Vibrante polemica all’Università di Torino: l’ateneo vorrebbe vietare agli studenti collegati online di esporre il crocifisso durante esami e lezioni in remoto. Cioè: chi ha il crocifisso appeso al muro nella propria cameretta lo deve togliere? Un attacco alle libertà religiose di ciascuno o la volontà di… “ripulire” le aule virtuali esasperando il laicismo della pubblica istruzione? Il dibattito è aperto, ognuno ha la sua opinione e le prese di posizione non mancano.
Niente simboli politico-religiosi
Sotto accusa, oltre al diritto di culto e alle convinzioni personali (religiose) di ciascuno, anche alcune modalità informatiche che non piacciono a molti studenti. L’Università mette dunque all’indice bandiere e simboli politici, ma anche i simboli religiosi e le riproduzioni di santi.
La lista delle nuove disposizioni è lunga e comprende, come si diceva, anche alcuni accorgimenti informatici. Bisogna tenere acceso il microfono del pc per evitare i suggerimenti di nascosto e bisogna installare un software di controllo (si chiama “proctoring” e rende difficile imbrogliare durante gli esami online).
Ma c’è anche l’obbligo di rendere l’inquadratura neutrale dal punto di vista politico e religioso. Niente bandiere appese in cameretta con simboli di partito o immagini politicizzate (l’immagine del Che Guevara piuttosto che il “testone” del Duce). Vietato anche però inquadrare simboli politici e religiosi.
Destra e sinistra sono d’accordo
Le nuove regole, che devono ancora essere varate formalmente, hanno scatenato una vera e propria bufera. E, per una volta, gli esponenti studenteschi di destra e sinistra sono d’accordo nel criticare questa iniziativa.
L’associazione Studenti Indipendenti (sinistra) rifiuta il nuovo codice per gli esami da remoto. Il regolamento non tutelerebbe dal digital divide e dal recupero degli esami persi. Insomma, servirebbe “solo a tranquillizzare i docenti”. Da parte loro gli studenti di destra sottolineano “la libertà degli studenti all’interno delle loro case”. Così Enrico Forzese di Fratelli d’Italia:
“È inaccettabile che l’Università colga l’occasione per attaccare i simboli più sacri della nostra tradizione religiosa impedendone l’esposizione persino nelle abitazioni private. Chiediamo che l’ateneo prenda le distanze da questo provvedimento scellerato che sarebbe un insulto alla nostra cultura e tradizione, oltre che una gravissima violazione della libertà di culto degli studenti”.
L’UniTo puntualizza però che il regolamento “è una bozza messa in discussione e che potrà cambiare”. Ma la questione dell’Università di Torino e del crocifisso da non esporre online non mancherà di far discutere ancora.