Rapina, lesioni ed estorsione: così terrorizzavano la movida
Cocaina, botte, sequestri di persona e aggressioni anche senza motivo: quattro balordi senza scrupoli arrestati dai carabinieri
Arrestati per rapina, lesioni aggravate ed estorsione. E' finita in manette una banda di delinquenti senza scrupoli che picchiavano, rapinavano ed estorcevano denaro sotto la minaccia di gravi conseguenze. E chi non poteva pagare veniva costretto a spacciare per ripagare i... "debiti".
Quattro in manette
Sono quattro i balordi finiti in manette nel corso dell'operazione messa a segno lunedì 16 novembre 2020 all'alba dai carabinieri della Compagnia di Moncalieri (To). Si tratta di gente veramente da evitare, il cui capobanda vanta anche numerosi precedenti penali: Daniel Mitic, 31 anni di Beinasco; quindi Manuel D, 31 anni; Daniele G., 24 anni; e infine Nicola P., 31 anni. E' stato un blitz di prim'ordine, attuato con l'impiego anche di elicotteri (Nucleo di Volpiano) e della squadra cinofila sempre di Volpiano per trovare eventuali "scorte" di sostanza stupefacente. Parte dell'attività criminosa, infatti, verteva proprio sullo smercio di droga (cocaina per lo più). Ma non solo. Un secondo "filone comportamentale" della banda riguarda invece le azioni violente fine a se stesse, che hanno causato più di una volta ferimenti e lesioni aggravate. I capi d'accusa sono infatti rapina, lesioni ed estorsione.
Come Arancia Meccanica
Tutto parte da una denuncia presentata, nel dicembre 2019, da un italiano di 32 anni, che era stato sequestrato e caricato su una macchina fuori da una discoteca da questi balordi. Volevano "arruolarlo" a forza per fargli fare le cose più rischiose nella loro attività criminosa. Il malcapitato, nell’occasione, riuscì a stento a liberarsi e a scappare, ma dovette buttarsi giù dalla macchina in corsa! Roba da film thriller, invece era tutto vero. Le successive indagini condotte dai Carabinieri agli ordini del maggiore Marco D'Aleo hanno consentito di appurare che i quattro appartenenti al gruppo criminale gestivano una florida attività di spaccio. Soprattutto presso alcuni locali pubblici di Torino e provincia. E soprattutto cocaina, la pericolosa droga pesante che troppo spesso accompagna le nottate della "movida". Fatto sta che i cosiddetti "clienti" che magari non potevano pagare la droga o avevano debiti con gli spacciatori, venivano arruolati a forza con il compito di spacciare in nome e per conto.
La "rivalsa sociale"
Ma a far specie nel modus operandi è soprattutto il secondo aspetto, quello della cosiddetta rivalsa sociale. Quando arrivavano in un locale, i quattro erano già subito alla ricerca di una... "preda". Una volta individuato il soggetto, solitamente un ragazzo o un uomo benestante a giudicare dall'auto che guidava, lo avvicinavano. E inizialmente fingendo cordialità, quindi via via cambiando sempre più atteggiamento, lo costringevano e seguirli fuori dal locale. Qui poteva accadere di tutto: dalle botte senza ragione (schiaffi, pugni e calci) al furto del telefono e dei soldi in contanti, fino al... "sequestro" della macchina. Quindi, se uno arrivava in quella discoteca ed aveva la sfortuna di avere una bella auto e di incappare nella serata sbagliata, iniziava l'incubo. "Una delle vittime della banda - rivela il maggiore D'Aleo - ha addirittura dovuto cambiare città, fuggire e trasferirsi in incognito perché non lo facevano più vivere".
Umiliazioni e violenze
Una delle fattispecie che si ripetevano più spesso era quella dell'umiliazione in pubblico. Avvicinato il soggetto "prescelto" i quattro lo strattonavano e minacciavano lì al bar o in discoteca. Il tutto per provocarne una reazione e quindi dare il via al massacro di botte. Se la vittima non reagiva, perché impaurita o poco avvezza alla difesa personale, il "gioco" si faceva sempre più duro. Una volta hanno violentemente aggredito un giovane (all’interno di un bar ed alla presenza di ragazzi e ragazze della sua compagnia) gli hanno versato una coca-cola sulla giacca dicendogli “Non vali niente, vali meno di questa". Ma non era ancora finita: sotto minaccia di pesanti aggressioni fisiche lo hanno sequestrato, picchiandolo senza pietà. Infine lo costringevano anche a spacciare per loro conto in alcuni locali pubblici della provincia di Torino. Per tale ragione, pur risultando indagato (d’ufficio) per alcuni episodi di spaccio, il Giudice sta valutando per lui la possibile applicazione di una causa di giustificazione del reato che gli permetterebbe, nel caso, di sanare gli illeciti commessi sotto minaccia. Ora i quattro sono in carcere a Torino in attesa di giudizio con l'accusa di rapina, lesioni ed estorsione.
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