Ex Embraco, i lavori ora scrivono a Mario Draghi LA LETTERA
Le parole del sindacato.
Ai cancelli dello stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri, le lavoratrici e i lavoratori si sono incontrati e hanno deciso di scrivere una lettera aperta a Mario Draghi ormai prossimo a diventare Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ex Embraco, i lavori ora scrivono a Mario Draghi
Ai cancelli dello stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri, le lavoratrici e i lavoratori si sono incontrati e hanno deciso di scrivere una lettera aperta a Mario Draghi ormai prossimo a diventare Presidente del Consiglio dei Ministri.
Edie Lanzi, segretario generale della Fiom di Torino dichiara:
Le lavoratrici e i lavoratori stanno arrivando al punto massimo di sopportazione. Sono partite le lettere di licenziamento che rappresentano l’avvicinarsi di un punto di non ritorno di questa infinita vicenda.
Hanno deciso di scrivere direttamente a Mario Draghi per chiedere un tempestivo intervento per sbloccare la situazione che sta assumendo le forme di un romanzo kafkiano. E' necessario far decollare il progetto Italcomp che garantirebbe l’avvio dell’attività produttive dal sito di Riva di Chieri.
Il territorio torinese ha già pagato un prezzo altissimo in termini di perdita occupazionale e di chiusura di aziende, non possiamo permetterci un altro colpo di 400 licenziamenti.
Come abbiamo più volte detto per rilanciare l’economia di Torino è necessario non perdere altri posti di lavoro conservando il nostro tessuto industriale avendo un progetto preciso di reindustrializzazione del territorio. Per questo come Fiom Cgil Torinese ci aspettiamo che questo appello dei lavoratori venga accolto da Mario Draghi.
La lettera
Questa la lettera scritta dai lavoratori:
Gentile Presidente Draghi,
ieri sono partite le lettere di licenziamento per noi 400 lavoratori della ex-Embraco, azienda del territorio torinese che vive una crisi ormai da troppi anni. Dopo la svolta degli scorsi mesi, rappresentata dalla nascita del polo nazionale dei compressori per frigoriferi, che nei piani del governo avrebbe dovuto salvare la ex Embraco di Riva di Chieri (Torino) e la Acc di Mel (Belluno), ora tutto è di nuovo appeso a un filo e sta rapidamente scivolando verso il baratro. E il motivo di tale incertezza, che coinvolge in tutto oltre 700 lavoratori e rispettive famiglie, è dovuto al rifiuto delle banche, che avevano inizialmente assecondato il progetto, di concedere i finanziamenti necessari a far ripartire la produzione.
Come Lei saprà, con il Decreto liquidità era stata introdotta una misura importante: per assicurare la necessaria liquidità alle imprese con sede in Italia, SACE S.p.A. dunque Cassa Depositi e Prestiti, avrebbe concesso sino al 30 giugno 2021 garanzie in favore di banche e istituzioni finanziarie nazionali per finanziamenti richiesti da imprese, lavoratori autonomi e professionisti in crisi di liquidità. Peccato che i finanziamenti da parte delle banche e degli istituti di credito per far fronte a carenze di liquidità delle aziende spesso non sono stati erogati, nonostante nel decreto liquidità fosse appunto stata prevista la garanzia di SACE, e dunque dello Stato, che avrebbe dovuto coprire fino al 90% del finanziamento. Nel caso della ex-Embraco, come detto, nonostante le garanzie gli istituti di credito non hanno concesso i finanziamenti richiesti, che ammontavano a circa 15 milioni di euro. La vicenda Embraco animò la campagna elettorale per le ultime elezioni politiche, nel 2018. Sono dunque passati tre anni, e la situazione come evidente è lontana da una soluzione.
Ci rivolgiamo dunque a Lei, memore di quanto asserito nelle sue annuali Considerazioni finali da Governatore della Banca d'Italia, nel 2009. Lei aveva affermato che "tra le misure anticrisi rivolte al sistema produttivo sono prioritarie quelle tese ad allentare i problemi finanziari delle imprese, come gli interventi, che si stanno definendo anche con il concorso della Cassa depositi e prestiti e della SACE". E ancora che il sostegno alle imprese da parte del sistema bancario avrebbe dovuto costituire uno dei pilastri della ripartenza economica del nostro Paese. Ebbene, proprio questo punto è ancora oggi dolente, e per verificarlo basta appunto analizzare cosa sta avvenendo in questo momento non solo con la ex-Embraco, ma con l'elevato numero di aziende che non riescono a ottenere finanziamenti dagli istituti di credito nemmeno in un momento così drammatico, e nemmeno con le garanzie da parte dello Stato. Ci appelliamo dunque a Lei affinché possa intervenire con prontezza su un tema per cui si è sempre speso e su cui potrà indubbiamente far valere le sue enormi competenze fin da subito.Le lavoratrici e i lavoratori ex Embraco