Dalla Questura di Torino

Violenza sulle donne: cinque storie simbolo

Il 25 novembre 2020 è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne: cinque storie simbolo di maltrattamenti domestici e botte.

Violenza sulle donne: cinque storie simbolo
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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: le storie simbolo. Il 25 novembre 2020 si ricordano tutte le vittime di maltrattamenti domestici e di femminicidio. Affinché la violenza di genere non possa più proliferare e non sai mai più accettata. Per dirlo chiaro: chi picchia o maltratta una donna fa schifo. Così lo capiscono proprio tutti!

Iniziative pubbliche, ma non basta

Il Comune di Torino ha approvato il posizionamento di due panchine rosse, a ricordo di tutte le donne vittime di violenza, nella sala d’attesa di Palazzo Affari e nel cortile di Palazzo Birago. Ma non basta. Bisogna mobilitarsi tutti, uomini e donne, bianchi e neri, poveri o ricchi, tutti insomma per dire finalmente basta alle violenze di genere. La donna non è una "proprietà". La donna non deve "ubbidire". La donna non va "punita". Anzi: bisogna rispettare le donne in quanto persone, difenderle ed ascoltarle. Ma soprattutto, come si diceva una volta, le donne non si picchiano neanche con un fiore.

Anche la Questura di Torino, dove lavorano come poliziotte molte donne e dove spesso arrivano le storie di vittime di violenza , vuole testimoniare la propria sensibilità. Con alcune storie simbolo di violenza sulle donne, emblematiche, che fanno venire davvero la pelle d'oca. Eccole.

Le "scarpette rosse", un'altra iniziativa per dire no alla violenza contro le donne

Storie emblematiche da pelle d'oca

Federica ha scoperto che il suo convivente fa uso di droga. Il suo carattere è cambiato e sta diventando sempre più aggressivo. Le chiede in continuazione soldi che lei fa fatica a dargli. Una mattina, accecato dall’ira per il suo rifiuto, dopo aver preso a calci il cane, la colpisce all’orecchio con un manico di scopa, causandole un trauma cranico e lesioni all’apparato acustico. Fathima è incinta (del terzo figlio). Suo marito da un po' di tempo è diventato aggressivo e quando si arrabbia la insulta, la denigra e rompe gli oggetti di casa. Anche quel giorno, per un banale litigio, ha infranto il vetro della porta. Poi se la prende con lei: tirandola per i capelli, la scaraventa a terra sopra i cocci di vetro infranto e la schiaffeggia.

Dolores subisce continue aggressioni del marito. Un giorno, mentre parla al telefono con un’amica, lui la strattona per sapere con chi parla. Lei cerca di allontanarlo e lui allora le dà una testata causandole la rottura del setto nasale (prognosi di 20 giorni). Sofia è a casa del suo fidanzato. Hanno litigato e lei non vuole avere rapporti sessuali.  Lui la spinge sul letto, si mette a cavalcioni su di lei e la colpisce sul volto e sul ventre causandole un trauma cranico e contusioni all’addome. Svetlana conosce un suo connazionale con il quale ha un figlio. Lui però beve e quando è ubriaco diventa violento. Una sera lui afferra la pentola che è sul fornello piena d’acqua bollente e gliela tira addosso. Fortunatamente Svetlana riesce a scansare il getto. L'uomo, ancora più arrabbiato, la colpisce con calci e pugni. Incurante delle urla e del fatto che il bambino lo sta guardando mentre picchia la sua mamma!

Violenza domestica piaga sociale

Sono cinque casi, veri, di violenza domestica declinata in tutte le sue forme. Fisica, psicologica, sessuale ed economica, giunti negli ultimi mesi all’attenzione della Divisione Polizia Anticrimine della Questura, grazie all’intervento delle volanti chiamate ad intervenire, qualche volta dalle stesse vittime, altre volte dai vicini di casa. I compagni di queste cinque donne sono stati "ammoniti" dal Questore di Torino oltre che denunciati per le aggressioni. Purtroppo, spesso non basta ammonire o "catechizzare" questi mezzi uomini che pensano di essere forti solo perché picchiano le loro donne.

Tuttavia questo istituto permette di intervenire anche quando la vittima non vuole denunciare (per paura di ritorsioni o per ignoranza). L’ammonimento è infatti un provvedimento di diffida la cui efficacia è stata comprovata dall’esperienza. Esso prevede anche di inviare l’aggressore a seguire un percorso di recupero (gestione delle emozioni) mentre la vittima viene invitata ad usufruire dei servizi legali e psicologici frequentando un centro antiviolenza.

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