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Lutto nel mondo dell'arte contemporanea: è morto il gallerista Davide Paludetto

Era maggio quando Davide Paludetto appoggiò una rosa rossa sul feretro del padre, Franz 

Lutto nel mondo dell'arte contemporanea: è morto il gallerista Davide Paludetto
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A pochi mesi dalla scomparsa di Franz Paludetto, storico gallerista, sabato sera, 11 novembre 2023, è stato ritrovato privo di vita il corpo del figlio, Davide, 53 anni appena compiuti.

Trovato in una stanza del Castello

Il corpo del gallerista è stato ritrovato proprio al Castello di Rivara che con i Paludetto era diventato un centro d’arte contemporanea famoso in tutto il mondo. La morte pare essere avvenuta per cause naturali, a seguito di un malore: da diverse ore non rispondeva al telefono.

Come riportano i colleghi di Prima il Canavese era maggio quando Davide Paludetto appoggiò una rosa rossa sul feretro del padre, Franz, nel giorno del suo funerale nella chiesa di San Giovanni Battista

Davide aveva seguito le orme del padre nel settore dell’arte contemporanea, affiancando l’attività di curatore. Prima aveva lavorato al Salone Internazionale del Libro, dove aveva ricoperto il ruolo di responsabile della parte logistica. Fondatore della galleria Davide Paludetto Arte Contemporanea, in via Artisti a Torino, in via Artisti, aveva partecipato alla settimana dell'aere contemporanea appena conclusa.
Con la sua galleria ha rappresentato artisti già affermati e supportato la ricerca di artisti giovani ed emergenti.

Una storia che inizia con un treno sbagliato

La famiglia Paludetto era legata al mondo dell’arte Franz, il padre di Davide, è stata una figura che nel corso degli anni ha «alimentato leggende», come scrive lo stesso Davide Paludetto annunciando la scomparsa del padre, figura carismatica, controversa, viaggiatore, seduttore mondano. Arrivò in Piemonte per un episodio del tutto fortuito. Tutto partì dal noto treno sbagliato a Milano (la coincidenza per Chiasso scambiata per quella di Chivasso. L’esperienza del Rifugio Torino sul Monte Bianco, il ritorno in città che lo vide diventare in un colpo solo e quasi casualmente il gallerista di una esordiente Gina Pane e il socio di Jean Larcade (il gallerista di Yves Klein, ndr) con la galleria LP220, passando per Calice Ligure, Norimberga e Roma, fino a giungere alla “follia” del trasferimento a Rivara, nel Castello che nell’Ottocento fu sede della Scuola Di Rivara e un secolo dopo sarebbe diventato un’avanguardia mondiale.  Una lunga, lunghissima serie di conoscenze e collaborazioni, mostre ed esposizioni, contraddistinte l'opera della famiglia Paludetto che è riuscito nell’impresa di portare al castello di Rivara nomi di primissimo rilievo del panorama artistico mondiale dando lustro all’intero Canavese.

I progetti per il futuro

Da quando Davide aveva ereditato il complesso di inestimabile valore storico composto dal Castello Medievale, dalla Villa Neobarocca e dalle Scuderie, tutto immerso in uno splendido parco di oltre 45.000 metri quadri, si era immediatamente dedicato ad una serie di progetti che avrebbero portato ad importanti collaborazioni con il Comune e il territorio.

La sua morte ha sconvolto il mondo dell'arte contemporanea e non solo, sono tantissimi i messaggi di cordoglio che in questi giorni affollano i social, persone che hanno incrociato nella propria vita Davide Paludetto e che non riescono a farsi una ragione di una fine così tragicamente inaspettata.

Il ricordo di Rodrigo Blanco

"Ho conosciuto Davide Paludetto nel settembre del 2020 nella sua galleria d'arte a Torino", così Rodrigo Blanco, artista, ricorda l'amico Davide Paludeto. Era l'occasione di una bella mostra che si inaugurava proprio in quei giorni nello spazio di Via degli Artisti. Il tratto che me lo ha reso subito riconoscibile è stata la sua sincera giovialità, che quasi sembrava spargersi nell'aria. Era il segno inconfondibile di una propensione all'accoglienza che almeno in parte gli doveva provenire dall' esperienza vissuta al Castello di Rivara nei quasi quarant'anni di storia del Museo d'Arte Contemporanea diretto dal padre Franz. Rievocava spesso quegli anni nei suoi racconti, come la grande epopea dell'arte contemporanea a cui si intrecciavano le sue avventure di vita con in padre Franz, visionario scopritore di artisti leggendari.
Davide aveva un'energia fuori dal comune che donava generosamente nelle cose in cui credeva ed il Castello era diventato la sua vita e il suo rifugio, il luogo in cui aveva stretto per sempre un patto senza riserve con la bellezza.  Da pochi mesi era venuto a mancare il padre Franz lasciando un vuoto incolmabile nella storia gloriosa del Castello. Ora ci lascia anche lui che quella storia l'aveva appena presa sulle spalle.
Spero che riposi in pace, che il suo esempio ci aiuti a donare lunga vita all'arte".

 

 

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