La Regione Piemonte apre al nucleare come fonte energetica
Cirio: "La centrale di nuova generazione la ospitiamo noi".
In Italia, nonostante ci siano stati ben due istituti referendari (nel 1987 e nel 2011) che hanno ribadito un secco "no" al nucleare, dopo undici anni si torna a discutere di questa tematica che da una parte fa sorridere chi vuole continuare a riempire l'Europa di centrali nucleari e dall'altra fa storcere il naso al mondo degli ambientalisti o semplicemente a coloro che vogliono impiegare altre tecnologie per la produzione di energia.
L'apertura della Regione Piemonte
La Regione Piemonte, guidata dalla giunta di centro-destra e in particolare dal forzista Alberto Cirio, apre al nucleare come fonte energetica. Una scelta che si scontra, come dicevamo, contro molti oppositori sul territorio regionale e la messa in pratica di questo progetto non si preannuncia per niente facile in una regione che, da anni, ha dei relitti nucleari (come l'ex centrale di Trino Vercellese), che tiene sul fiato sospeso moltissimi cittadini in merito ai pericoli che corre il vicino corso d'acqua e la zona circastante. Basti anche vedere cos'è successo nei mesi scorsi in merito alla possibilità di costruire in alcuni comuni della Regione nuovi depositi nucleari dove stoccare i rifiuti radioattivi.
Il presidente Cirio, nei giorni scorsi, è intervenuto sulla "questione nucleare" davanti agli imprenditori cuneesi e ha ribadito:
«Oggi i benefici vanno solo ai francesi, i rischi invece sono per tutti. Servono poteri speciali come è avvenuto per il Ponte Moranti, non per noi governatori ma per chi deve fare le cose».
L'insediamento del nuovo governo Meloni su questo fronte dovrebbe agevolare le richieste della giunta Cirio e degli imprenditori favorevoli al nucleare, visto che molti ministri (tra cui quello dell'Ambiente) parla piemontese.