una piccola speranza

Olimpiadi 2026: per la pista da bob di Cesana non è ancora detta l'ultima parola

Francesco Avato, presidente della Fondazione 20 Marzo 2006, che ha in carico il patrimonio di Torino 2006, vuole chiedere una moratoria al Governo

Olimpiadi 2026: per la pista da bob di Cesana non è ancora detta l'ultima parola
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Ieri, 16 ottobre 2023, è arrivata la conferma della decisione di spostare le gare di bob all'estero, tradotto: non ci saranno competizioni né a Cortina, né tantomeno a Cesana Torinese dove da tempo si auspicava un recupero della vecchia pista utilizzata nelle Olimpiadi invernali del 2006.

Il caso della pista da bob

Il caso della "pista da bob" - che ad un primo momento sembrava interessare solo veneti, lombardi e piemontesi - ormai sta appassionando tutta Italia perché, diciamolo, l'idea che alcune competizioni di Cortina 2026 non si svolgano sul suolo nazionale pare una beffa, così come il pensiero che vengano usati soldi dei contribuenti italiani per investimenti all'estero.

La pista di Cesana, oggi versa in un totale stato di abbandono, con valutazioni tecniche alla mano, ha spiegato il Ministro dello Sport Andrea Abodi, i costi di ripristino sarebbero altissimi: si parla di 30 milioni di euro. In poche parole: non ne vale la pena.

La pista di Cesana Pariol durante i Giochi Olimpici del 2006

Ma allora sono davvero finiti i sogni di gloria della pista di Cesana Pariol? Non del tutto, almeno per Francesco Avato, presidente della Fondazione 20 Marzo 2006 che ha in carico il patrimonio di Torino 2006, che a La Stampa spiega di essere al lavoro su un dossier che evidenzia come, invece, i costi per riqualificare la pista di bob di Cesana siano inferiori a quanto stanziato per Cortina.
Avato vuole chiedere al governo una moratoria prima di confermare che le gare si svolgeranno all’estero. A Cortina, aggiunge, sono serviti quattro anni per capire che non si poteva fare il bob in Veneto. Insomma, qualche ora in più al Piemonte la si potrebbe concedere.

Intanto però la delusione è palpabile a partire dal Presidente della Regione Alberto Cirio che ieri ha dichiarato:

"E’ evidente che se le Olimpiadi Italiane dovessero svolgersi in un impianto all’estero sarebbe una sconfitta per tutta l’Italia".

E prima del bob... c'era il pattinaggio

Ma questo non è il primo no che la Regione Piemonte si sente dire. Prima del bob, infatti, c'è stato il pattinaggio.

Solo qualche mese fa al centro delle polemiche c'era l'Oval di Torino. Un impianto esistente e collaudato durante le Olimpiadi del 2006, ma ovviamente da rinnovare, un intervento fortemente voluto da Cirio e sponsorizzato anche dal vicepremier Matteo Salvini.

Anche in quel caso si guardò altrove, fortunatamente rimanendo entro i confini nazionali, scegliendo la Fiera di Rho: un’infrastruttura temporanea, da montare e smontare dopo i Giochi.

D'altra parte lo stesso sindaco di Cesana Torinese, Roberto Vaglio, ha sempre dato la disponibilità dell'impianto chiedendo però certezze sul dopo Olimpiadi e in particolare chiedendone la demolizione subito dopo la manifestazione.

Dove si terranno le competizioni

A questo punto rimane un grande quesito, se le gare non saranno su suolo italiano dove si terranno? La risposta prova a darla Luca Zaia, presidente del Veneto, all'agenzia stampa askanews, ma a quanto pare, nonostante emergano sempre gli stessi nomi (Innsbruk e St Moritz) per il momento si continua a brancolare nel buio:

Ho letto anche dichiarazioni che, secondo me, fanno sorridere.’Cesana: il Piemonte vuole 30, 40 milioni per riattivarla per poi macinarlo. Vuol dire buttare 30, 40 milioni per poi fare la bonifica finale. St Moritz: dicono che non va bene perchè non è un bob in muratura, è in blocchi di ghiaccio e quindi sembra che la pista non sia a norma rispetto ai regolamenti del Comitato Olimpico internazionale. Innsbruck: finalmente abbiamo capito cos’era tutta l’operazione perché alla fine volevano un affitto che costava 12-15 milioni, più tutte le strutture che avremmo dovuto fare come il villaggio olimpico e in più, l’ha scritto il sindaco di Innsbruck, non ci sono tutti i soldi di copertura per mettere mano all’opera. Quindi, quanto gli manca? 30, 40 milioni. Veramente non ho la più pallida idea di dove andrà la pista. Andrà negli Stati Uniti, in Cina, andrà a Losanna, non lo so.

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