Provincia di Torino

Comuni più ricchi d'Italia: nella top 10 ce ne sono due torinesi

Lo ha stabilito il rapporto della Cgia di Mestre in base al reddito medio dichiarato dai contribuenti nel 2021

Comuni più ricchi d'Italia: nella top 10 ce ne sono due torinesi
Pubblicato:
Aggiornato:

Nella giornata di ieri, sabato 13 maggio 2023, l'ufficio studi della Cgia di Mestre (associazioni artigiane e piccole imprese) ha pubblicato un report con i Comuni più ricchi d'Italia. La graduatoria è stata redatta in base al reddito medio dichiarato dai contribuenti nel 2021. Nella top 10 dei Comuni "paperoni" della nostra Penisola ce ne sono due della provincia di Torino: ecco quali sono.

Ci sono due Comuni torinesi nella top 10 dei più ricchi d'Italia

Se qualcuno crede che il Comune più ricco del Piemonte sia Torino, ossia il capoluogo di Regione, in realtà si sbaglia di grosso. La città della Mole, stando al report dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre sui dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze riferiti alle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef del 2021, si è posizionata ben lontano dalla top 10, anzi, addirittura al di fuori dei primi 100 e 200 posti della classifica. Il Comune di Torino, infatti, è solo 290esimo in questa particolare graduatoria.

Ma quali sono quindi i due Comuni della provincia di Torino ad essere entrati nella top 10 dei più ricchi d'Italia? Secondo il rapporto della Cgia, Pino Torinese e Pecetto Torinese sono rispettivamente al nono e decimo posto della classifica: il primo, su un numero di 6.095 contribuenti, ha un reddito complessivo medio di 38.441 euro; il secondo, invece, su 2.884 contribuenti ha un reddito medio complessivo di 38.202 euro.

Ad anticiparli nella graduatoria, tuttavia, c'è un altro Comune piemontese. Stiamo parlando di Bogogno, cittadina situata in provincia di Novara, che si è posizionata addirittura quarto posto: su 941 contribuenti ha un reddito medio complessivo di 42.366 euro.

Comuni più ricchi d'Italia: il quadro generale

In passato spesso erano separati da più di mille chilometri, poiché il primo stava al Nord e l’ultimo nel Mezzogiorno. Oggi la situazione non si è capovolta, ma rispetto ad un tempo è comunque cambiata. La distanza, ad esempio, si è accorciata e, attualmente, è inferiore ai 500 chilometri, poiché il comune più ricco d’Italia, Lajatico (provincia di Pisa), si trova nel Centro Italia, mentre quello più povero, Cavargna (provincia di Como), è situato ai confini con la Svizzera. Questa situazione è riconducibile al fatto che i 985 contribuenti residenti a Lajatico nel 2021 hanno dichiarato un reddito complessivo Irpef medio pari a 54.708 euro, i 94 presenti nel borgo di Cavargna, invece, solo 6.314 euro.

Un Paese, il nostro, che essendo lungo e stretto presenta, anche dalla lettura delle dichiarazioni dei redditi dei propri contribuenti, differenze molto marcate con segnali di “impoverimento” che purtroppo interessano anche il Nord: tra i 50 comuni più “poveri” del Paese, ad esempio, ben 11 sono del settentrione. Nella stragrande maggioranza dei casi stiamo parlando di piccolissime realtà di montagna che hanno vissuto negli ultimi 30-40 anni lo spopolamento e un progressivo invecchiamento della popolazione rimasta. Milano comunque rimane il comune capoluogo di provincia più ricco d’Italia con 37.189 euro; praticamente il doppio dei 18.706 euro dichiarati a Ragusa.

Visti i limiti del centralismo che hanno sicuramente contribuito a “dividere” il Paese, non è da escludere che con una decisa accelerazione verso l’autonomia differenziata, in tempi ragionevolmente brevi si potranno accorciare le distanze economiche/sociali tra il Nord e il Sud, ma anche tra i territori ricchi e quelli poveri presenti in una stessa regione.

Dalla CGIA ricordano che va comunque sottolineato che questi dati non includono i redditi dei soggetti a imposta sostitutiva o esenti da tassazione diretta (come gli interessi sui redditi di capitale e i redditi realizzati applicando il regime fiscale forfettario) e da eventuali integrazioni (reddito di cittadinanza, assegno unico, pensioni di invalidità, etc.). Ovviamente, in questa statistica non sono compresi nemmeno gli effetti del lavoro sommerso e dell’evasione fiscale che nelle aree più disagiate del Paese spesso costituiscono un vero e proprio “espediente” per sostenere economicamente in particolar modo le fasce sociali più deboli.

PER VEDERE LA CLASSIFICA COMPLETA: CLICCA QUI.

Seguici sui nostri canali