Niente gigafactory a Torino? L'assessore regionale: "Non ci serve l'elemosina"
Si scatena il dibattito anche sui social: la città della Mole perderebbe un'opportunità enorme per il settore automotive.
Si infervora il dibattito sulla decisione di Stellantis di non aprire la gigafactory a Torino Mirafiori bensì a Termoli (in Molise). Dopo le prese di posizione dei sindacalisti nei giorni scorsi e la preoccupazione delle Istituzioni cittadine, tocca ora ai politici regionali storcere il naso.
Cirio e Tronzano al vetriolo
Il presidente Alberto Cirio ha commentato senza peli sulla lingua:
"Questa decisione tradisce Torino. Tradisce il Piemonte, la sua storia, i suoi lavoratori, le sue Università ed in generale una terra che ha inventato l’auto, ha investito, ha rischiato. Una terra che ha un credito enorme verso questa azienda e verso questo Stato. (...) Attendiamo di avere parole chiare da Roma per capire su che basi questa scelta sia stata condivisa con il Governo. Convocheremo già domani tutte le Istituzioni piemontesi”.
Concetti condivisi anche dalla sindaca Chiara Appendino. E' andato giù ancor più duro l'assessore regionale Andrea Tronzano, che ha dichiarato:
"Il Piemonte non ha bisogno di elemosina. Si tratta di una scelta aziendale che dispiace, perché tutti abbiamo provato a incidere ma non è stato sufficiente. Automotive e Aerospazio rappresentano la nostra forza, la forza anche occupazionale di Torino e della sua provincia. Stellantis? Sono certo capirà che a Torino le conviene esserci. A me interessa di più che si torni a produrre un numero sufficiente di auto per togliere dalla cassa integrazione perenne centinaia di lavoratori (...). Le competenze sono qui, non solo in Francia o Germania".
Resta il fatto che la decisione di... "snobbare" Torino per puntare sul Molise non spetta ai politici né alle Istituzioni governative di qualunque peso esse siano. Decidono le aziende, nel libero mercato, dove posizionare le loro fabbriche e nessuno può farci niente se non (al limite) appellarsi al senso di responsabilità dei dirigenti.
I sindacati e la "Royal Family"
L'accusa rivolta dai sindacalisti della Fiom-Cgil nei confronti della famiglia Agnelli (chiamata ironicamente Royal Family) ha scatenato un dibattito molto acceso anche sui social. I pareri si dividono più o meno fra chi attacca la dinastia per aver un po' "dismesso" e chi invece difende a spada tratta le scelte di Elkann&Co. Ciascuno ha la propria opinione, ovviamente, ma la scelta di escludere Torino dal progetto gigafactory continuerà a fare molto discutere.
Per dare una seppur parziale idea, ecco tre commenti a caso postati dagli internauti. Gualtiero C.: "La Fiat è stata sempre aiutata dai governi con soldi pubblici, perciò anche nostri, ma per ricompensa ha fatto la sede all'estero". Silvano C.: "Agnelli? Mi spiace ma questi manichini non hanno niente a che vedere con l'Avvocato". Massimino D.: "E' un discorso semplicistico che non tiene conto della realtà nella quale si trova ad operare l'industria italiana tutta".