Operata al cuore: profuga ucraina salvata dai medici delle Molinette
Affetta da stenosi aortica severa è stata salvata grazie ad un intervento di cardiologia mini-invasiva TAVI
Salvata una donna anestesista profuga ucraina grazie ad un intervento di cardiologia mini-invasiva TAVI, presso l'ospedale Molinette di Torino.
Profuga ucraina salvata dai medici delle Molinette
Nei giorni scorsi una donna anestesista profuga ucraina di 86 anni è stata salvata grazie ad un intervento di cardiologia mini-invasiva TAVI, presso l'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.
Fuggita dalla propria terra
Abbandonare il proprio Paese in guerra, lasciare alle proprie spalle solo macerie e distruzione per ritrovare la famiglia e la salute in Piemonte. Questo è quanto è successo ad una donna di 86 anni, medico anestesista ucraino in pensione che, dopo aver visto distruggere la propria casa, è fuggita dalla propria terra e, attraverso un lungo viaggio dall’Ucraina all’Italia, ha potuto riabbracciare i propri cari residenti in Piemonte.
La diagnosi e l'intervento
All’arrivo, nello scorso autunno, tuttavia è apparso subito chiaro che le sue condizioni di salute non erano buone. I primi accertamenti e quindi la diagnosi di stenosi aortica severa, una patologia molto diffusa nella popolazione anziana che, se non trattata, ha un’alta mortalità.
Grazie all’accesso al Servizio Sanitario Nazionale, garantito ai profughi ucraini, la paziente è stata sottoposta con successo alla sostituzione percutanea della valvola aortica. L’intervento, chiamato TAVI, consiste nell’impianto mini-invasivo, a paziente sveglio, di una protesi valvolare biologica in sostituzione della valvola malata.
L’intervento è stato eseguito dall’équipe del professor Mauro Rinaldi (Direttore della Cardiochirurgia) e del professor Gaetano De Ferrari (Direttore della Cardiologia universitaria), dal dottor Federico Conrotto, dal dottor Michele La Torre e dal dottor Pierluigi Omedè, presso l'ospedale Molinette di Torino.
Pienamente riuscito, l’intervento ha permesso alla paziente di essere dimessa dopo soli tre giorni.
“Un bell’esempio di buona sanità, a dimostrazione delle ottime capacità organizzative del nostro Sistema sanitario regionale” sottolineano insieme il professor Rinaldi ed il professor De Ferrari.