Sparatoria a cascina Spiotta, notificato agli indagati l’avviso della conclusione delle indagini preliminari
Gli indagati sono Lauro Azzolini, Renato Curcio, Marcello Mario Moretti, Massimo Maurizio e Pierluigi Zuffada Severino
Questa mattina, è stato notificato agli indagati nel processo penale riguardante il sequestro e l'omicidio dell’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia avvenuto, ad opera delle Brigate Rosse, il 4 giugno 1975 nei pressi della Cascina Spiotta in località Arzello di Melazzo (AL), l’avviso della conclusione delle indagini preliminari.
Gli indagati
Gli indagati sono Lauro Azzolini, Renato Curcio, Marcello Mario Moretti, Massimo Maurizio e Pierluigi Zuffada Severino.
I fatti
Il sequestro si concluse il giorno successivo, il 6 giugno 2024, quando i rapitori incaricati della detenzione dell'ostaggio furono individuati da una pattuglia dei carabinieri che fece irruzione nella cascina Spiotta d'Arzello, vicino ad Acqui Terme, dove era tenuto nascosto Gancia. Lo scontro a fuoco con l'impiego di armi automatiche e bombe a mano causò la morte dell'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso e della terrorista Margherita Cagol e vennero gravemente feriti il Tenente Umberto Rocca e il Maresciallo dei Carabinieri Rosario Cattafi. Dopo il conflitto a fuoco uno dei sequestratori, riuscì ad allontanarsi ed ogni tentativo di identificarlo è stato finora vano.
Ricorso in Cassazione
Il legale dell'ex brigatista Lauro Azzolini, l'avvocato Davide Steccanella, ha chiesto nel maggio 2023 di annullare la decisione del gip di Torino che ha riaperto le indagini sul sequestro e il conflitto a fuoco avvenuto a cascina Spiotta il 5 giugno 1975. Episodio per il quale, come detto, Azzolini è indagato con l'accusa di omicidio insieme a Renato Curcio (chiamato in causa per concorso morale).
Il ricorso in Cassazione riguarda la revoca della sentenza del Tribunale di Alessandria che nel 1987 aveva assolto Azzolini da ogni responsabilità e che ora non si trova più (molto probabilmente persa durante l'alluvione del '94 che allagò il tribunale di Alessandria). Una sentenza che però nessuno ha potuto leggere.