Lorusso e Cutugno

Nordio al carcere di Torino dopo che due detenute si sono tolte la vita. Ipotesi "trattamento differenziato"

Il ministro della Giustizia accolto nella struttura ha avanzato una proposta: proteste e richieste di sostegno da parte della polizia penitenziaria

Nordio al carcere di Torino dopo che due detenute si sono tolte la vita. Ipotesi "trattamento differenziato"
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Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella giornata di ieri - sabato 12 agosto 2023 - ha fatto visita al carcere Lorusso e Cutugno di Torino, dopo che due donne sono morte venerdì 11 agosto, una suicidandosi e l'altra dopo un periodo di rifiuto di alimentarsi. Al suo arrivo non sono mancate le proteste.

Nordio al carcere Lorusso e Cutugno

Due detenute morte a poche ore di distanza, entrambe - come emerge dai primi accertamenti - per un gesto volontario. La procura di Torino ha aperto due inchieste sulla fine di queste due donne: una delle quali rifiutava da giorni acqua e cibo; l'inchiesta è coordinata dalla pm Delia Boschetto. La donna, secondo i primi rilievi medici, sarebbe morta in conseguenza a uno squilibrio elettrolitico, dopo che aveva smesso di mangiare e di bere in segno di protesta per non potere vedere il proprio figlio. La detenuta, a quanto viene spiegato, veniva monitorata tutti i giorni ma si sarebbe talvolta rifiutata di farsi misurare i parametri vitali. Il 6 agosto avrebbe avuto un malore, uno svenimento, e anche in qual caso si sarebbe rifiutata sia di mangiare e bere che di accettare approfondimenti medici. Visitata il giorno prima di morire, sarebbe parsa lucida e orientata dal punto di vista psichico.

Carcere Lorusso e Cutugno

L'altra si è impiccata nel penitenziario e il fascicolo che la riguarda è in mano alla pm Chiara Canepa. Presenti anche in questo caso i monitoraggi: sembrerebbe fossero emersi problemi psichici. Entrambe le inchieste sono per istigazioni a delinquere. La scelta di questa ipotesi di reato è "tecnica", ovvero necessaria per potere eseguire l'autopsia su entrambi i corpi.

"Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia ogni volta. Stamane abbiamo ascoltato tutte le proposte. Cercheremo quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. C'è una situazione intermedia che può essere risolta con l'utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi", ha detto Nordio al termine della sua visita.

Un trattamento "differenziato"

I condannati con pene brevi da scontare per reati bagatellari che non destano allarme sociale sono coloro per cui il ministro della Giustizia pensa a un trattamento detentivo differenziato da realizzarsi nelle caserme dismesse. Stime ufficiali ancora non ce ne sono ma si tratterebbe di alcune migliaia di detenuti. Il progetto partirà dal basso: saranno i singoli provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria a contattare le articolazioni del demanio e del ministero della Difesa a livello territoriale per una ricognizione delle caserme disponibili, in vista di un piano nazionale.

"Bisogna garantire l'umanità del detenuto e il trattamento rieducativo", ha sottolineato Nordio. "È una manifestazione di vicinanza del ministro e del suo staff sia in questo momento di dolore, ma anche di vicinanza alla direzione e alla polizia penitenziaria che soffre di gravi carenze di organico e di difficoltà operative che sono da subito, dall'inizio di questo governo, all'attenzione massima del ministero. Ringrazio sindaco di Torino con cui avevamo concertato da tempo un incontro e che poi abbiamo anticipato dati i fatti".

Il ministro Nordio

Antigone a Nordio: 'Servono misure alternative"

il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ha replicato a Nordio:

"Il ministro è tornato a proporre alcune soluzioni che da tempo sia lui che altri esponenti del governo avevano avanzato. In particolare ha parlato ancora una volta di edilizia penitenziaria e, ancora una volta, va ribadito che non servono più carceri, ma servono carceri piene di attività e attenzione per le persone detenute. Oggi in tutte le strutture si registrano assenze di personale: dai direttori, agli agenti penitenziari, agli educatori, fino a medici, psicologi, psichiatri, mediatori culturali. In questo modo chi è in servizio fa fatica e le persone detenute non possono ricevere le attenzioni che richiederebbero e nei tempi certi che meriterebbero".

Sappe: Nordio attivi tavolo permanente sulle carceri

"Invito il ministro Carlo Nordio ad attivare, da subito, un tavolo permanente sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la polizia penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale. La seconda detenuta che si è tolta la vita, per esempio, era arrivata a Torino da Pontedecimo anche perché aveva aggredito il personale per due volte. Una di queste azioni a seguito di sventato suicidio da parte della polizia penitenziaria", ha spiegato Donato Capece, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe.

Leo Beneduci, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Osapp, affonda sul ministro:

"Tralasciamo di considerare la proposta dell'uso delle caserme dismesse, che per chissà per quale sorta di intervento divino potrebbero funzionare senza personale e senza adeguata formazione degli eventuali addetti. Da ex magistrato Nordio sembrerebbe guardare solo alle aule di giustizia, perché quello che accade dopo il processo non risulterebbe toccarlo. Né tantomeno il Guardasigilli risulta tener conto che quanto accade dopo la condanna, ovvero l'andamento del carcere, in Italia è quasi sempre propedeutico a nuovi reati e nuovi processi al pari di un serpente che non cessa mai di mordersi la coda. Se l'attuale realtà penitenziaria è connotata da risse, aggressioni, tossicodipendenze e malattie mentali, oltre alla costante morsa della criminalità organizzata, le conseguenze non possono che essere come le ultime. La polizia penitenziaria, praticamente abbandonata a se stessa, continua a mandare avanti il baraccone con il 20% di organico in meno e il 30% di detenuti in più, auspicando che non debbano essere ulteriori morti e feriti nelle carceri a risvegliare la politica dal trentennale torpore".

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