Contro il "revenge porn"

Il Bansky torinese e i falli sui manifesti per difendere le donne vittime di revenge porn

Il noto artista torinese Andrea Villa si propone così di sensibilizzare contro la violenza sulle donne in chat

Il Bansky torinese e i falli sui manifesti per difendere le donne vittime di revenge porn
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Nuova iniziativa shock dell'artista torinese Andrea Villa: tappezzare i muri con le foto di falli. Detto così potrebbe sembrare anche semplice vandalismo o deturpazione pornografica di spazi pubblici. Invece, secondo l'artista, dietro c'è un profondo senso di giustizia. Sociale e di genere.

Falli sui manifesti a Torino

Soprattutto si vuole stigmatizzare la violenza nell'uso dei social network, il più delle volte a danno delle donne e con sfondo sessuale. Ovvero: l'offesa telematica di inviare la foto del proprio pene per insultare o "bullizzare" la destinataria viene stigmatizzata dall'iniziativa di Villa. Ecco parte di un suo (lungo) post su Instagram che spiega le finalità del progetto:

"I membri umani non richiesti e inviati in chat sono diventati una forma di violenza frequente e presa sottogamba. (...) Penso invece che sia molto grave. Con i manifesti #nodicks ho chiesto alle mie fans su Instagram di spedirmi le foto di peni non richieste che hanno ricevuto in chat da manìaci o sconosciuti. Ho poi stampato i peni sfocandoli e li ho affissi in strada. (...) La sfocatura ricorda il settaggio di Instagram che evita contenuti sessuali. L'hashtag è un gioco di parole che vuol dire sia No-Peni sia No-Idioti (dicks in inglese significa anche cretini in slang)".

Violenza inaccettabile

Inviare la foto del proprio membro a chicchessia, va da sé, è un gesto di estrema maleducazione e chi lo fa merita il biasimo più convinto.

Secondo la lettura dell'artista torinese, chi spedisce la foto di un membro a una donna lo fa per "esibire il suo potere e la predominanza; il fatto che una donna sia costretta a guardare per loro è già sufficiente".

Villa, stampando e affiggendo i membri strumento di violenza dice di aver creato una metafora dell'esibizionismo maschile che invece di essere portato nelle chat delle donne è portato in strada davanti a tutti. Sia come sia, l'iniziativa farà certo discutere. Come tutte quelle provocazioni artistiche che, nel corso degli anni, sono state messe in atto: dai fantocci di bambini impiccati (Cattelan) a Milano alla più recente gallery di insegnanti che fanno sesso (sempre Villa) in difesa della maestrina vittima di revenge porn.

La vicenda dell'artista che mette foto di peni sui muri è fra l'altro già stata criticata dalla famosa pornodiva Valentina Nappi che, sempre su Instagram lo ha accusato di "nazi-femminismo" (ovvero di intolleranza femminista).

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