TORINO E PROVINCIA

Automotive, Fiom e Federmeccanica: "Vogliamo un tavolo unico contro la precarietà"

Stefano Lo Russo, sindaco di Torino: "L'Italia ha bisogno di un piano industriale".

Automotive, Fiom e Federmeccanica: "Vogliamo un tavolo unico contro la precarietà"
Pubblicato:
Aggiornato:

Il mondo dell'Automotive sta cambiando rapidamente. La transizione ecologica impone nuovi generi di motori e standard per limitare le emissioni di C02 per assolvere alle richieste dell'Ue per il Green New Deal, ma con sé porta anche una serie di problematicità che devono essere risolte.

Nella giornata di ieri, mercoledì 23 febbraio 2022, a Torino, si sono riuniti i delegati delle industrie dell’auto per raccontare e trovare soluzioni sulle difficoltà che il comparto (che conta 160mila addetti) sta vivendo. Al tavolo hanno preso parte Federmeccanica, con il presidente nazionale Federico Visentin, e il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Documento unico

Sia Fiom, UIlm, Federmeccanica, Fim chiedono un "documento unico",  per ribadire la necessità di salvaguardare l’occupazione e risolvere quindi i problemi che avvolgono il mondo dell'automotive da tanto, troppo tempo.  Nel documento c'è la richiesta di politiche diverse rispetto al passato: sostegno della flessibilità del lavoro, della riduzione dell’orario di lavoro e della mobilità dei lavoratori, il rifinanziamento del Fondo nuove competenze per la formazione.

"Aver sottoscritto un documento di politica industriale condiviso - fa sapere Federico Visentin - è un passaggio straordinario, si tratta di una reazione ad una scelta che l’Ue impone al settore a partire dal 2035. Ora serve che il Governo ci ascolti e crei una cabina di regia efficace che sappia lavorare insieme a sindacati e imprese uscendo dalla logica di reagire all’emergenza".

Edi Lazzi, segretario della Fiom di Torino ha parlato del ridimensionamento dell’auto all'ombra della Mole:

"Nel 2008 a Torino si producevano 218mila autovetture, nel 2019-2020 la produzione è stata pari a 29mila unità in media, l’87% in meno, con una perdita netta di 32mila posti di lavoro tra gli addetti metalmeccanici".

Segretario Landini: "I posti che si sono creati in questi anni sono tutti precari"

Il mondo del lavoro negli ultimi anni si è precarizzato sempre di più e nel suo intervento, il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, lo ha ribadito:

"Un'azienda, da sola, non va da nessuna parte. I posti che si sono creati in questi anni sono tutti precari: si cambino le leggi sbagliate. Dobbiamo aprire una discussione sul futuro di questo Paese, sul sistema industriale italiano".

Sindaco Lo Russo: "L'Italia ha bisogno di un piano industriale"

Sulla stessa lunghezza d'onda del segretario Landini, il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo:

"L’Italia ha bisogno di un piano industriale coordinato a livello nazionale, dobbiamo evitare di perdere una parte della produzione locale di autoveicoli, della componentistica e dei servizi correlati.

Torino è una città modello, con la sua tradizione manifatturiera e già presente con le nuove vocazioni innovative. Però serve una regia nazionale. Con il Ministro ci siamo confrontati sull’idea di una piattaforma della meccanica nazionale che metta insieme produzione e lavoro".

Anche Francesca Re David, segretaria generale di Fiom Cigl, ha ribadito:

“L’auto è l’industria delle industrie, però in questo momento non c’è nessuna attenzione sull’automotive. Stimiamo che corrano un rischio oltre 70mila posti di lavoro, se il Governo non mette risorse e impegno".

Non ci gira attorno il Ministro Andrea Orlando che fa eco e condivide la linea Fiom:

"Non ci possiamo permettere gli errori del passato. Un tavolo ci vuole: non possiamo sapere le cose a spizzichi e bocconi, dobbiamo avere garanzie sui livelli occupazionali e sul futuro della filiera. Dobbiamo chiedere all’Europa maggiori risorse per gestire la transizione".

Su quanto sta accadendo in Italia sul fronte dell'auto, Michele De Palma, responsabile automotive e segreteria Fiom nazionale, ha sottolineato:

“Noi oggi chiediamo al ministro Orlando di individuare lo strumento della Cassa per transizione, non una tantum, ma come strumento necessario per accompagnare i processi di reindustrializzazione, sia aziendale sia di filiera”.

Seguici sui nostri canali