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A Torino riapre il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di corso Brunelleschi

Era chiuso dal 2023 quando le rivolte degli ospiti e gli incendi da loro appiccati avevano distrutto la struttura rendendola completamente inagibile

A Torino riapre il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di corso Brunelleschi
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Questa mattina, lunedì 24 marzo 2025, dopo due anni di chiusura, riapre il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di corso Brunelleschi a Torino. Sempre per oggi potrebbero arrivare i primi migranti irregolari.

Perché era stato chiuso

Il centro torinese era stato chiuso nel 2023 dopo i danneggiamenti causati dalle rivolte di alcuni ospiti per le condizioni di trattenimento e per la morte di Moussa Balde, il 23enne della Guinea suicidatosi mentre era in isolamento nel Centro torinese. Per la sua morte si è appena aperto il processo, con imputati l'allora direttrice e il responsabile medico della società francese che all'epoca ne aveva la gestione.

Il Cpr riparte ora con una nuova gestione: oltre alle forze di polizia che si occupano degli aspetti di sicurezza, all'interno sono presenti gli operatori di Sanitalia, cooperativa torinese già attiva nel settore dell'accoglienza che si è aggiudicata il bando della Prefettura con un'offerta da 8,4 milioni di euro per un biennio di gestione, prorogabile per un terzo anno.

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Settimane di proteste contro il Cpr

Non sono mancate nelle settimane precedenti la riapertura le manifestazioni contrarie al Cpr, promosse da associazioni che si occupano di immigrazione.

Sabato 22 marzo 2025, in corso Brunelleschi è arrivata anche una copia della statua Marco Cavallo, simbolo della lotta per la chiusura degli ospedali psichiatrici negli anni Settanta.

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Così Alice Ravinale, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra in Consiglio regionale:

"Con la riapertura del Cpr, voluta dal governo nonostante l'opposizione del Comune e della cittadinanza, da lunedì a Torino ci saranno di nuovo persone private della libertà e di cui verrà calpestata la dignità solo perché straniere. Qui le persone sono umiliate e portate alla disperazione più atroce, e per sedare i trattenuti c'è un abuso costante di psicofarmaci".

Sempre sabato a Moncalieri circa 1.500 giovani si sono radunati nello stabilimento industriale dismesso ex Ilte di via Fortunato Postiglione, per un rave party a tema politico contro la riapertura del Cpr e altre misure di sicurezza recentemente discusse.

Diverse le denunce da parte delle Ong che da sempre sottolineano la "disumanità" di queste strutture. Una su tutte Amnesty International che sul tema ha in passato dichiarato:

“La Prefettura, con la complicità delle aziende, vuole ricostruire e riaprire il centro: ma noi non staremo a guardare, perché i Cpr sono luoghi di tortura e di privazione della libertà e dei diritti. Sono dispositivi di controllo volti a marginalizzare e criminalizzare le persone migranti senza documenti europei. Ci dicono che così rendono sicure le nostre strade, ma la  nostra idea di sicurezza sono strade ripulite dal securatismo. Dalla sorveglianza costante, dalla Polizia che esercita un potere arbitrario, violento e razzista."

Anche la città non era d'accordo con la riapertura

Ma anche il Comune di Torino, in passato, aveva chiesto di non ospitare più il CPR.

Il Consiglio comunale di Torino, del resto, il 13 marzo 2024 aveva approvato un ordine del giorno in cui si auspicava la chiusura definitiva, sottolineando come strutture di quel tipo non hanno niente a che fare con la sicurezza e impongono a chi vi viene trattenuto un’esperienza traumatica, che spesso interrompe percorsi positivi di integrazione e reinserimento.
Un tavolo di lavoro avviato dalla Garante e dall’Assessorato al Welfare, con la partecipazione di giuristi, medici e rappresentanti del Terzo settore, tutti impegnati nell’ambito dell’immigrazione, si era poi messo al lavoro per individuare misure preventive e alternative al trattenimento in detenzione amministrativa. La volontà della Città è però rimasta inascoltata.

I Centri di Permanenza per il rimpatrio e il governo Meloni

La riapertura del Cpr fa parte della strategia messa in campo dal governo Meloni per arginare il problema dell'immigrazione clandestina e prevede un potenziamento dei centri (arrivando all'apertura di un centro per regione) e all'aumento dei mesi di trattenimento nelle strutture.

I Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) nascono come "luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione". Cioè sono dei luoghi di detenzione per tutti coloro i quali entrano illegalmente in Italia e non hanno diritto all’asilo o alla protezione internazionale (per i quali, invece, è prevista la rete di accoglienza in attesa della definizione della domanda).

Con il decreto Cutro, in realtà, è stata aperta la possibilità del trattenimento del richiedente asilo durante la procedura accelerata di esame della domanda di asilo presentata alla frontiera al solo scopo di accertare il diritto ad entrare nel territorio dello Stato.

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