"Un reattore nucleare? Non avrei problemi ad averlo a Torino", parola di Ministro
Al momento sono quattro gli impianti presenti in Italia, ma tutti in fase di dimissione
A margine del convegno romano iWeek: Nucleare, si può fare? il Ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin si dice assolutamente favorevole ad ospitare un reattore nucleare a Torino e in un futuro decisamente vicino visto che si parla del 2032. Tempi quindi brevissimi, ma realizzabili solo superando dibattiti ideologici ed eventuali referendum.
Un reattore anche a Milano: il sogno di Salvini
E' della stessa idea il ministro e vicepremier Matteo Salvini che il reattore invece lo vorrebbe a Milano convinto che si tratti di energia pulita, sicura e costante.
Per Salvini quindi il prossimo futuro potrebbe davvero far coincidere nel 2032 diversi "goal": il primo treno passerà per la Torino-Lione. Lo stesso anno il primo treno viaggerà da Bolzano a Innsbruck in 25 minuti e un altro treno passerà sul Ponte sullo Stretto. Nel 2032 ci sarà anche il primo treno della metro che a Roma unisce l'altare della Patria con Roma Nord.
Su questo argomento c'è la massima convinzione da parte di tutto il governo ha sostenuto Pichetto Fratin che nel corso del convegno ha citato anche i recenti sondaggi: la ritrosia c'è sempre, ma sembrerebbe che il Paese, grazie ai giovani, si stia aprendo all'eventualità.
Per quanto riguarda la Regione, stando alle parole del suo governatore, Alberto Cirio, già l'anno scorso era chiara l'intenzione di candidarsi ad ospitare la prima centrale nucleare di nuova generazione a livello nazionale.
Il governatore aveva infatti dichiarato:
Oggi i benefici vanno solo ai francesi, i rischi invece sono per tutti. Servono poteri speciali come è avvenuto per il Ponte Moranti, non per noi governatori ma per chi deve fare le cose.
L'apertura della Regione al nucleare si è subito scontrata contro molti oppositori sul territorio e la messa in pratica di questo progetto non si preannuncia per niente facile in una regione che, da anni, ha dei relitti nucleari, che tiene sul fiato sospeso moltissimi cittadini in merito ai pericoli che corre il vicino corso d'acqua e la zona circostante.
Ma esattamente di nucleare in Italia quanto ne abbiamo e dove?
Il nucleare in Italia
Al momento sono quattro gli impianti presenti in Italia, ma tutti in fase di dimissione.
Uno ce l'abbiamo proprio in Piemonte e si trova a Trino, in provincia di Vercelli (la vedete nell'immagine di copertina), un'altra a Caorso (Piacenza), poi ci sono quelle di Latina e Sessa Aurunca, nel Casertano.
La più grande delle quattro è quella situata in provincia di Piacenza: progettata ed edificata negli anni '70, ha una potenza di 860 megawatt prodotta da un impianto di seconda generazione di tipo BWR (Boiling Water Reactor).
Nel 1980 il governo decise di cambiare politica energetica e non proseguire sulla strada basata sul nucleare. A far chiudere definitivamente il programma fu l'esito dei due referendum avvenuti nel 1987 e nel 2011.
Ma esiste anche il nucleare pulito
La notizia era rimbalzata un po' ovunque alla fine dell'anno scorso, ma pare essere al momento dimenticata, vediamo perché.
Nel 2022 in California è stata realizzata, per la prima volta nella storia, la fusione nucleare.
La fusione nucleare punta ad ottenere una produzione di energia che imita le reazioni che avvengono nel cuore delle stelle ed è per questo considerata più ecologica rispetto alla fissione nucleare perché genera quantità minori di radiazioni e scorie più facili da gestire.
Gli scienziati stimano che ci vorranno non meno di trent'anni prima che l'uso commerciale della nuova fonte pulita sia realtà (altro che 2032!).
Come funziona la fusione nucleare
A differenza dell'energia da fissione nucleare, prodotta - per intenderci - nelle centrali atomiche con la pericolosa scissione di un nucleo pesante in due più leggeri e il problema delle scorie, quella da fusione riproduce il processo che avviene nelle stelle e nel Sole, con la combinazione senza rischi di due nuclei leggeri in un nucleo pesante. Ed è più ecologica rispetto alla fissione nucleare perché genera quantità minori di radiazioni e scorie più facili da gestire. Come combustibile si usa l'idrogeno, praticamente inesauribile.
Si avvicinano due nuclei fino a farli fondere tra loro a densità e temperature altissime per superare la repulsione elettromagnetica. In questo modo si trasforma l'energia della reazione in elettricità senza emettere carbonio nell'aria o produrre scorie radioattive da smaltire nell'ambiente. Altro immenso vantaggio: i rifiuti netti della fusione sono milioni e milioni di volte inferiori a quelle delle fonti di energia fossile.
Insomma, la strada giusta è stata tracciata, e forse i bambini di oggi ne vivranno i benefici perché serviranno decenni per ricreare la reazione su larga scala e per mettere a punto macchinari capaci di trasformarla a costi sostenibili in elettricità da mettere in rete.