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”Regalucci”per vincere gare e bandi delle Asl, l'infermiera patteggia

Ad alcuni degli imputati era stato pure sequestrato il telefonino dagli uomini delle Fiamme Gialle.

”Regalucci”per vincere gare e bandi delle Asl, l'infermiera patteggia
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”Regalucci” in cambio di informazioni per vincere gare e bandi delle Asl. Il processo non è nemmeno iniziato, ma praticamente tutti (o quasi) gli indagati dell’inchiesta «Molosso», condotta dalla Guardia di Finanza, che ha messo nel mirino bandi sulle forniture alle Asl pilotati e infarciti da alcuni casi di corruzione, sono già stati giudicati. E beneficeranno della condizionale. La pena rimarrà sospesa. L'imputato-condannato non la dovrà scontare, se si asterrà dal commettere ulteriori reati.

”Regalucci” in cambio di informazioni per vincere gare e bandi delle Asl

Nove imputati hanno patteggiato, mercoledì 30 marzo, condanne che oscillano tra un minimo di sei mesi a un massimo di due anni. Altri quattro imputati erano già stati condannati con rito abbreviato.
L’inchiesta, coordinata dal pm Giovanni Caspani, era quella dei «gioielli in cambio di appalti relativi a forniture sanitarie» e che aveva coinvolto, tra gli altri (Giancarla Capra e Giovanni Cappello, Luca Mauro Ariotti, Giuseppina Angela Frola, Luca Golfi, Francesco Guzzi, Giulio Solerio, Rosanna Solinas).

L'infermiera patteggia 16 mesi

La caposala Anna Vasciminno, 56 anni, dipendente dell'Asl To4, in forza all'ospedale di Ciriè ed ex consigliere comunale di maggioranza nel gruppo «Più Cirié per Devietti» ha patteggiato un anno e quattro mesi. Con la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione per anni 5. Concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena anche con riferimento alle pene accessorie.
Anna Vasciminno era stata coinvolta nella vicenda in quanto era nella commissione che doveva valutare i camici chirurgici sterili monouso proposti dalle aziende del settore a quella sanitaria locale. Secondo l'accusa l'infermiera ciriacese avrebbe comunicato e pilotato informazioni utili per favorirne una in particolare, ricevendo in cambio (insieme ad altre due colleghe che avrebbero contribuito alla “fuga di notizie” alla base dell'accusa di turbativa d'asta), un paio di orecchini, valore 200 euro, a Natale di 3 anni fa. Poi ritrovati nella sua abitazione durante la perquisizione dei militari. Ad alcuni degli imputati era stato pure sequestrato il telefonino dagli uomini delle Fiamme Gialle.
Insomma, secondo gli inquirenti la donna – coordinatrice infermieristica in forza al blocco operatorio centrale (difesa dagli avvocati Luigi Chiappero ed Enrico Cairo ) , insieme agli altri colleghi, avrebbe favorito un’impresa attribuendole punteggi elevati, in cambio di oggetti preziosi.
Come detto quasi tutti gli indagati dell'inchiesta Molosso (tra rappresentanti dell'azienda fornitrice, sanitari e amministrativi coinvolti), senza di fatto arrivare al processo, hanno pertanto patteggiato condanne che oscillano tra un minimo di sei mesi a un massimo di due anni.
Nell’autunno 2021 la giudice Rosanna Croce aveva condannato i primi imputati che, anche loro, avevano scelto il rito abbreviato. Ovvero: Francesco Ceravolo e Valentino Marchesan dell’Asl Città di Torino e Loredana Miglietta dell’Asl To4 condannati a un anno e 2 mesi di reclusione per turbativa d’asta. Condannato anche l’Oss Antonio Aurilia a due anni e sei mesi per corruzione.
La vicenda, inevitabilmente, aveva diviso la cittadina ciriacese tra colpevolisti e innocentisti. Sino all’epilogo dei giorni scorsi.

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