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Tensione in carcere: detenuto getta del liquido irritante contro un poliziotto

Dura le reazione dei sindacati, appello a Meloni perchè intervenga.

Tensione in carcere: detenuto getta del liquido irritante contro un poliziotto
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Tensione in carcere oggi, domenica 16 ottobre 2022,  nella Casa circondariale di Torino, dove un poliziotto è stato aggredito e ferito da un detenuto presso il Pad B – Reparto nuovi giunti.

Tensione in carcere: detenuto getta del liquido contro un poliziotto

Un poliziotto infatti è stato raggiunto al viso da un liquido irritante lanciato da un detenuto. “Oggi un detenuto ha scagliato improvvisamente e con violenza del liquido irritante contro un appartenente alla Polizia Penitenziaria, addetto alla Sezione nuovi giunti, che è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. E' l'ennesima aggressione da parte di detenuti nei confronti degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ancora una volta sottovalutata dall'Amministrazione Penitenziaria che riserva scarsa attenzione alla difficile gestione di detenuti all'interno delle strutture penitenziarie, sempre più difficile da affrontare”.  Spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

Il commento di Capece segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Dura la reazione di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria dopo l'ennesimo atto di violenza in carcere: “Basta! Anche questa è un grave aggressione annunciata! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti. Ormai picchiare un poliziotto in carcere senza subìre alcuna conseguenza è diventato quasi uno sport nazionale, nella indifferenza della politica e dei vertici dell’amministrazione Penitenziaria. Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal Capo del DAP Renoldi”, La situazione delle carceri piemontesi e italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.

L'appello a Giorgia Meloni

Capece si rivolge direttamente a Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia e Premier in pectore: “Al nuovo Ministro della Giustizia che verrà (e, immagino, al nuovo Capo del Dipartimento, com’è nella logica dello spoil system, ossia la pratica politica per cui i vertici della Pubblica Amministrazione vengono sostituiti al momento dell’insediamento del nuovo governo) chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.

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