Elemosine ai senzatetto: pioggia di critiche sulla Appendino
La prima cittadina nella bufera perché ha ordinato le operazioni della Polizia Municipale per allontanare i clochard dalle strade. Lei si difende spiegando i provvedimenti adottati.
Pioggia di critiche sulla sindaca Chiara Appendino per la questione delle elemosine ai senzatetto. Mendicanti, clochard, alla peggio accattoni o, come si diceva una volta con termine oggi ormai scorretto, "barboni". La prima cittadina aveva difeso il proprio comandante dei vigili dopo alcune operazioni di... allontanamento dal centro cittadino di altrettanti homeless. Il senso era: sbagliato fare elemosina perché così si incentivano i clochard ad espettare la carità invece di fargli accettare aiuti istituzionali e magari convincerli a cambiare atteggiamento verso la vita. Apriti cielo: la Appendino è stata sommersa dalle critiche, accusata di disumanità, per la questione delle elemosine ai senzatetto.
La risposta della sindaca
La sindaca torna anche sulla questione elemosina spesso elargita per un fine egoistico come “balsamo” per la propria coscienza, quando sarebbe molto più utile, scrive l’Appendino, fare delle donazioni a enti ed associazioni riconosciute che si occupano degli homeless. Fino a quando lei stessa non ce l'ha più fatta e si è decisa a rispondere per le rime. Lo ha fatto utilizzando la sua pagina Facebook che conta ben 228.000 "mi piace". Una platea dunque di tutto rispetto per chiarire la sua posizione sulla delicata vicenda. Il post cita varie azioni concrete messe in atto dalla Città come il piano di inclusione sociale del 2018, con la messa a sistema di risorse e fonti di sostegno, con un intero filone dedicato alla casa. "Torino - aggiunge la sindaca - ha aumentato la sua capacità di accoglienza, coinvolgendo oltre 100 associazioni e creando più di 400 risorse abitative". Inoltre, la città della Mole è la prima ad aver aperto i dormitori 24 ore su 24 dove i senzatetto trovano un posto caldo e sicuro dove stare.
Un parere pro e uno contro
Certo ciascuno ha la propria opinione in merito. Ma, per restare equidistanti, ecco due pareri contrastanti sulla politica messa in atto dal Comune di Torino. Così il docente di Storia contemporanea Pierfranco Quaglieni:
"I modi usati in questi giorni a Torino non sono diversi da certi sistemi leghisti. (...) I modi di rapportarsi verso una parte fragile della società non sono condivisibili perché hanno toni che ricordano quelli delle ronde squadristiche ai tempi di Borghezio. A nessuno piace vedere piazza san Carlo, via Roma, il centro aulico con accattoni disseminati ad ogni angolo per 24 ore al giorno. Il decoro della città imporrebbe il rispetto di certe regole, ma questo è un problema che tocca tutte le città italiane e straniere e si inserisce in una dinamica sociale che non si risolve con la Polizia. Una società civile non può delegare alla Polizia la soluzione del problema o delegarla ai volontari della solidarietà".
D'altra parte l'esponente di Fratelli d'Italia Enrico Forzese, seppure acerrimo oppositore della Appendino, scrive:
"L'operato della Polizia Municipale si è mosso nella giusta direzione, era davvero il momento di intervenire per sanare la situazione di degrado diffuso cui da tempo immemore si assisteva camminando per le vie del centro. (...) Non si può essere tolleranti nei confronti di chi rifiuta sistematicamente assistenza, cure e ricoveri per riversarsi nelle strade creando scenari da terzo mondo. Il pietismo di una certa parte politica che attacca una legittima operazione di Polizia volta a migliorare il vivere comune è vergognoso. La politica della città deve essere quella di potenziare le strutture di accoglienza, dare aiuto e riparo alle persone che desiderano usufruirne, non quella di tutelare le situazioni di degrado".