TORINO

Salgono a 17 gli indagati per le infiltrazioni mafiose nel bar del Palazzo di giustizia

All'interno lavoravano detenuti ed ex detenuti

Salgono a 17 gli indagati per le infiltrazioni mafiose nel bar del Palazzo di giustizia
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Sale a 17 il numero degli indagati della maxi-inchiesta della DDA di Torino che ha scoperto grossi interessi della mafia calabrese nella gestione del bar del Palazzo di Giustizia situato in corso Vittorio.

Come vi avevamo già raccontato, il locale era gestito dalla cooperativa LiberaMensa, dopo l'assegnazione dal Comune di Torino.

Lavoro ai detenuti

La cooperativa ha gestito per diverso tempo anche il bar del carcere delle Vallette, fino alla fine della convenzione dopo la pandemia. All'interno vi lavoravano diversi detenuti ed ex detenuti fino al luglio del 2023.

Ad inizio del mese in corso, i pm torinesi Francesco Pelosi e Paolo Toso hanno notificato l’avviso di conclusione indagini:  a Rocco Pronestì (72 anni), Crescenzo D’Alterio, Rocco Cambrea e Silvana Perrone.

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L'operazione di luglio

Il 18 luglio 2023, la DDA di Torino ed il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri aveva dato in esecuzione ad un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, disposta dal GIP nei confronti di quattro persone a Torino, Trofarello, Albenga e Laigueglia (gli ultimi due in provincia di Savona), per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di beni e organizzazione del gioco d’azzardo.

L'accusa

E' accusato di partecipazione alla 'Ndrangheta Rocco Pronesti, 72 anni, storico appartenente alla criminalità organizzata del Piemonte e da anni legato ai maggiori esponenti della 'Ndrangheta locale, Ursini Mario, Mario Barresi Placido e Belfiore Domenico. In passato è stato arrestato per vari reati in materia di armi e traffico di stupefacenti, ed era sinora sfuggito alla condanna per il reato di associazione mafiosa.

Era stato già condannato in passato per tale delitto Cambrea Rocco, 62 anni, che oggi risponde unitamente a Pronesti dei delitti di usura ed estorsione con aggravante mafiosa, e per avere organizzato una bisca clandestina in quello stesso bar di via Postumia nel quale si occupava di gioco d’azzardo a metà degli anni ’90, prima di essere condannato nel procedimento “Cartagine”.

Secondo l’ipotesi d’accusa Pronesti e Cambrea avevano in corso da anni attività di usura ed estorsione ai danni di giocatori d’azzardo e piccoli imprenditori, spalleggiati da Giorgitto Saverio, 54 anni, e da D’Alterio Crescenzo di 48 anni. Con quest’ultimo i due avevano organizzato un’articolata attività di infiltrazione in attività economiche lecite, specie nel settore del commercio di alimenti, utilizzando una serie di prestanome e le competenze di alcuni professionisti, oggi indagati.

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