Censimento del lupo: in 170 sulle tracce del predatore per capire come tenerlo lontano
Dopo i numerosi episodi di attacchi sanguinari (anche nei centri abitati) la Regione Piemonte intende prendere decisioni ragionate.
Monitoraggio censimento del lupo: la Regione Piemonte ha raccolto i dati per capire come bisogna muoversi. Lo scorso inverno è stato terribile per quanto riguarda la presenza del predatore nelle zone di collina e bassa montagna, fino a lambire anche le pianure con attacchi a greggi o animali isolati.
Blitz sanguinosi
Blitz sanguinosi che destano sempre molto scalpore, come nel caso accaduto a Meana di Susa quando due lupi sono stati ripresi dalle telecamere mentre sbranavano un capriolo in piazza. In altri luoghi, sempre fra ottobre 2020 e marzo 2021, i lupi si sono spinti fino alle abitazioni in cerca di cibo: quando hanno trovato pollai o recinti con bestiame dentro, non ci hanno messo molto ad attaccare e mangiarsi gli animali. I casi del genere sono stati molti. Ecco perché la Regione Piemonte ha dato il via a un monitoraggio (in collaborazione con le regioni alpine dell'Unione Europea) onde capire come ci si debba comportare in futuro. Piani di contenimento? Abbattimenti controllati? Cattura e trasferimenti forzati degli esemplari presi vicino ai centri abitati? Ipotesi, per il momento.
Segni di presenza
Di sicuro a fine marzo si è conclusa la raccolta sistematica dei segni di presenza del lupo nel territorio della Città Metropolitana di Torino, che costituiva la fase 1 del primo monitoraggio nazionale della specie lanciato nell’autunno 2020 dal Ministero dell'Ambiente. Mentre è in corso la fase 2, che prevede la validazione e l’archiviazione dei campioni biologici da inviare ai vari laboratori di genetica di riferimento, si può fare il punto su come si sono svolte nei mesi scorsi le operazioni in Piemonte. Grazie al progetto europeo è stata creata una rete di Enti e di volontari che collabora alle attività di campo per la raccolta di segni indiretti della presenza del lupo, animale difficile da avvistare ma che lascia tracce che possono essere rilevate dal personale del network debitamente formato. Le tracce che vengono rilevate sono costituite da escrementi, impronte sulla neve, resti di prede. Il monitoraggio viene svolto in modo sistematico e calendarizzato da ottobre a marzo.
Le zone tracciate
Nel caso del territorio della Città Metropolitana di Torino è stata monitorata la porzione della catena alpina che va dalla Val Pellice al Canavese e quindi dal confine con la Provincia di Cuneo (anch’essa interessata dalla forte presenza di lupi) a quello con la Valle d'Aosta. Per la prima volta, oltre ai territori alpini, sono stati monitorati quelli collinari tra Chivasso e Chieri, il Parco della Mandria e la zona di Ivrea.
Sono state ben 170 le persone coinvolte nell’attività, tra personale di vari Enti, Carabinieri forestali, guardia-parco, agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, Guardie ecologiche volontarie, indipendenti o appartenenti ad associazioni come la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, il Wwf e il Cai, il personale dei Comprensori Alpini. Sono stati individuati un totale di 1.150 chilometri da percorrere, la maggior parte dei quali monitorati a piedi una volta al mese per sei mesi, con l'obiettivo di raccogliere i segni di presenza. Oltre ai segni materiali, sono stati raccolti dati fotografici e video, sia occasionali che derivanti dal monitoraggio censimento sistematico del lupo con l'impiego delle foto-trappole.
Branchi e territorio
L'obiettivo del monitoraggio è la stima della consistenza numerica dei branchi e della loro distribuzione sul territorio. Tutte le informazioni sono utili per chiarire nel tempo le dinamiche dei branchi e la loro configurazione spaziale, partendo dal presupposto che un singolo branco occupa un territorio che ha un’estensione variabile tra i 100 e i 200 chilometri quadrati. I dati raccolti in campo durante l'inverno comportano un successivo lavoro di alcuni mesi da parte dei ricercatori, poiché devono essere processati, analizzati geneticamente e sintetizzati in report tecnico, che presumibilmente sarà disponibile verso la fine di quest’anno. Un primo bilancio potrebbe essere costituito dalla distribuzione dei segni di presenza sul territorio. Cambieranno probabilmente i dati sulla consistenza numerica e la distribuzione della specie, poiché l'area monitorata quest'anno è più ampia di quella considerata fino al precedente censimento del lupo 2018.