Chiomonte

Mara Favro: non sono sue le tracce biologiche nell'auto del collega pizzaiolo. E intanto Milione si sfoga in tv

La Punto conterrebbe tracce di Dna di diverse persone, ma non quelle della 51enne che lavorava in una pizzeria di Chiomonte

Mara Favro: non sono sue le tracce biologiche nell'auto del collega pizzaiolo. E intanto Milione si sfoga in tv
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La trasmissione Chi l'ha visto? in onda su Rai 3 ieri sera, mercoledì 2 ottobre 2024, ha dedicato un servizio al caso della scomparsa di Mara Favro, la 51enne madre di una bimba di 9, di cui non si hanno più notizie dalla notte del 7 marzo 2024 quando finisce il turno come cameriera nella pizzeria Don Ciccio di Chiomonte.

Sono ormai 6 mesi che le indagini cercano di ricostruire cosa sia successo alla donna da quel momento in poi. Fin da subito per i famigliari è certa una cosa: non è un allontanamento volontario.

Mara Favro, 51 anni, è sparita da Chiomonte tra il 7 e l'8 marzo 2024

A luglio si è svolto un accertamento tecnico irripetibile sull'auto Fiat Punto disposto dal procuratore aggiunto Cesare Parodi della procura di Torino che ha aperto un'inchiesta per omicidio e occultamento di cadavere.

Sull'auto i Ris avrebbero dovuto trovare tracce della presenza di Mara e del pizzaiolo: e invece, colpo di scena, niente.

La versione di Milione e quella di Esposto

L'auto sarebbe quella usata dal pizzaiolo Cosimo Esposto per accompagnare la collega Mara al pub Excalibur a Susa.

Questo però lo dice Vincenzo/Luca Milione, che sostiene di aver visto Mara salire sulla Punto e partire insieme a Esposto.

Secondo il pizzaiolo invece:

“Non ho accompagnato nessuno perché la signora Mara è venuta a lavorare con la sua macchina. Finito il turno dovevo andare anche io a Susa e lei mi ha dato un passaggio".

Stiamo parlando per altro di una vettura non di proprietà di Esposto, ma del marito (di origini sudamericane) di una ex collega del pizzaiolo, che gliel'avrebbe prestata.

Dettagli forse inutili a questo punto, se la Favro non è mai salita sul mezzo, a meno che... pur essendo salita, è possibile che non abbia lasciato tracce biologiche?

Un dettaglio che dovrà essere a lungo soppesato dal Giudice per le indagini preliminari... che nel registro degli indagati ha inserito, ricordiamolo, sia Milione che Esposto.

Al di là delle versioni discordanti, la donna sarebbe poi tornata in pizzeria, una volta accortasi di aver dimenticato le chiavi di casa: avrebbe trovato un passaggio da un camionista per tornare al Don Ciccio, avrebbe detto al datore di lavoro - che nel frattempo le proponeva di dormire in una camera sopra la pizzeria - di voler assolutamente tornare a casa, incamminandosi da sola nel buio (anche perché Milione non l'avrebbe potuta accompagnare, anche volendo, essendo sotto sorveglianza dei carabinieri a causa di passati guai con la legge e impossibilitato ad abbandonare la pizzeria nottetempo).

I risultati dell'analisi sulla Punto

La notizia è che non sono di Mara le tracce biologiche trovate nel baule della Fiat Punto rossa che la 51enne avrebbe usato per tornare a casa la sera della sua scomparsa, lo scorso 8 marzo.

La Punto, che è stata sequestrata dagli inquirenti per accertamenti, conterrebbe tracce di Dna di diverse persone, ma non quelle della 51enne, gli inquirenti a questo punto si chiedono se Mara sia davvero salita su quell'auto.

I risultati delle analisi del DNA sulle tracce biologiche trovate sulla Punto non confermano che Mara sia effettivamente salita sull'auto

Ieri, Federica Sciarelli ha commentato la notizia in diretta con Vincenzo Milione, detto Luca, gestore della pizzeria dove Mara è stata vista per l'ultima volta, in collegamento con Ivan Bacchi dalla sua pizzeria.

Milione ha ribadito più volte la presenza di Mara su quella macchina insieme al pizzaiolo Cosimo.

Secondo il titolare della pizzeria, l'auto sarebbe sicuramente stata sottoposta a pulizia in quanto il pizzaiolo era "molto preciso sulla pulizia della macchina".

Perseguitato dall'inizio di questa storia

Vincenzo Milione ha voluto prendere parola per raccontare il suo stato d'animo negli ultimi mesi:

"Io mi sento un perseguitato. Ogni giorno è un ostacolo: sto cercando di riaprire il locale, molte ditte ci hanno fatto un preventivo ma poi si sono rifiutate di eseguire il lavoro per ‘etica'. Forse finalmente riusciamo a riaprire la pizzeria, ma tutto è molto più difficile.

Io ho dato tante informazioni a questa trasmissione. Se non avessi voluto far sapere di un eventuale coinvolgimento, avrei detto di non averla rivista, invece tutti i dettagli che ho dato corrispondono alla verità. Quello che mi dispiace è che per questa vicenda io ho perso la mia famiglia."

La disponibilità di Vincenzo Milione è stata riconosciuta da Federica Sciarelli nel corso del collegamento ed ha avuto un'ulteriore conferma a inizio puntata quando Milione ha commentato il tentativo di un telespettatore di decodificare una fotografia che Mara avrebbe mandato ad alcuni suoi contatti, compresa la figlia, prima di sparire nel nulla.

Nell'immagine molto scura, un selfie in cui la donna sembra fare una smorfia, si intravvede un riflesso rettangolare rosso riconosciuto dal telespettatore come il riflesso di un vaso presente nell'atrio della pizzeria Don Ciccio.

Lo strano selfie fatto da Mara poco prima di sparire

Un video girato dallo stesso Vincenzo Milione ha però smentito questa ipotesi mostrando che il punto dove è presente il vaso è costantemente illuminato da una lampada del locale e dai lampioni presenti fuori.

Il video girato da Vincenzo Milione dimostra oltre la presenza dei lampioni accesi in prossimità del locale, anche quella di una lampada interna costantemente accesa

I guai con la giustizia di Milione ed Esposto

Per la cronaca, Vincenzo Milione ha avuto guai con la giustizia per sfruttamento di prostituzione, riduzione in schiavitù e traffico di droga.
Reati per i quali Milione ha alle spalle dieci anni di carcere inflitti dalla corte di appello di Cagliari per associazione a delinquere "con il ruolo di partecipe e lo stabile inserimento in un’organizzazione finalizzata a commettere delitti di riduzione in schiavitù e in materia di prostituzione".

Per i giudici l’uomo era il collegamento con la mala albanese in un sistema che poteva comprare ragazze in Romania ed Ungheria corrompendo funzionari per fare avere loro permessi di soggiorno. Giovani che poi, una volta sbarcate in Italia, volavano ad Olbia per esser vendute come schiave del sesso.

Ma anche Cosimo Esposto ha avuto in precedenza guai con la Giustizia. Nel 2013 è stato arrestato per lesioni aggravate dopo aver aggredito un coetaneo sul luogo di lavoro con una spranga di ferro per futili motivi.

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