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Vendeva la figlia online per qualche ricarica Postepay: condannata a 4 anni e 10 mesi di carcere

I reati contestati alla donna sono sfruttamento della prostituzione e produzione di materiale pedopornografico

Vendeva la figlia online per qualche ricarica Postepay: condannata a 4 anni e 10 mesi di carcere
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Vendeva online la propria figlia minorenne ai pedofili. Lo squallido reato non è avvenuto in un contesto di degrado in una lontana periferia del mondo, ma a Torino.

Ora, questa madre dovrà scontare quattro anni e dieci mesi di carcere, è quanto deciso dal tribunale di Torino. I reati contestati alla donna sono sfruttamento della prostituzione e produzione di materiale pedopornografico.

I fatti risalenti al 2020

Il fatto risale al 2020 quando alle autorità giudiziarie arriva la segnalazione di un'associazione antipedofilia, La Caramella Buona riguardante il caso.

Della storia in un primo momento si occupa anche la trasmissione Le Iene con Veronica Ruggeri che nel corso di un'intervista alle due "scoperchia"una relazione che ben poco ha a che fare con l'amore tra genitori e figli.

Le indagini intanto continuano e si scopre che i collegamenti ai vari social avvenivano quotidianamente, con numerosi clienti in tutta Italia e in particolare in Piemonte ed in Emilia Romagna.

La madre offriva le prestazioni della quindicenne in casa, coinvolgendo anche il fidanzatino, ma se richiesto portava la ragazzina anche fuori città ad incontrare i vari clienti. Il tutto in cambio di ricariche Postepay.

Accuse respinte dalla figlia

Se ora la donna pagherà con la reclusione la mercificazione del corpo della figlia, restano però i danni psicologici subiti dall'adolescente e non solo, come sottolineato da Roberto Mirabile, presidente della Caramella Buona parte civile al processo con l’avvocato Antonio Radaelli: le sue immagini infatti continuano a circolare liberamente nel web con conseguenze impensabili.

Ma la storia, già particolarmente inquietante, contiene un'ulteriore aspetto che complica il quadro: tutte le accuse e le prove raccolte in realtà sono state sempre ridimensionate se non addirittura respinte dalla ragazza che non si è presentata come parte civile nel procedimento.

L'avvocato Freilone, difensore della donna, ha annunciato che aspetterà le motivazioni della sentenza per poi presentare ricorso alla Corte d'Appello.

I precedenti

Questa storia di prostituzione e di genitori orchi ci ricorda altri due bruttissimi casi di cronaca torinese, il primo avvenuto nel 2021 e sollevato da un'inchiesta della Procura di Cuneo che, dopo la denuncia di una ragazza di 20 anni, abusata sessualmente dal padre fin dall'età di 11 anni, ha arrestato un 47enne e un 58enne, accusati di pedofilia e abusi su minorenni. Una drammatica vicenda di molestie nella quale si è persino venuto a scoprire che i due arrestati organizzavano festini sessuali a Torino dove, appunto, ragazzini giovanissimi venivano brutalmente stuprati.

E' un caso recente, invece, quello avvenuto al Sant'Anna di Torino dove quest'estate si è presentata una tredicenne incinta. I comportamenti e le mezze risposte date ai dottori sollevano più di un dubbio al personale medico, così viene inviata una segnalazione in Procura e si decide di sorvegliare la camera dove è ricoverata la ragazzina e da dove quotidianamente vanno e vengono i famigliari più stretti. E' proprio l'occhio elettronico a incastrare il padre mentre abusa della giovane in ospedale. L'uomo, un filippino di 35 anni, viene arrestato in flagranza. Attualmente è recluso in carcere al Lorusso e Cutugno.

 

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