Relazione secondo semestre, Confartigianato: "Clima pessimistico percepito dalle imprese artigiane"
Dalle analisi dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, aggiornate a dicembre 2022, si è osservata una notevole crescita nel numero di apprendisti
L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte ha redatto il compendio dei dati statistici del secondo semestre 2022 in relazione agli indicatori maggiormente significativi per l’andamento del comparto dell’artigianato piemontese.
Clima pessimistico
Le rilevazioni delle indagini congiunturali trimestrali del 2022, realizzate dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Piemonte, dipingono il cupo clima pessimistico percepito dalle imprese artigiane piemontesi. Nonostante i timidi miglioramenti registrati nel terzo trimestre dell’anno, infatti, tutti gli indicatori monitorati hanno registrato un netto peggioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il forte clima di incertezza a livello geopolitico, la crescente crisi legata prezzi dell’energia, nonché alcune controverse misure che hanno toccato un enorme numero di imprese artigiane – basti pensare agli affastellati interventi legati ai bonus edilizi, che hanno colpito il settore trainante della ripresa nazionale e regionale – hanno contribuito ad alimentare la sfiducia verso un prossimo futuro altrettanto incerto.
“A partire dagli sconvolgimenti pandemici – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – le imprese artigiane piemontesi stanno combattendo quotidianamente contro una serie di crisi concatenate che hanno portato ad una vera e propria economia di guerra: l’inflazione galoppante, che dai beni energetici si è progressivamente allargata a tutti i beni di consumo e colpisce più duramente le aziende di minori dimensioni con una disponibilità di risorse più limitata, un’instabilità a livello internazionale che non accenna a placarsi, ma anzi sembra peggiorare con i recenti avvenimenti, vanno a restringere ogni giorno di più i margini di manovra delle nostre imprese e famiglie, minando la loro fiducia nello stesso sistema economico di cui troppo spesso si sentono ostaggio”.
“In relazione al credito – continua Felici – l’incremento dei prezzi delle materie prime, la crisi energetica e gli effetti della guerra in Ucraina hanno alzano esponenzialmente le tensioni sulla finanza d’impresa. L’Osservatorio di Confartigianato Imprese, infatti, ha stimato che in Italia nel 2022 circa 87mila micro e piccole imprese sono a rischio, presentando forti difficoltà che potrebbero pregiudicarne la capacità di far fronte agli impegni, anche di breve termine”.
Le rilevazioni dell'Osservatorio
Le rilevazioni dell’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte, al 30 giugno 2022, evidenziano che le imprese artigiane piemontesi ammontano a 117.733; l’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Piemonte, analizzando la variazione demografica delle imprese artigiane piemontesi, per il primo semestre 2023 ha prospettato una diminuzione nel numero di imprese pari a 304 unità, determinando un saldo negativo che rallenterà leggera crescita osservata nell’ultimo semestre del 2022.
Dalle analisi dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, aggiornate a dicembre 2022, si è osservata una notevole crescita nel numero di apprendisti, che ha raggiunto le 31.606 unità, a fronte delle 28.118 del 2021. Considerando il notevole calo che si era osservato nella prima metà dell’anno, l’aumento consistente nel numero di apprendisti è da considerarsi senz’altro come un dato positivo, ma è necessario altresì sottolineare che l’occupazione in Piemonte risulta essere ancora inferiore dell’1,6% rispetto ai livelli pre-pandemici, con una particolare flessione per i lavoratori indipendenti.
L'occupazione nel comparto artigiano
A dicembre 2022, infatti, l’occupazione nel comparto artigiano piemontese si posiziona a 235.255 unità lavorative, di cui 127.334 autonomi e 107.921 dipendenti; nel 2007 gli addetti, tra titolari e dipendenti, erano 313.533, con una perdita complessiva, nel periodo preso in esame, di 78.278 posti di lavoro.
“Senz’altro è da apprezzare lo sforzo della nuova compagine governativa messo in campo con la Legge di bilancio -continua Felici - in cui gli sforzi sono stati concentrati sulla priorità di ridurre l’impatto dei rincari energetici su imprese e famiglie, mantenendo saldo lo sguardo sui conti della finanza pubblica. Tra le misure più apprezzate, in particolare, l’eliminazione definitiva degli oneri generali di sistema dalle bollette delle imprese con potenza pari o superiore ai 16 Kw e, sul fronte dei sopracitati bonus-edilizia, lo sblocco dei crediti fiscali incagliati delle imprese che hanno concesso lo sconto in fattura e ad oggi sono a rischio-sopravvivenza”.
“Tuttavia – conclude Felici – come più volte sollecitato nel corso dell’anno, a questi primi passi deve seguire una riforma del sistema tributario all’insegna della semplificazione degli adempimenti e della riduzione della pressione fiscale sugli imprenditori, una necessaria riduzione del costo del lavoro a carico delle imprese, anche tramite la detassazione e decontribuzione degli aumenti salariali e delle voci retributive derivanti dalla contrattazione territoriale di secondo livello, ed un deciso potenziamento, anche con maggiori risorse, degli strumenti a sostegno degli investimenti e della liquidità per le micro e piccole imprese, tra cui il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali, il Fondo di garanzia per le Pmi, il credito d’imposta beni strumentali nuovi, il Fondo per il sostegno alle filiere produttive made in Italy. Il nostro sistema, così come tutte le imprese che ne fanno parte, hanno la voglia e le idee per contribuire alla ricostruzione di un futuro per il nostro comparto, ma è necessario dare delle risposte concrete e tempestive alle imprese e alle famiglie”.