Maxi-operazione contro la pedopornografia online, tra gli arrestati un prelato e un appartenente alle forze dell'ordine
L’operazione ha richiesto un meticoloso lavoro di infiltrazione all’interno delle reti virtuali utilizzate dagli utenti coinvolti
Operazione “La Croix” della Polizia Postale: maxi-blitz contro la pedopornografia online, 33 perquisizioni in tutta Italia. Tre le persone arrestate, tra cui un prelato e un appartenente alle forze dell'ordine.
Pedopornografia online
Nelle ultime ore, la Polizia di Stato, sotto la guida del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, ha avviato un'importante operazione su scala nazionale per contrastare la diffusione di materiale pedopornografico online. L’operazione, denominata “La Croix”, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino e ha portato all’esecuzione di 33 decreti di perquisizione in diverse città italiane, che hanno riguardato anche 10 minorenni.
Le indagini
L'indagine, iniziata oltre sei mesi fa, è stata condotta dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino. Gli investigatori, anche grazie ad operazioni sotto copertura, sono riusciti a identificare numerosi individui coinvolti nella distribuzione e promozione di contenuti illeciti realizzati attraverso lo sfruttamento sessuale di minori.
Il "giustiziere virtuale"
Al centro dell'inchiesta vi è un utente che, pur essendo coinvolto nella ricerca di materiale pedopornografico, svolgeva il ruolo di un improbabile "giustiziere". Quest'ultimo, infatti, condivideva nei gruppi chiusi online informazioni e tracce digitali raccolte durante le sue interazioni con altre identità virtuali. Questo comportamento ha consentito agli inquirenti di approfondire le indagini e risalire agli altri soggetti implicati.
Nel video sottostante l'operazione spiegata dal primo dirigente Assunta Esposito:
Chat segrete
Le comunicazioni tra gli utenti avvenivano tramite chat segrete su Telegram, utilizzando un linguaggio in codice per mantenere l'anonimato e verificare la reciproca partecipazione a contenuti legati all’abuso sessuale. I partecipanti disponevano di materiale illegale di diversa natura, tra cui video che mostravano anche veri e propri atti di violenza sessuale.
33 utenti coinvolti
L’operazione ha richiesto un meticoloso lavoro di infiltrazione all’interno delle reti virtuali utilizzate dagli utenti coinvolti. Grazie a un accurato monitoraggio delle tracce informatiche lasciate durante le interazioni online, gli investigatori sono riusciti a risalire all’identità di 33 sospettati.
L’esecuzione dei decreti di perquisizione ha coinvolto le sedi della Polizia Postale di Roma, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Palermo, Catania, Bari, Venezia e Trieste, in un'operazione congiunta che ha coperto gran parte del territorio nazionale.
Arrestati un sacerdote e un appartenente alle forze dell'ordine
Tra le persone coinvolte, si trovano individui di ogni età, provenienza geografica e posizione lavorativa: professionisti, operai e studenti. In particolare, tra gli arrestati, residenti nel milanese, cagliaritano e beneventano, figurano un appartenente alle forze dell’ordine e un prelato.
Il coinvolgimento di giovani e giovanissimi in questi crimini è un aspetto allarmante dell’indagine. Questo fenomeno sembra essere facilitato dalla crescente familiarità delle nuove generazioni con le tecnologie, in particolare con le piattaforme di condivisione peer-to-peer. Proprio per questo, la Polizia Postale ha sottolineato l’importanza di intensificare gli sforzi sul piano della prevenzione, per arginare il pericoloso fenomeno della dipendenza dalle tecnologie digitali e dalla ricerca di contenuti illeciti online.
Sequestri e indagini in corso
Durante le perquisizioni, sono stati sequestrati diversi dispositivi elettronici, tra cui telefoni cellulari, tablet, hard disk, chiavette USB e computer, oltre a profili email e account sui social media utilizzati dagli indagati per scambiare il materiale illegale. In molti casi, è stato trovato un ingente quantitativo di contenuti pedopornografici archiviati nei dispositivi sequestrati, che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi.
Le indagini sono tuttora in corso e i soggetti coinvolti rimangono indagati, quindi da considerarsi innocenti fino a eventuale condanna definitiva, in linea con il principio di presunzione di innocenza.