Il Comune di Torino "legalizza" dopo trent'anni il centro sociale Askatasuna con una delibera
La risposta del centro sociale: "Vediamo positivamente la scelta del Comune di Torino di iniziare un percorso di coprogettazione"
Il suo nome, in basco, significa libertà e sottolinea la sintonia con l'organizzazione armata basca Euskadi Ta Askatasuna. Ma Askatasuna dal 1996 a Torino significa anche molto altro.
Parliamo del centro sociale ospitato in Corso Regina Margherita 47 in Borgo Vanchiglia occupato da circa 28 anni da componenti dell'area dell'Autonomia Contropotere, teatro per tutti questi anni di eventi culturali e politici, ma anche cene sociali e serate danzanti.
Il centro sociale è particolarmente impegnato sui temi del diritto alla casa e al lavoro e sulle attività rivolte all'infanzia. Ospita uno sportello per persone in difficoltà abitativa, un laboratorio artistico, una biblioteca, una camera oscura fotografica e una sala di registrazione (quest'ultima sequestrata dalla questura nel gennaio 2023).
Da sempre i suoi componenti sono estremamente attivi nell'organizzazione di manifestazioni e proteste.
Da sempre, il centro sociale è oggetto di perquisizioni da parte delle forze dell'ordine e si parla di un suo possibile sgombero.
La delibera
Ora, l’ex asilo dell’Opera Pia Reynero, dove ha sede il centro sociale Askatasuna, di proprietà della Città di Torino, diventerà un luogo aperto al quartiere Vanchiglia e alla collettività.
Lo ha stabilito ieri mattina, mercoledì 30 gennaio 2023, la Giunta Comunale con una delibera proposta dalla vicesindaca con delega al Patrimonio Michela Favaro e dell’assessore ai Beni Comuni Jacopo Rosatelli che recepisce la proposta di un gruppo di cittadine e cittadini nell’ambito del Regolamento dei beni comuni urbani a Torino, dando l’avvio ad un percorso di progettazione partecipata e delle necessarie verifiche delle condizioni strutturali dell’immobile.
Dichiara il sindaco Stefano Lo Russo:
“La co-progettazione, nell'ambito del Regolamento dei beni comuni, è un processo partecipato e aperto. L'immobile rimarrà in disponibilità della città e verrà gestito in partenariato con i cittadini, attraverso un percorso comune fondato su due condizioni iniziali imprescindibili, ovvero il rilascio da parte delle persone attualmente presenti e le opportune verifiche di sicurezza all'interno della struttura. Auspichiamo che il percorso che prende il via oggi, avviato sulla base di un'istanza di alcuni cittadini, con altri cittadini che se ne fanno garanti, possa risolvere una criticità che la nostra città si trova ad affrontare da trent'anni e avviare, in prospettiva, una diversa modalità di ragionamento rispetto al tema degli immobili occupati. Uno dei nostri compiti, in qualità di amministratori, è quello di supportare le cittadine e i cittadini che vogliono mettere il loro impegno al servizio di attività destinate alla collettività, oltre a impegnarci a lavorare per garantire, a tutte e tutti, uno spazio di discussione libero e democratico, che rientri pienamente nella cornice della legalità, della sicurezza e della non violenza”.
La proposta
La proposta, improntata “ai valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’antisessismo e dell’ecologia” era stata indirizzata al Sindaco lo scorso 22 dicembre, accompagnata da una nota firmata da persone provenienti dal mondo accademico, dalla cultura, dallo spettacolo e dalle parti sociali, che supportavano il progetto con la propria disponibilità a collaborarvi.
Nello specifico, prevede la gestione condivisa come bene comune degli spazi siti al piano terra e del giardino dell’immobile di corso Regina per realizzare una serie di attività gratuite con la partecipazione degli abitanti del quartiere Vanchiglia e di chiunque vorrà mettersi a disposizione, destinate a tutti i cittadini con un’attenzione particolare per la fascia giovanile.
Obiettivo della Città – come viene riportato nel testo della deliberà approvata – è che il progetto sia il punto di partenza
"per lo sviluppo di un percorso di co-progettazione particolarmente attento al tema della partecipazione e della non violenza intesa come principio alla base di qualunque relazione sociale inclusiva e ispirata al dialogo."
L'obiettivo
L’obiettivo è quello di favorire il carattere sociale e aggregativo dell’immobile, in modo inclusivo e nel rispetto di qualsiasi forma di differenza, tutelando la sicurezza di chi lo frequenta e aprendosi alle istanze del quartiere e della città di Torino.
Il via libera del Tavolo Tecnico dei Beni Comuni, che ha esaminato la proposta valutandone la coerenza con i principi del Regolamento 391 è arrivato nella seduta del 23 gennaio 2024. Ora prende il via la fase di co-progettazione, che si realizzerà attraverso la convocazione di riunioni e tavoli di lavoro con i proponenti e sarà coordinata dall’ufficio Beni Comuni, in collaborazione con gli uffici di patrimonio, cultura e politiche giovanili.
La risposta dell'Askatasuna
Non è mancata la risposta del centro sociale che chiarisce la sua posizione rispetto alla decisione del Comune, sottolineando l'importanza di un percorso di coprogettazione (d'altra parte l'alternativa doveva essere la cancellazione di ogni possibilità di organizzarsi collettivamente andando contro lo spirito con cui il centro è nato quasi 30 anni fa):
“Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi!” così 27 anni fa scrivevamo su uno striscione il giorno in cui in tante e tanti occupavamo il Centro Sociale Askatasuna. Lo diciamo chiaramente il percorso che porterà il centro sociale ad essere “bene comune” della città, rientra nella consequenzialità di quella frase, la prerogativa del centro sociale è sempre stata quella di essere aperto ai bisogni collettivi.
Negli ultimi mesi la Procura di Torino, la Questura e il Governo, hanno costruito le condizioni e il terreno per arrivare ad un possibile sgombero, puntando alla cancellazione della possibilità stessa di organizzarsi collettivamente. Il percorso che abbiamo intrapreso, insieme ad un nutrito gruppo di cittadini e cittadine solidali della nostra città, rappresenta la possibilità che abbiamo scelto. Vogliamo dare priorità a questa, impedendo l’eliminazione dell’esperienza del centro sociale e di tutte le attività che questo costruisce quotidianamente per il quartiere e le persone, molte, che lo attraversano.
Le ispezioni e le inchieste orchestrate ad hoc contro di noi mirano a mettere una pietra sopra tutto quello che dentro il centro sociale viene fatto, in tutta la sua diversità ed eterogenità. Per questo vediamo positivamente la scelta del Comune di Torino di iniziare un percorso di coprogettazione che permetta di continuare, e aprire ancor di più, lo spazio di Corso Regina Margherita 47. Insieme a chi ha deciso di accompagnarci in questo percorso faremo in modo di effettuare i lavori propedeutici alla realizzazione della delibera comunale. Svolgere attività e iniziative in un contesto di sicurezza collettiva è da sempre stata una nostra prerogativa, nonostante i tentativi della Procura e della Questura di chiudere lo spazio.
Ci auguriamo che la coprogettazione e i lavori necessari avvengano nei tempi dettati dal “buon senso” proprio perché vogliamo che le attività che abitualmente si svolgono al piano terra e nel giardino possano riprendere il prima possibile. Per questo sospenderemo la programmazione delle serate musicali e culturali, con la promessa di farne un orizzonte reale. Temporaneamente faremo in modo che queste iniziative possano vivere nelle strade della nostra città e del quartiere. Sicuramente continueremo a partecipare alle numerose lotte e percorsi che da anni portiamo avanti in città.
A chi sui giornali si indigna e cerca di vedere gossip e spaccature interne, rispondiamo che per noi “si parte e si torna insieme” e che organizzarsi collettivamente è quanto di più lontano da quel che loro sono abituati a pensare appannaggio della “politica”. Noi ci sentiamo parte di un sogno collettivo che va ben al di là delle mura degli spazi che viviamo."
Il collettivo Vanchiglia non è coinvolto
Come è stata presa la notizia dal collettivo attivo in quartiere? Abbiamo voluto chiedere a Mirella Berardino, portavoce di diverse battaglie che i cittadini portano avanti da anni in particolare contro la movida selvaggia e l'inquinamento acustico in Vanchiglia.
"Il Comitato Vanchiglia non è coinvolto, ma la mia personale opinione è che in questo modo si voglia distrarre le persone dai problemi veri che affliggono il quartiere, come l'inquinamento acustico dovuto alla movida e la totale insicurezza notturna grazie alle indisturbate baby gang.
Insomma, mi sembra la costruzione di un alibi in vista della causa."
La destra dice "no"alla legalizzazione
La questione, tutt'altro che semplice, ha sollevato perplessità e feroci critiche fino all'apertura di una petizione su change.org per "bloccare il vergognoso progetto del sindaco".
Fabio Tassone, Segretario Cittadino della Lega di Torino:
"La Legalizzazione di Askatasuna: un dibattito necessario ma equilibrato. La recente decisione della Giunta comunale di Torino di procedere con la legalizzazione del centro sociale Askatasuna ha suscitato preoccupazione all'interno della Lega, come espresso dal Segretario cittadino Fabio Tassone. Sebbene riconoscendo le problematiche legate all'occupazione abusiva e agli episodi di violenza associati a Askatasuna, Tassone enfatizza la necessità di un dibattito ponderato e costruttivo che coinvolga la comunità, senza alimentare divisioni o sentimenti di contrapposizione. La questione Askatasuna è senza dubbio delicata e richiede un approccio misurato. È imperativo che questo tema venga affrontato nelle sedi appropriate, con il coinvolgimento attivo dei cittadini torinesi. Dobbiamo evitare di fomentare inutili tensioni che potrebbero creare ostacoli alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. È fondamentale che la discussione su Askatasuna avvenga a livello di Consiglio comunale, dove tutte le voci possano essere ascoltate in un contesto di rispetto reciproco."
Inoltre, Tassone esprime preoccupazione riguardo alle iniziative come il referendum, considerate da alcuni come strumenti di speculazione elettorale:
"Ricorrere al referendum per una questione così complessa e delicata come quella di Askatasuna non dovrebbe essere la prima scelta. Questo strumento, sebbene democratico, può rischiare di diventare un mezzo per fini speculativi-elettorali anziché una reale soluzione al problema. Prima di prendere decisioni così radicali, è essenziale esplorare tutte le vie di dialogo e confronto all'interno del Consiglio comunale."
Il Segretario cittadino della Lega invita la Giunta comunale e tutte le parti interessate a considerare un approccio più equilibrato e inclusivo, che possa garantire la sicurezza e il benessere di tutti i cittadini torinesi.
Augusta Montaruli, deputata torinese di Fratelli d'Italia:
"Se fosse vera la notizia della concessione di Askatasuna agli stessi occupanti che ne avrebbero fatto un presidio per studiare negli anni atti di inaudita violenza politica, saremmo di fronte alla più grave marcia indietro di una istituzione sul fronte della libertà, della democrazia e del pluralismo" a dichiararlo è la Vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli, che prosegue: "Mai una parola di pentimento o di scuse o di assunzione di responsabilità abbiamo ascoltato da Askatasuna. Ora il Comune di Torino, con il Sindaco Lo Russo, non si faccia influenzare da persone eccellenti rendendo farsa un tema cruciale e fondamentale come l’antiviolenza. In attesa che emergano spiegazioni puntuali sui criteri di assegnazione dello stabile, presenteremo oggi un’interrogazione urgente al Ministero dell'Interno, che considerati gli evidenti problemi di ordine pubblico e sicurezza costantemente creati dal centro sociale non può essere ignorato".
"Contro il vergognoso progetto del sindaco Lo Russo raccoglieremo in piazza le firme per un Referendum abrogativo cittadino - annunciano dal Comune il vice capogruppo di Fdi Enzo Liardo e il consigliere Ferrante De Benedictis, insieme a Montaruli -. Chiediamo ai torinesi di appellarsi con noi al Comune di Torino affinché questa scelta scellerata sia bloccata. Per questo lanciamo anche questa petizione on line su Change.org, con la quale chiunque potrà far sentire la sua voce e dire no alla legalizzazione della violenza politica". "Sul territorio da anni ci battiamo per lo sgombero, anche solo pensare di legalizzare Askatasuna è una vergogna" concludono la Capogruppo di FDI in circoscrizione 7 Patrizia Alessi e i consiglieri Domenico Giovannini e Francesco Caria.
Il partito della premier Giorgia Meloni ha già avviato una raccolta firme su Change.org per fermare le mosse sul centro sociale da parte della giunta Lo Russo.