un futuro molto incerto

Negozi “Scarpe&Scarpe”, a rischio oltre 100 posti di lavoro

Saranno chiusi punti vendita

Negozi “Scarpe&Scarpe”, a rischio oltre 100 posti di lavoro
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Il momento delicato di “Scarpe&Scarpe” purtroppo continua. Oltre 100 dipendenti stanno rischiando il posto di lavoro. Come riporta PrimaIlCanavese.it

 

L’azienda aveva annunciato la progettazione di un piano di rilancio industriale al fine di garantire la prosecuzione dell’attività e le prospettive di lavoro poi il 10 luglio l’annuncio di un ridimensionamento delle attività a causa della crisi di liquidità.  «La situazione resta molto complessa…». Esordisce così Luca Sanna, funzionario della Ultucs Piemonte, che si occupa in prima persona della crisi di «Scarpe&Scarpe» la catena di negozi di calzature fondata nel 1961 dalla famiglia Pettenuzzo che ancora la controlla attraverso la Sagi Holding.

Un taglio di almeno 120 dipendenti

«Ho esordito parlando di  situazione ingarbugliata – prosegue Sanna – perchè questa è quella attuale. La proprietà vorrebbe applicare un progetto da “lacrime e sangue” con il taglio di almeno 120 dipendenti (sui circa 1800 presenti nei 153 punti vendita di tutta Italia. Di questi, ben 16, dovrebbero essere chiusi. Ma al momento non è dato sapere quali saranno le sedi interessate. Inutile dire che la preoccupazione tra i dipendenti è palpabile. Infatti vista la normativa emergenziale che impedisce fino al 17 agosto le procedure di licenziamento collettivo (che potrebbero essere prorogate dal Governo sino a ottobre o a fine 2020). Per questo abbiamo richiesto, da tenersi quanto prima, un incontro a Roma con il ministero competente». I dipendenti vanterebbero ancora crediti dall’azienda per il parziale mancato saldo della mensilità di febbraio.

La situazione è drammaticamente peggiorata

«Scarpe&Scarpe» aveva chiuso il 2019 con un fatturato di 287 milioni di euro tanto che nel dicembre scorro progettava aperture di negozi e investimenti digitali. Quindi il mistero. La pandemia quanto può avere influito nella crisi odierna? Con la chiusura, dall’11 marzo, dei punti vendita e l’azzeramento del fatturato dovuto al crollo delle vendite. I vertici aziendali hanno così deciso di presentare a inizio aprile presso il Tribunale fallimentare di Torino una istanza di concordato preventivo. Avrebbero stimato una previsione di mancate fatturazioni per circa 50 milioni di euro. Poi il 10 luglio l’annuncio di un ridimensionamento delle attività a causa della crisi di liquidità. Pertanto si avvierebbe un ridimensionamento della catena con la chiusura di 16 degli attuali 153 punti vendita e l’esubero di 120 dei 1800 dipendenti che ad oggi beneficiano della cassa integrazione in deroga per l’emergenza Covid.

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