La questione delle dimissioni da vicepresidente del M5s di Chiara Appendino continuano a far discutere il mondo della politica, ma anche l’opinione pubblica circa il futuro del soggetto politico creato dal comico Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che ora ha come leader l’ex presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.
L’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, lo scorso 18 ottobre ha precisato sul suo profilo social:
“Il Movimento 5 Stelle mi ha accolta quando ero poco più di una ragazza. È qui che ho imparato a mettermi al servizio della mia comunità. È, e resterà sempre, la mia casa politica. Ed è proprio per amore di questa casa che ho deciso di rimettere il mio incarico di Vicepresidente del Movimento 5 Stelle. Non è una scelta leggera, è una scelta sofferta. Ma in una politica dove troppi restano aggrappati alla poltrona, noi del Movimento 5 Stelle ragioniamo secondo altri schemi. Perché lo faccio? Perché voglio dare un segnale politico: dobbiamo aprire una discussione vera e invertire la rotta. E perché non sono mai scappata dalle mie responsabilità, soprattutto quando è in gioco la nostra comunità. Dopo l’ennesimo risultato deludente alle regionali, non possiamo continuare a dirci che è tutto normale e che va tutto bene. Il problema non è fuori da noi.
Il problema è nella nostra identità, nella direzione politica, nel modo in cui stiamo parlando – o non parlando – al Paese. Abbiamo il dovere di guardarci dentro. Perché mentre la destra governa male, il carovita divora stipendi e pensioni, le imprese soffocano sotto il peso dei dazi e l’economia arretra, il Movimento 5 Stelle non riesce a intercettare chi si sente ai margini, a trasformare la rabbia in speranza e voglia di riscatto. E questo non è normale. La colpa non è mai degli elettori: è nostra, quando smettiamo di rappresentarli.
Ho creduto – e credo ancora – nel progetto dei progressisti indipendenti: un Movimento libero, coerente, radicale nei valori e indipendente nelle scelte. Ma quella spinta oggi sembra essersi esaurita. Siamo diventati troppo attenti agli equilibri interni, troppo preoccupati degli accordi di palazzo, troppo distanti dalle persone e dai nostri principi.
E non è neanche una questione di alleanze in sé. È questione di come ci stiamo dentro. Perché non possiamo essere, allo stesso tempo, l’alternativa al sistema e il puntello del sistema. Se ci normalizziamo, smettiamo di essere ciò che siamo nati per essere.
Il nostro compito non è portare acqua al mulino di un sistema che siamo nati per combattere, ma dare voce e ascolto a chi vive nei mercati, nelle periferie, davanti ai cancelli delle fabbriche, ai piccoli imprenditori e alle partite IVA.
La nostra sfida non può essere snaturarci per conquistare qualche posto di potere in più. La nostra sfida è riconquistare la fiducia di chi non vota più, di chi ha smesso di credere che la politica possa servire a qualcosa.
Ogni giorno tantissimi attivisti, consiglieri e parlamentari lo fanno con dedizione. Ma dobbiamo chiederci perché chi si sente tradito dalla politica non riconosce più in noi la speranza di un cambiamento.
Forse abbiamo paura di essere radicali. Forse ci siamo dimenticati come andare controcorrente.
Ma il Movimento 5 Stelle non è nato per adattarsi, è nato per rompere gli schemi, anche quando il mainstream prova a farci abbassare la testa.
E una cosa è certa: senza radicalità non c’è cambiamento. Solo un Movimento 5 Stelle con le mani libere, con una forte identità, può essere davvero parte di un fronte progressista capace di cambiare le cose e battere la destra di Meloni. E solo se sapremo di nuovo rappresentare chi oggi si sente invisibile, potremo tornare a cambiare il Paese. Ma prima dobbiamo avere il coraggio di cambiare traiettoria. Io ci sarò, con la stessa passione e lo stesso impegno di sempre. Insieme, nella nostra casa comune.Viva il Movimento 5 Stelle!”
I punti di vista
Nei giorni scorsi, sulla vicenda sono intervenuti anche Antonino Iaria deputato del M5S ed ex assessore all’Urbanistica di Torino durante il mandato della giunta Appendino, e Valentina Sganga, attuale consigliera del M5s in Comune.
Le parole di Iaria su Facebook:
“Il #campolargo, da qui a due anni, non ha i numeri per battere la #Meloni. Lei non scende nei sondaggi, quindi c’è qualcosa che non va nella nostra azione politica? Sì. Possiamo discuterne all’interno del Movimento? Sì, e lo facciamo. Possiamo dire che se il Movimento 5 Stelle non cresce, non si vince? Sì. Possiamo dire, cari “campi larghi”, che dobbiamo specializzarci nel parlare non solo ai nostri elettori, ma anche di temi di cui nessuno parla? Sì, possiamo. Possiamo dire che il campo largo è “stantio” senza essere accusati di voler far vincere le destre? Si. Possiamo dire che non è una bestemmia per il Movimento riparlare di nuove versioni 2.0 di #redditodicittadinanza, incentivi alle imprese, #superbonus, futuro ed ecologia, riprendendo ciò che ha funzionato e correggendo ciò che non ha funzionato? Sì, è possibile. Ed è l’unica strada per far percepire di nuovo il Movimento come innovatore politico, quale è. Come vedete, non ho parlato di persone né di leader. Perché ci si appiattisce sempre su questi aspetti, che a me interessano poco. A me interessa che il Movimento 5 Stelle, alle prossime politiche, sia il partito che — con la forza dei numeri, che adesso non ha — dia la garanzia a chi ci vota che le cose cambieranno. Lo abbiamo già fatto in passato. E possiamo farlo ancora”.
Valentina Sganga sempre sui social:
“Stai con Appendino o stai con Conte?” È la domanda che mi è stata più posta in queste ore. Ma non è il momento di scegliere da che parte stare dentro al MoVimento 5 Stelle— è il momento di ricordarci da che parte siamo nel Paese. Io sto dalla parte di chi lavora e non ce la fa più con stipendi fermi e prezzi alle stelle. Sto dalla parte di chi non si rassegna a un mondo che spende miliardi in armi mentre un genocidio si consuma davanti ai nostri occhi. Sto dalla parte di chi crede che giustizia sociale e ambientale siano la stessa battaglia. Sto dalla parte di chi pensa che la politica debba tornare nei territori, tra le persone, a rappresentare davvero chi oggi non si sente rappresentato. Sto con Roberto Fico, che spero vinca in Campania incarnando le speranze di chi crede ancora in una politica pulita. E non starò mai dalla parte di una destra che taglia la sanità, umilia i poveri e si inchina a Trump. Oggi serve riflettere, ma anche ritrovarsi. Abbiamo un compito preciso: restare uniti e orientare una coalizione progressista che metta al centro le persone, il lavoro, i diritti e la pace, respingendo le vecchie ricette neoliberiste che hanno aumentato le disuguaglianze. Non sarà facile. Ma possiamo farcela solo insieme, rispettando le nostre differenze”.