TORINO

Indagine congiunturale, frena l'economia piemontese

Restano positive le aspettative sui livelli occupazionali, seppur ridimensionate rispetto al precedente trimestre

Indagine congiunturale, frena l'economia piemontese
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Dall’indagine congiunturale realizzata a dicembre dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino tra un campione di quasi 1.300 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese, emergono dati che riflettono la complessità dello scenario economico nazionale ed europeo, con un clima di fiducia che si conferma in fase di contrazione e in linea con l’andamento dei trimestri precedenti.

Quadro di incertezza

Condizionate dal generale quadro di incertezza, le imprese della regione affrontano il l trimestre 2025 con estrema cautela, pur manifestando segnali di reazione e la volontà di guardare oltre le difficoltà. Lo dimostra la tenuta degli investimenti, che rientrano nei programmi di quasi i tre quarti degli intervistati, fra cui il 23,6% preannuncia l’acquisto di nuove attrezzature. Analogamente, l’indice di utilizzo di impianti e risorse si attesta al 77% del pieno regime, in linea con lo scorso trimestre.

Gli indicatori evidenziano un avvio d’anno in cui prevale la prospettiva di riduzioni nella produzione (saldo ottimisti/pessimisti al -4,6%), negli ordini (-6%) e nella redditività (-8,2%), così come appaiono ridimensionate le attese sulle esportazioni (-9%).

I livelli occupazionali

Restano positive le aspettative sui livelli occupazionali, seppur ridimensionate rispetto al precedente trimestre, con il 12,8% del campione che ne pronostica un aumento e il 10,4% che prevede un calo dell’impiego, per un indice di fiducia del +2,4%.

Parallelamente, cresce il ricorso alla CIG, attivata dal 13,7% dei partecipanti all’indagine, e soprattutto in ambito manifatturiero, dove il 18,6% delle aziende intende farne uso.

In termini dimensionali, si osserva di nuovo la forbice che vede le grandi imprese esprimere attese maggiormente positive rispetto alle altre: fra le realtà con meno di 50 dipendenti l’indice di fiducia sulla produzione è al -6,2%, mentre fra quelle con 50 o più addetti si attesta al -0,8%.

Aumentano le aziende che temono una crescita di costi energetici

A livello generale, aumentano le aziende che temono una crescita di costi energetici, materie prime e logistica, con tempi di pagamento che restano stabili e una diminuzione del numero di  imprese con un carnet ordini di medio-lungo periodo, a favore di una visibilità inferiore ai tre mesi.

Si conferma invece la tendenza che da oltre un anno vede una divergenza nell’andamento settoriale. Infatti, se da un lato nel comparto manifatturiero si rilevano sintomi di sofferenza (saldo fra ottimisti/pessimisti al -12,7%), dall’altro il terziario prosegue la crescita avviata dalla  pandemia in poi (saldo al +13,7%), anche in virtù di una bassa incidenza dell’export che preserva maggiormente il mercato dei servizi dalle tensioni internazionali.

Guardando ai singoli settori, nell’industria si registrano previsioni sull’andamento della produzione diffusamente in calo, in particolare per le imprese metalmeccaniche: il saldo fra chi prevede una riduzione dei volumi nel trimestre e chi si attende un andamento stabile o in crescita, è al -21,8%, che diventa un -27,1% per le realtà dell’automotive e un -19,8% per quelle della meccatronica. Scenari simili nei comparti legno (-18,8%), tessile-abbigliamento (-11,6%), gomma plastica (-4,7%), chimica (-4,0%), manifatture varie fra cui gioielli, giocattoli ecc. (-11,2%), cartario - grafico (-3,7%).

Indice di fiducia neutro per l’alimentare (tradizionalmente anticiclico e reduce dal picco di domanda di fine anno) e per l’area edilizia-impiantisti.

Nel terziario, come già evidenziato, tutti i comparti esprimono attese favorevoli, ad eccezione di una prevalenza di pessimismo, verosimilmente legato alla stagionalità, per la categoria commercio e turismo (-7,9%). Per contro, buone le prospettive per tutte le altre attività dei servizi e in particolare per le imprese ICT (+25%).

Su scala territoriale si osservano andamenti differenziati. Le attese sulla produzione si presentano negative in particolare nelle province di Vercelli, Biella, Alessandria e Novara, con saldi rispettivamente pari al -28,9%, -9,9%, -8,4% e -6,6%. Lieve prevalenza dei pessimisti anche a Cuneo e Verbania (entrambe al -2,3%), mentre il segno più nelle attese si registra a Torino, dove emerge una situazione di sostanziale equilibrio (+0,3%), ad Asti (+10,3%) e nel Canavese (+2,5%).

Sintesi dei dati per Torino

Nonostante l’aggravarsi dell’incertezza dovuta alla crisi del comparto auto, che tocca Torino più di altre zone del Piemonte, le attese delle imprese torinesi risultano complessivamente più favorevoli rispetto a quelle dell’intero campione regionale, almeno per alcuni indicatori.

Per il primo trimestre 2025 il 19,5% delle aziende torinesi prevede un aumento della produzione, contro il 19,2% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +0,3%, resta positivo, pur in calo di quasi un punto percentuale rispetto alla rilevazione di settembre. Confrontando la situazione con quella piemontese, dove il bilancio è negativo (-4,6%), Torino mostra un vantaggio di oltre 4 punti. Per gli ordinativi, il saldo è del -2,1%, in calo di circa 2 punti rispetto alla scorsa rilevazione.

Positive le attese sull’occupazione, che registrano un bilancio pari a +2,9%. Buona la propensione a investire in nuovi impianti, con il 22,8% di imprese con programmi di spesa significativi, in aumento di quasi 3 punti percentuali.

Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, che interessa il 14,0% delle imprese (il 21,4% nell’industria). Invariato il tasso di utilizzo di impianti e risorse (78%), che rimane sui valori medi di lungo periodo. Come a livello regionale, nel capoluogo si registrano attese negative per le esportazioni (-9,9% il saldo ottimisti/pessimisti).

Si azzera la forbice tra imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti) e imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), con attese sulla produzione sostanzialmente analoghe, pari rispettivamente a 0,0% e +0,4%, per il prossimo trimestre.

Commenti sulle previsioni del primo trimestre 2025

Marco Gay, Presidente dell’Unione Industriali Torino:

«Stiamo vivendo un periodo di grande incertezza e complessità, ma in questo contesto voglio sottolineare come l’eterogeneità del nostro tessuto produttivo - in cui si distingue un terziario in trend positivo - insieme alla concreta propensione di tutta la nostra industria a innovare e a competere nel mondo, continuino a rappresentare il valore aggiunto dell’economia del territorio. Ne è prova la tenuta degli investimenti che, anche grazie a strumenti di politica industriale, delineano l’orientamento allo sviluppo delle competenze e al rinnovamento produttivo delle imprese torinesi.

Il sistema mostra quindi capacità di reazione, pur dinanzi alle difficoltà che stanno attraversando in tutta Europa settori importanti come la metalmeccanica e con aspettative inevitabilmente condizionate da uno scenario economico continentale reso ancor più delicato dai problemi dell’automotive. Un settore per il cui rilancio ribadiamo l’urgenza di un “mobility act” europeo, orientato al principio della neutralità tecnologica e capace, stimolando investimenti in tecnologia e innovazione, di ridare centralità all’intera filiera della mobilità, di cui il nostro territorio non può che essere un protagonista».

Presidente Marco Gay_
Presidente Marco Gay

Andrea Amalberto, Presidente di Confindustria Piemonte:

«Gli investimenti privati anche nel 2025 rappresentano la migliore politica industriale possibile. E ciò è tanto più vero per le pmi. Gli interventi inseriti nella manovra di bilancio sull’Ires premiale e i correttivi sul piano Industria 5.0, possono infatti tenere attiva questa fondamentale leva di sviluppo e crescita dimensionale delle imprese, integrandosi alle risorse che arrivano dal Pnrr dal fronte pubblico.

Ciò sarà tanto più vero se il credito non sarà soffocato dal calo dei tassi, e se gli aumenti del costo dell’energia saranno gestiti senza allarmismi, intervenendo sul metodo di formazione del prezzo del gas. L’insieme di questi interventi, in un quadro oramai stabilmente complesso a livello geopolitico, è la premessa per tornare a crescere, mantenendo gli attuali livelli di occupazione e quindi di utilizzo degli impianti».

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