Ha legato un cane all'albero e l'ha ucciso a colpi di fucile
Resta solo una domanda di fronte a tanta crudeltà e spietatezza: perché?
Una storia agghiacciante, di una brutalità che spesso pensiamo sia lontano anni luce dai giorni nostri ma che invece si nasconde nei silenzi di chi non denuncia e negli orrori di chi perpetua quotidianamente violenza sugli animali. Due giorni fa, domenica 27 settembre 2020, nei boschi torinesi è stato ritrovato il cadavere di un cane giustiziato da mano - per ora - ignota. Ucciso con colpi di fucile dopo essere stato legato ad un albero.
La macabra scoperta di una passante
A ritrovare il corpo senza vita dell'animale è stata una passante: la donna stava facendo una passeggiata in via Santa Maria a Vigone, lungo il corso del Pellice, con il suo cane che, sentito un odore forte, si è fiondato nella sterpaglia del bosco seguendo la traccia di quello che si è scoperto poi essere la carcassa di un cane.
La denuncia alle Giacche verdi
La passante ha deciso di dare l'allarme - nonostante un conoscente l'avesse invitata a "farsi i fatti propri" - e sul posto sono intervenute le Giacche Verdi, unitamente ai veterinari dell'Asl e ai Carabinieri Forestali.
Secondo i primi rilievi si tratta di un cane di taglia grossa di circa due anni, morto da almeno 48 ore. La carcassa era stata gettata tra i cespugli, forse nella speranza che nessuno la trovasse. Il cane al collo aveva ancora la corda utilizzata dal suo aguzzino per tenerlo legato all'albero, in modo che non potesse né scappare né difendersi. Quella utilizzata per non lasciargli alcuno scampo, nessuna possibilità che qualcuno potesse salvarlo, per prendere meglio la mira e premere vigliaccamente il grilletto.
Nonostante sia obbligatorio per legge microchippare tutti i cani di proprietà, il cane ucciso era ovviamente sprovvisto di microchip: questo rende difficile l'identificazione del proprietario e, di conseguenza, la ricostruzione di una pista che porti a scoprire chi ha commesso questo vile atto.
Legato e ucciso a colpi di fucile
L'animale prima di morire è stato colpito da due colpi: uno in fronte e uno ad una spalla, oltre ad essere stato ferito ad un orecchio. Sul luogo del ritrovamento però è stato rinvenuta una sola cartuccia di un fucile. Il primo colpo è stato sparato altrove? Il cane è stato ferito e poi, agonizzante, è stato trasportato nel bosco, legato e ucciso?
A queste domande dovranno rispondere gli inquirenti: va ricordato infatti che l'uccisione di un animale è un reato e che, secondo l'art. 544 bis del nostro codice penale, è previsto che chiunque, per crudeltà o senza necessità - come in questo caso - cagioni la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.
Troppe violenze su animali innocenti
In Italia, nel 2020, è inutile continuare a pensare che la violenza sugli animali sia superato. Seppur indubbiamente il sentimento comune sia ben più accogliente nei confronti degli animali, specialmente quelli domestici, e seppur ci siano norme che prevedono espresse sanzioni e pene per chi attua violenza sugli animali, c'è ancora tanta ignoranza e tanta violenza da combattere.
Basti pensare al caso di questa estate del cane gettato nel lago legato ad una zavorra e fatto affogare dal suo proprietario: vogliamo continuare a far finta di niente o si inizia ad affrontare seriamente il problema?
Giordana Liliana Monti
Suv travolge turisti nelle Langhe: chi è la 67enne di Torino uccisa (l'investitore rischia 18 anni)