CNA è stata presente all’incontro organizzato all’interno della manifestazione Bolle di Malto, giunta quest’anno alla sua decima edizione. Un evento in crescita che, nel corso di questa edizione, ha dedicato spazio non solo alla degustazione della birra, ma anche alle problematiche di un comparto in espansione e che ha bisogno di sostegni e opportunità di sviluppo.
Il talk alla manifestazione Bolle di Malto
“Accise e birra” è stato il tema di un talk che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Claudio Fantolino, Presidente di CNA Agroalimentare Piemonte. Un tema tecnico per alcuni, ma estremamente concreto e vitale per chi produce birra, soprattutto per le micro e piccole imprese brassicole, che costituiscono l’ossatura del nostro comparto. Il Piemonte conta oggi circa 90 birrifici artigianali, di cui 13 agricoli. Siamo tra le regioni italiane con la più alta concentrazione di birrifici per abitante. La produzione complessiva artigianale nazionale è arrivata, nel 2024, a 480.000 ettolitri, con un settore che resiste nonostante un calo generale dei consumi di birra (-1,9% annuo).
Questi numeri raccontano un comparto vivace, innovativo, legato al territorio e alla qualità. Ma dietro alle cifre c’è un’altra storia: quella di imprenditori e imprenditrici che ogni giorno combattono contro una serie di ostacoli che rischiano di diventare insormontabili. Il primo problema è la pressione fiscale. Nonostante le riduzioni introdotte dal governo – accise a 2,97 €/hl per grado Plato e sconti fino al 50% per chi produce sotto i 10.000 hl – per un microbirrificio l’incidenza resta altissima: l’accisa, unita all’IVA e alle altre imposizioni, arriva a rappresentare oltre il 30% del prezzo finale di una bottiglia. Il secondo grande nodo è l’accesso al credito.
Molte microimprese artigianali nascono con capitali limitati, spesso autofinanziate. Le banche, purtroppo, faticano a riconoscere il valore e la solidità di questi progetti: le garanzie richieste sono sproporzionate, i tassi crescono e i tempi di erogazione scoraggiano gli investimenti. Questo blocca la possibilità di crescere, innovare, esportare. Il terzo tema è l’aumento vertiginoso dei costi di produzione: energia +200% in pochi anni, imballaggi +45%, bottiglie +50%, tappi +22%, fusti +23%. A questo si sommano la volatilità delle materie prime – orzo e luppolo – e le perdite nei raccolti dovute al cambiamento climatico. Per un piccolo produttore, basta una stagione agricola negativa per compromettere l’intero bilancio. Senza considerare il carico burocratico. Le microimprese brassicole devono gestire un sistema di tracciabilità, registri, verifiche e autorizzazioni che spesso è modellato su standard industriali, e non sulle dimensioni e risorse di un’azienda con 2, 3 o 5 dipendenti. La conseguenza? Meno tempo per produrre, più tempo per fare carte. E ogni ora spesa in burocrazia è un’ora sottratta alla qualità, all’innovazione e al rapporto con i clienti. Eppure, in questo scenario, il comparto brassicolo piemontese rappresenta anche una grande occasione di rilancio economico e di riposizionamento del territorio.
Cosa c’è dietro ogni bicchiere di birra artigianale
La birra artigianale piemontese non è solo un prodotto: è turismo esperienziale, visite nei birrifici, degustazioni guidate, eventi che uniscono cultura e convivialità; è Made in Piemonte, una vetrina di creatività e qualità, capace di raccontare il territorio tanto quanto il vino o i formaggi; è rete economica, crea lavoro diretto, sostiene l’agricoltura locale, attiva filiere di packaging, logistica, marketing; è appeal internazionale, oggi la birra artigianale è tra i prodotti italiani più ricercati nei mercati esteri emergenti e tra i giovani turisti stranieri. Se sostenuto con strumenti adeguati, questo settore può aiutare il Piemonte a diversificare la propria economia, integrando manifattura, agricoltura e turismo in un ecosistema ad alto valore aggiunto.
Noi crediamo che il settore brassicolo piemontese – e in particolare le micro e piccole imprese – abbia bisogno di misure strutturali, non di interventi emergenziali conferma Claudio Fantolino Presidente Cna Agroalimentare Piemonte. Chiediamo un sistema di accise progressivo e proporzionato non solo alla produzione annuale, ma al fatturato effettivo, per non penalizzare chi lavora con margini ridottissimi; fondi di garanzia dedicati al settore agroalimentare artigianale, per agevolare l’accesso al credito e sostenere investimenti in impianti, sostenibilità energetica e promozione; semplificazione amministrativa, con modulistica unica, digitalizzazione reale, sportello unico per le imprese brassicole; sostegno all’export e alla promozione territoriale. La birra piemontese deve avere lo stesso supporto che diamo al vino e ai prodotti agroalimentari iconici; incentivi alla filiera corta, con premi per chi utilizza materie prime piemontesi e investe in agricoltura locale.
Oggi il rischio è che il nostro settore viva in una logica di “resistenza”, cercando solo di sopravvivere ai costi, alla fiscalità e alle incertezze. Noi dobbiamo cambiare paradigma: le micro e piccole imprese brassicole devono poter crescere, diventare protagoniste di una nuova stagione della birra artigianale piemontese, dove qualità, sostenibilità e cultura vadano di pari passo con redditività e sviluppo – ha concluso Claudio Fantolino Presidente di CNA Agroalimentare Piemonte: “dietro ogni bicchiere di birra artigianale piemontese non c’è solo un prodotto: c’è un’azienda, una famiglia, un territorio.”