regina Margherita occupata ormai da trent’anni dallo storico centro sociale Askatasuna. La proposta di legalizzare il centro era arrivata invece da un comitato cittadino di cui fanno parte, oltre agli attivisti stessi del centro, anche persone dello spettacolo e docenti universitari, che sostenevano l’importanza dell’Askatasuna nella vita culturale della città.