Operazione antimafia

Gli Agresta di Volpiano: traffico di armi e droga smascherato dal pentito Domenico

Il collaboratore di giustizia ha freddato un 23enne a San Benigno Canavese. Ecco parte della sua deposizione ai magistrati.

Gli Agresta di Volpiano: traffico di armi e droga smascherato dal pentito Domenico
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Emergono nuovi sviluppi sulla clamorosa operazione antimafia che ha portato in carcere 33 persone fra Italia e Gremania: il Piemonte, purtroppo, ha rivestito un ruolo primario nell'indagine.

Fra Torino e Alessandria

Fra Torino e Alessandria, infatti, è stato individuato il quartier generale del traffico di stupefacenti e del conseguente riciclaggio di denaro. Uomo chiave di tutta l'operazione, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, il collaboratore di giustizia Domenico Agresta. Sue le indicazioni agli inquirenti per smantellare dalle fondamenta la ramificazione piemontese della potente 'ndrangheta di San Luca (Rc).

In particolare, a Torino sono stati sequestrati due locali pubblici (i bar "Millechicchi" e "Vip's" nel quartiere Crocetta) mentre a Volpiano la tabaccheria in Madonna delle Grazie. Torino e hinterland, ma non solo: in Piemonte spicca anche un ruolo primario per la provincia di Alessandria dove, durante una perquisizione, all'interno di una cassaforte sono stati trovati telefoni criptati e quattro pistole.

Il pubblico ministero titolare dell'inchiesta è Federico De Raho, che ha specificato la centralità del Piemonte come nuova sede "territoriale" della 'ndrina e luogo privilegiato per le trattative di approvvigionamento di cocaina dal Brasile e Olanda.

E' solo il punto di partenza

Così il direttore operativo della Dia di Torino Michele Fanelli:

"Questa indagine è un punto di partenza, non di arrivo. Alcune perquisizioni sono ancora in corso, sicuramente sul fronte dei sequestri ci saranno evoluzioni".

Il pentito Agresta, chi è costui? Affiliato fin da giovanissimo alla 'ndrangheta ha vissuto a Platì (Reggio Calabria) poi Volpiano (To) e Buccinasco, in provincia di Milano considerata una vera e propria enclave della malavita organizzata calabrese. Condannato a 30 anni per l'omicidio del piastrellista Giuseppe Trapasso, 23 anni, di San Benigno Cavanese e poi coinvolto nell'inchiesta omnicomprensiva "Minotauro" sempre contro la mafia in Piemonte. Questi dunque gli ultimi sviluppi sull'operazione antimafia.

Sensi di colpa per l'omicidio

Ecco alcuni brani non esaustivi delle sue deposizioni in Procura:

"Ho senso di colpa per la morte di Trapasso. (...) Alcune persone sono state affiliate alla 'ndrangheta per le loro capacità, a me è successo da ragazzino, non per le mie capacità a delinquere, ma per la mia provenienza familiare. (...) Nel carcere di Torino ho ricevuto una serie di doti, prima quella del camorrista, poi la santa, il vangelo e infine le doti di trequartino, quartino e padrino tutte insieme. Le doti mi furono riconosciute perché avevo commesso un omicidio e non avevo parlato, ma anche per l’importanza che aveva mio padre. (...) Ho vissuto facendo su e giù tra il Piemonte e Corsico, Buccinasco e Cesano Boscone in provincia di Milano. (...) Se si trasgrediscono le regole della ‘ndrangheta non c’è affetto che conti e questo vale anche per mia madre. Sono consapevole che questo percorso lo farò da solo".

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